L’Hellas riparte a Padova Pazzini guida l’attacco
A Padova la squadra di Grosso cerca punti pesanti per inseguire la serie A. Biancoscudati con l’ex Cherubin, nei gialloblù Faraoni in difesa e tridente: il «Pazzo» fa cento presenze
Continuare a scalare. Il Verona va a Padova in versione Reinhold Messner. Dicembre ha lasciato dietro di sé orme che, prima del risveglio dell’Hellas, sembravano più che sia miraggi dettati dalla condizione di apnea in cui erano caduti i gialloblù.
Invece, ecco tre vittorie e due pareggi, 11 punti e il ritorno nella zona buona della classifica. La rimonta resta tutta da completare, ma c’è un girone intero per andarsi a prendere i primi due posti della serie B, quelli che valgono la promozione diretta. Il via nel derby dell’Euganeo, quindi, con un Padova che è stato ribaltato in sede di mercato (con due innesti, Cherubin e Calvano, arrivati proprio dal Verona) e che, per queste ragioni, è più imprevedibile della biglia di un flipper impazzito. Fabio Grosso ha inviato un messaggio ai naviganti, chiarendo come l’ultimo posto dei biancoscudati sia uno specchietto per le allodole da cui non farsi trarre in inganno («Meritano più di quel che hanno, è una squadra con molte qualità») e non dimentica che, all’andata, il Padova rese faticosa la partita d’apertura al Verona, al Bentegodi. Hellas avanti con Almici, pari di Ravanelli dopo gran sofferenza, limata dagli aggiustamenti in corsa del tecnico che, con qualche sostituzione, raddrizzò il percorso, senza però riuscire a conquistare i tre punti.
Oggi come allora, sulla panchina del Padova c’è Pierpaolo Bisoli, richiamato in gran fretta dopo la breve parentesi, priva di fortuna e risultati, con Claudio Foscarini in panchina. Un’incognita di là, dunque, ma ad avere certezze deve essere l’Hellas, che non vince all’Euganeo dal 15 febbraio 2009, quando Luisito Campisi, con una pregevolezza dalla distanza, infilò il pallone dell’1-0 veronese. Questo è il passato, di lì in poi gli incroci con il Padova sono stati rari, per i diversi destini dei club. Uno 0-0 nel 2012, una sconfitta per 2-1 nel campionato successivo, con la beffa del gol subito all’ultimo secondo su una dormita della difesa, con l’enfant du pays Andrea Raimondi a battere Rafael. Grosso chiede conferme ai suoi giocatori, sconta le solite assenze (di Ragusa si sa, e anche di Crescenzi, che proverà a esserci con il Cosenza, tra otto giorni: non sarà facile) e, rispetto alla trasferta di fine 2018 a Foggia sarà privo di Lee Seung-woo, che è negli Emirati Arabi per la Coppa d’Asia con la Corea del Sud, di scena martedì negli ottavi con il Bahrein, mentre Andrea Danzi ha una caviglia ko e dovrà marcare visita.
L’ingaggio di Davide Faraoni ha, per altro verso, allargato le scelte per la difesa: per il terzino si prospetta l’immediato esordio, con Balkovec a sinistra, dietro, e Marrone in coppia con Dawidowicz in mezzo. Centrocampo comandato da Santiago Colombatto, poi testa a testa tra Gustafson ed Henderson per completare il terzetto in cui entrerà Mattia Zaccagni. Davanti il punto fermo si chiama Giampaolo Pazzini: a Padova il capitano raggiungerà le cento presenze in competizioni ufficiali con il Verona e l’ovvio obiettivo è festeggiare con altri gol, dopo i quattro messi a segno in 180’ tra Cittadella e Foggia. A fargli da corona ecco Ryder Matos, pure lui titolarissimo nella scacchiera di Grosso, mentre dal lato opposto il favorito è Karim Laribi (più staccato Karamoko Cisse), ma occhio alle quotazioni di Lubomir Tupta. Si ricomincia, finalmente, ora parla il campo.