Maxi multa da 3,2 milioni all’azienda che proponeva acquisti a piramide
Intervento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato
Lo slogan dell’incipit del video promozionale è di quelli accattivanti: «È meglio l’1% del lavoro di cento persone che il 100% del mio». Ed ecco la presentazione: «Siamo un intermediario moderno, portiamo i nostri clienti alle imprese partner del cashback world. Migliaia di persone oggi vivono di Lyconet e molti hanno già raggiunto l’indipendenza finanziaria». Del resto, il giro d’affari è davvero di quelli da capogiro se si considera che il fatturato presentato al 31 dicembre 2017, superava i 53 milioni di euro. Ma qualcosa, nelle pratiche realizzate dalla società Lyoness Italia Srl con sede a Verona non rispetterebbe il Codice del consumo se è vero che, nelle scorse settimane, l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, ha fatto scattare una maxi multa da 3,2 milioni di euro nei suoi confronti. Gli accertamenti scattati dopo numerose segnalazioni hanno verificato che «il sistema di promozione utilizzato dalla società per diffondere tra i consumatori una formula di acquisto di beni con cashback (ovvero con la restituzione di una percentuale del denaro speso presso gli esercenti convenzionati) è scorretto in quanto integra un sistema dalle caratteristiche piramidali, fattispecie annoverata dal Codice del Consumo tra le pratiche commerciali in ogni caso ingannevoli». Il guadagno realizzato grazie ai «buoni sconto» sugli acquisti effettuati (questo lecito) sarebbe un aspetto decisamente secondario rispetto al volume economico generato dal sistema che si basa fondamentalmente sul «reclutamento» di nuovi clienti. Per poter iniziare la carriera di Lyconet Premium Marketer, infatti, bisognerebbe versare una quota iniziale pari a 2.400 euro e garantire il reclutamento di nuovi consumatori.
E sarebbero proprio tali fee d’ingresso a generare i profitti: «La parte di gran lunga prevalente delle entrate - scrive l’Authority - non risulta da un’attività economica, bensì proprio dalle fee d’ingresso e dagli altri versamenti corrisposti dai consumatori». A guadagnarci, insomma, sarebbero in pochi. «Le evidenze acquisite indicano che i soggetti che effettivamente sono riusciti a conseguire posizioni rilevanti all’interno del sistema corrispondono allo 0,04% dei Lyconet: soltanto un numero esiguo di Lyconet - 31 su 67.016 operanti in Italia ha conseguito posizioni elevate all’interno del Sistema tali da rendere effettivamente profittevole l’attività svolta».I problemi sorgevano quando il «socio» provava a uscire dal sistema. «Alla pratica commerciale si accompagnano ostacoli che il professionista (la società, ndr) crea ai consumatori che vogliano esercitare il diritto di recesso» riporta il provvedimento. Pratiche commerciali scorrette e carenze in ordine alle informazioni normativamente previste: maximulta da 3,2 milioni.