Arena, botta e risposta su conti e consulenze
Il dg De Cesaris risponde ai sindacati
Nuovo botta-e-risposta tra i sindacati e i vertici della Fondazione lirica. In mattinata, Cgil, Uil e Cisal hanno lanciato un nuovo allarme, parlando di dialogo negato dai dirigenti (60 documenti sono stati inviati ai vertici dell’Ente, senza ottenere risposta), ribadendo che è in atto un tentativo di delegittimare il sindacato e chiedendo l’intervento della Regione e del governo («Il ministro Bonisoli finora non ci ha dato udienza»). Per Paolo Seghi (Cgil) «brilla l’assenza del sindaco, che raccoglie denaro, ma se il denaro viene amministrato male non porta benefici». Secondo Dario Carbone (Cisal) «la Fondazione si muove in tre direzioni negative: aumenta le consulenze, diminuisce le alzate di sipario e moltiplica le vertenze, per le quali esiste un fondo che blocca tra i 5 e i 6 milioni di euro». E per Ivano Zampolli (Uil) ha aggiunto che «la vecchia idea di trasformarci in qualcosa di diverso da una Fondazione, rischia di tornare in modo strisciante…».
Dal direttore generale, Gianfranco De Cesaris, una replica fatta di numeri: «Il fondo rischio vertenze – ha spiegato - è di 3 milioni dal 2017, era di 4 milioni nel 2016. E vale la pena di ricordare alcuni recentissimi pronunciamenti del giudice del lavoro che, in primo grado, ha dato ragione a Fondazione Arena su posizioni del corpo di ballo e circa una ventina di stabilizzazioni. Quanto alle consulenze, nel 2018 sono state per 419.924 euro, erano 410 mila nel 2017 e 472 mila nel 2016, ed i rappresentanti dei lavoratori farebbero bene ad essere meno approssimativi nelle informazioni che diffondono».
Nel pomeriggio, come detto, l’incontro in Regione, al termine del quale il consigliere veronese Stefano Casali si è detto «più che mai convinti che il rilancio debba in primis passare dalla valorizzazione di chi gli spettacoli li fa, mentre vorremmo capire se sia possibile risparmiare nella spese per la sovrabbondante dirigenza della Fondazione».
Casali Si risparmi sulle spese per la dirigenza, il rilancio passa per chi gli spettacoli li fa