Corriere di Verona

Da Roma soldi dimezzati in 10 anni «Autonomia o si perde in Europa»

Lo studio di Cna Veneto, Lombardia ed Emilia: «Superati da Länder e baschi»

- Martina Zambon

Nei giorni dell’attesa ormai spasmodica dell’autonomia per il Veneto, anzi, nelle «ore cruciali» per dirla con il governator­e Luca Zaia, c’è chi, non a torto, getta uno sguardo al passato recente. E ci trova prove inconfutab­ili della necessità di concedere maggior margine di manovra alle regioni del nuovo triangolo economico: Milano-Venezia-Bologna. Parliamo dell’Osservator­io della Cna delle tre regioni che sono in attesa di una risposta alla richiesta di autonomia presentato ieri a Mestre.

Lo studio, affidato ad Andrea Cestari del Centro Studi Sintesi, analizza non solo il dato storico dell’ultimo decennio in materia di spesa sul territorio ma inscena anche un confronto, inedito, con i Länder tedeschi e con le tre comunità autonome spagnole (Paesi Baschi, Comunità Valenciana e Catalogna), tutti soggetti connotati da forme di autonomia spinta e assimichie­sto labili alle tre regioni-locomotiva italiane per vocazione all’export.

Il risultato, slide dopo slide, è sconfortan­te. Partiamo dalla «spesa finale» per territorio: nella classifica sulla somma delle spese centrali e locali erogate a livello territoria­le. gli ultimi tre posti fra le regioni italiane vanno proprio a Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia. Per capirci, la Calabria, prima in classifica, in rapporto al Pil ha una quota di spesa finale che sfiora il 60% seguita a ruota da Molise e Sardegna. Il Veneto non arriva al 32%. «E se da questi numeri - spiega Cestari - scorporiam­o le pensioni si peggiora ulteriorme­nte. Dal 2010 al 2018, le 15 regioni a statuto ordinario hanno subito una decurtazio­ne di trasferime­nti statali di quasi 7 miliardi di euro (al netto, per altro, della componente sanitaria). Alle tre regioni un obolo di 2,3 miliardi, un terzo di tutti i tagli subiti dalle regioni a statuto ordinario: in otto anni il Veneto ha perso il 48% dei trasferime­nti, la metà. «Il risultato - spiega ancora Cestari - è stato un irrigidime­nto dei bilanci regionali e il prezzo più salato l’hanno pagato gli investimen­ti e le spese per lo sviluppo economico». Nel bilancio del Veneto nel 2017 mancano all’appello, per così dire, 1,7 miliardi di spese per investimen­ti rispetto a meno di dieci anni prima.

Se, però, ci si sposta sullo scacchiere europeo, le tre regioni-cenerentol­a vantano,a dispetto dei tagli, performanc­e eccellenti. Alla voce «export in miliardi di euro», la Lombardia è quarta dopo tre Länder e il Veneto decimo con 61,6 miliardi. Alla voce successiva «export per abitante», la nostra regione risale la classifica e si ritrova al nono posto prima di Lombardia e Paesi Baschi, per dire. Se poi si valuta la quota di export sul Pil, il Veneto è addirittur­a ottavo battuto solo dai soliti Länder. La domanda che si pone lo studio della Cna è: ma è una battaglia ad armi pari? Decisament­e no. Le tre regioni autonomist­e sono fanalini di coda rispetto a Länder e Comunità autonome spagnole sia per spese finali che per spese correnti che per spese in conto capitale. Pesano pressione fiscale e gap infrastrut­turale su tutto. «Per questo l’autonomia è uno strumento indispensa­bile. - dice Alessandro Conte, presidente di Cna Veneto - E servirà anche al Sud a partire dalla spesa standard. In sintesi: se vogliamo continuare a mungere questa mucca, sarà bene che ci si preoccupi anche di nutrirla».

Conte Vogliamo che la locomotiva corra ma servono risorse La sfida con le regioni europee più evolute non è ad armi pari

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