L’Arte che verrà
Classici, riscoperte e nuove tendenze. Il contemporaneo a Punta della Dogana Un anno di grandi mostre veneziane. Attesa per la Biennale di Rugoff e per le celebrazioni di Leonardo . Retrospettiva di Burri
Dal genio leonardesco ai vedutisti settecenteschi, dalla rivoluzione delle forme di Jean Arp alla forza della materia di Alberto Burri e alle «cancellature» di Emilio Isgrò, dalle iconiche figure capovolte di Georg Baselitz all’energia di rottura di Arshile Gorky, dalle sinfonie di colori di Adrian Ghenie alle manipolazioni del tangibile di Luc Tuymans o alla critica sociale degli scatti anticonvenzionali di Letizia Battaglia. «L’arte è questo: scappare dalla normalità che ti vuole mangiare». La citazione dello scrittore Stefano Benni riassume il filo rosso che lega i protagonisti dell’anno di mostre a Venezia, un intenso 2019 con la città lagunare al centro della scena italiana e internazionale grazie a un variegato carnet che accompagna l’attesa Biennale, evento clou della stagione espositiva. Curata da Ralph Rugoff, la 58esima Esposizione Internazionale d’Arte - dall’11 maggio al 24 novembre ai Giardini, all’Arsenale e in vari luoghi cittadini - s’intitola «May You Live in Interesting Times», un’espressione inglese, a lungo erroneamente attribuita a un’antica maledizione cinese, che evoca periodi di incertezza e crisi: «tempi interessanti» appunto, come quelli che stiamo vivendo.
L’anno parte nel segno di «Corrado Balest 1923-2016» alla Fondazione Ugo e Olga Levi (19 gennaio-24 marzo), 70 lavori dagli esordi figurativi alle opere d’impronta astratta. S’intitola «4444 Acqua e Fuoco» il progetto degli scultori Toni Venzo e Marco Martalar a Ca’ Rezzonico (25 gennaio-1 aprile) e Palazzo Ferro Fini (22 gennaio-1 aprile) che racconta il legame con le proprie radici e la terra di appartenenza: l’Altopiano dei Sette Comuni e la Valle del Brenta. Due territori uniti dai 4444 scalini della Calà del Sasso, gradinata naturale più lunga d’Italia. È un «territorio interiore», un universo intrecciato sensibile e immaginario quello dei «Labirinti» e dei «Teatri» di Giovanni Soccol, a Ca’ Pesaro con «Presenza-Assenza» (26 gennaio-22 aprile). Lo stesso museo ospiterà, dall’8 maggio al 22 settembre, la prima retrospettiva italiana del maestro statunitense dell’espressionismo astratto Gorky (1904-1948). A fine gennaio al via la programmazione della Collezione Peggy Guggenheim con «Dal Gesto alla Forma. Arte europea e americana del dopoguerra nella Collezione Schulhof» (26 gennaio-18 marzo), per vedere nel complesso lo straordinario lascito dei coniugi Schulhof di 80 opere, da Fontana a Rothko. A seguire: «La natura di Arp» (13 aprile-2 settembre) propone una rilettura della produzione del Dada (1886-1966); «Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa» (21 settembre27 gennaio 2020) celebrerà la vita veneziana della mecenate attraverso le sue passioni artistiche.
Un tuffo nel Settecento a Carnevale con «Canaletto e
Venezia» (23 febbraio-9 giugno) a Palazzo Ducale, ripercorrendo l’intero secolo da Tiepolo a Canova, per poi tornare alla contemporaneità a marzo. La Casa dei Tre Oci accoglie l’antologica «Letizia Battaglia. Fotografia come scelta di vita» (21 marzo-18 agosto), che presenta 200 immagini, molte inedite. S’inaugurerà il 23 marzo con un’installazione dell’artista americana Joan Jonas (1936) l’Ocean Space a cura di TBA21-Academy, nuova hub per la ricerca transdisciplinare sugli oceani con sede nella Chiesa di San Lorenzo. Mentre due sono le nuove proposte della Pinault Collection dal 24 marzo: rubando il titolo all’omonima opera di Carol Rama, la collettiva «Luogo e Segni» (fino al 15 dicembre) a Punta della Dogana; «La Pelle» (fino al 6 gennaio 2020) del belga Luc Tuymans (1958) a Palazzo Grassi. A marzo al via pure il palinsesto delle esposizioni targate Fondazione Giorgio Cini con la prima delle due mostre de «Le Stanze del Vetro» dedicata a Maurice Marinot (1882-1960), l’artista francese che ha posto le basi del vetro moderno e contemporaneo (25 marzo-28 luglio). In autunno «Thomas Stearns alla Venini» (9 settembre-6 gennaio 2020) racconterà l’esperienza muranese dell’americano con pezzi davvero unici.
Con l’apertura stagionale della Galleria di Palazzo Cini a San Vio (19 aprile-18 novembre) arriva - al secondo piano della casa-museo - la personale del rumeno Adrian Ghenie, dalle quotazioni ormai alle stelle. Tra le esposizioni più importanti dell’anno - dal 10 maggio al 28 luglio, Ala Napoleonica della Cini - c’è la retrospettiva dedicata a Burri (1915-1995): del maestro dell’Informale vedremo 50 opere a segnare le tappe del suo «materico» percorso. Negli stessi spazi a seguire l’omaggio a Emilio Isgrò (29 agosto24 novembre).
Aprile ha una superstar assoluta. Nel cinquecentenario della morte, alle Gallerie dell’Accademia «Leonardo da Vinci. L’uomo è modello del mondo» (19 aprile-14 luglio), avrà al centro tutti i 25 disegni leonardeschi della raccolta grafica della pinacoteca, tra cui spicca, naturalmente, il celeberrimo Uomo vitruviano, ma pure capolavori dipinti come la Madonna Litta dall’Ermitage di San Pietroburgo. In concomitanza dell’apertura della Biennale, alle Gallerie anche la monografica di Georg Baselitz (6 maggio-8 settembre), curata da Kosme de Barañano, che cavalcherà l’intera parabola creativa del tedesco (classe 1938). Alla Fondazione Querini Stampalia, invece, «Dire il tempo» (6 maggio-settembre) combina le riflessioni di Roman Opalka e Mariateresa Sartori. Infine, nell’intera città, tutte le declinazioni del vetro con «The Venice Glass Week» (7-15 settembre).
Alla Guggenheim la collezione Schulhof, con i grandi dell’arte americana del secondo Dopoguerra