Si sblocca la trattativa sulla sanità
Cade il veto del ministro M5S. Zaia: «Nessun patto annacquato»
L’ostacolo più grande, il «no» opposto in una lettera spedita alla collega responsabile degli Affari regionali Erika Stefani (Lega) il 6 dicembre scorso dal ministro della Salute, Giulia Grillo (M5S), pare superato. Le due rappresentanti del governo giallo-verde si sono incontrate ieri e i timori di incappare in profili di incostituzionalità espressi il mese scorso dalla Grillo sembrano essersi dissolti, perciò ora può passare anche per la sanità la strada verso l’autonomia imboccata da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Un passo avanti decisivo, poiché l’unico tavolo di confronto fra le tre giunte interessate e Palazzo Chigi non ancora avviato era proprio quello della sanità, capitolo che assorbe due terzi dei bilanci regionali. La prossima settimana si terrà il primo vertice fra le rispettive delegazioni ed è risultato strategico il ruolo giocato dal costituzionalista e docente dell’Università di Padova interpellato da Palazzo Balbi, Mario Bertolissi, che ha spazzato via ogni dubbio di illegittimità. «Non esiste alcuna incertezza in merito — assicura — e poi si è creato un coordinamento perfetto e mai visto con Lombardia ed Emilia. E’ stata riconosciuta la leadership del Veneto, apripista, ma è dell’impegno comune che potranno usufruire le altre Regioni».
«Il lavoro sulle autonomie con il ministro Stefani va avanti in un clima di massima collaborazione», ha twittato la Grillo. Che a latere spiega: «Mai avute pregiudiziali politiche contro il Veneto, solo qualche appunto sul testo presentato per metterlo al riparo da eventuali ricorsi alla Corte Costituzionale. Le richieste avanzate sono giustificate e comprensibili, ma sussistono ampi margini di miglioramento, da raggiungere in tempi brevi. Nelle prossime settimane sarà possibile concretizzare la parte sulla sanità». Posta invece su Facebook il ministro Stefani: «Grazie Giulia. Massima collaborazione per fare il miglior lavoro possibile a servizio delle Regioni». Tra le due, la prudenza del governatore veneto Luca Zaia: «Resto un inguaribile ottimista. Non mi aspettavo un processo facile per un percorso che vale come una riforma costituzionale e sono abituato alla battaglia. Attendo con ansia la proposta che mi farà il governo: se sarà annacquata, l’ho già detto, non la firmerò».
Entrando nel dettaglio, la responsabile della Salute ha accolto le richieste di Zaia e dei colleghi Attilio Fontana (Lombardia) e Stefano Bonaccini (Emilia) di: superare, solo per le giunte in equilibrio di bilancio, il tetto al personale sanitario imposto sulla base della spesa 2004 meno l’1,4% dal governo Berlusconi nel 2009 («questo blocco delle assunzioni ha svuotato le piante organiche e va rimosso: sono sicura che troveremo l’intesa nei prossimi mesi»); concedere maggiori spazi di manovra nell’ambito dell’organizzazione sanitaria, già delegata alle Regioni; erogare l’8% del miliardo di euro del Fondo nazionale dedicato all’edilizia sanitaria. Per il Veneto significherebbe ricevere 80 milioni di euro l’anno.
Freno a mano e discussione in corso invece sulla domanda delle tre Regioni di procedere con provvedimenti sostitutivi propri — vista l’inesistenza di decreti attuativi da parte del ministero — per l’aggiornamento dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sull’equivalenza dei farmaci generici con i «griffati», approvata nel 2012. Uno stop che impedisce cospicui risparmi sulla spesa farmaceutica. Il ministro Grillo sarebbe infine contraria all’assunzione diretta dei neolaureati in Medicina per specializzarli direttamente in ospedale e contrastare così la carenza di camici bianchi in corsia. Ma solo perchè decisa a risolvere il problema a livello nazionale: «Siamo lavorando alla riforma del sistema di formazione che faccia passare il medico direttamente dalla laurea alla specializzazione, come avviene in tutta Europa», ha dichiarato. Un’ulteriore riflessione è stata avviata con il ministro Stefani sulla mobilità, ovvero sui pellegrinaggi dei malati dal Sud al Nord alla ricerca della migliore assistenza. «Vanno introdotti correttivi sulla mobilità passiva, in modo che non sia un incentivo per le Regioni del Sud a fare peggio», il pensiero della Grillo. Che aggiunge: «Nel nuovo Patto per la Salute stiamo disegnando un sistema virtuoso per cui le Regioni con una capacità gestionale più avanzata come Lombardia, Veneto o Toscana aiutino quelle in difficoltà».
Giulia Grillo Il testo va migliorato, lo faremo nelle prossime settimane
Erika Stefani Impegno comune per il bene di tutte le Regioni