I passaporti a rilento, allarme della Curia «Missioni a rischio»
La Curia: «Il problema c’è, anche per chi arriva: fino a sei mesi per un documento»
Che il sito sia online o – come spesso accade in questi giorni – risulti «down», ossia inaccessibile, poco cambia. Una volta entrati, registrati con le proprie credenziali (basta ricordarsi il codice fiscale) è impossibile avere un appuntamento. La schermata parla chiara, sotto la voce «disponibilità» compare un secco «no». Il 2019 si è aperto con le difficoltà, già registrate nel corso dell’anno precedente, per chi chiede un nuovo passaporto, oppure il rinnovo di quelli vecchi.
Ai problemi di sempre (aumento delle richieste, cinquemila in più ogni anno) e alla carenza di personale dedicato in questura, si sono aggiunte le difficoltà derivate dal debutto dell’agenda online. Presentata a ottobre nella maggior parte delle questure italiane, avrebbe dovuto velocizzare i tempi necessari per una delle pratiche più lente. Invece i buoni propositi hanno cozzato contro le difficoltà che la pubblica amministrazione sovente si ritrova ad affrontare nel passaggio al digitale. Dagli uffici di lungadige Galtarossa la conferma è proprio questa: si tratta di un problema «centralizzato», condiviso anche da altre questure. La buona notizia è che verrà risolto, quella un po’ meno buona che occorrerà aspettare ancora un po’: fino al 4 febbraio.
Intanto come si fa? Mentre si smaltiscono gli appuntamenti presi in passato, il personale dedicato della questura prende in carico ogni giorno alcune persone che hanno bisogno del passaporto con estrema urgenza. Certo, bisogna saperlo e bisogna prepararsi a recarsi allo sportello di prima mattina, attorno alle 7. È la soluzione che è stata trovata anche da una serie di volontari in partenza per l’Africa. Il periodo di inizio anno coincide con il rinnovo di diverse missioni. Se i «veterani» ormai sono abituati a mettere in conto anche i problemi burocratici, diversi medici, che operano con le Onlus, hanno scoperto all’ultimo questa difficoltà. Segnalazioni al riguardo sono arrivate all’ordine professionale, che poco ha potuto fare se non dare loro alcune «dritte» su come comportarsi. «Ci sono delle difficoltà oggettive per chi parte per la prima volta – conferma Alessandro Polli, dell’agenzia specializzata «Laboratorio dei Voli» che lavora con diverse sigle del terzo settore – ma molte realtà sono strutturate e sanno come affrontare gli imprevisti». Della situazione è informata anche la diocesi. «Sì, ci sono problematiche di questo genere – afferma don Giuseppe Mirandola, direttore del Centro missionario diocesano – ma non riguarda solo quanti partono ma anche chi… arriva. Sto parlando dei permessi di soggiorno per i sacerdoti che arrivano da Paesi extracomunitari: a volte dobbiamo aspettare anche sei mesi. È accaduto di recente con un cappellano dallo Sri Lanka».