Nel paese del nuotatore tra rabbia e ammirazione «Ha reagito da eroe»
Serve la pena di morte, così si darebbe un messaggio a tutti i criminali Manuel deve sapere che ci sarà sempre qualcuno di noi a dargli una mano
È una mattina MORGANO (TREVISO) di un giorno infrasettimanale come tante altre lungo via Molino, la strada che da Morgano, comune del Trevigiano, porta al municipio di Badoere. A quest’ora, le strade sono vuote e la maggior parte delle persone è chiusa in azienda a lavorare. Bisogna aspettare mezzogiorno perché qualcuno si fermi a bere uno spritz al bar.
L’argomento è quello di cui parla mezza Italia: ciò che è accaduto a Manuel Mateo Bortuzzo, il diciannovenne che, partito proprio da questa piazza quattro mesi fa per andare a Roma a inseguire il sogno di diventare una stella del nuoto, è rimasto vittima di un’assurda sparatoria. Una notizia sconvolgente che divide gli abitanti di Morgano tra chi, con la furia delle parole, vorrebbe «vedere morti» gli assalitori e chi invece è rimasto sbalordito per il comportamento esemplare e le parole di speranza avute dai genitori di Manuel per il figlio, che ha subito una lesione midollare completa e che non potrà più camminare. L’idea che il suo sogno di diventare una stella del nuoto sia stato spezzato «per un errore di persona» è insopportabile per Maria, pensionata di Badoere, intenta a prendere la frutta al mercato. Senza giri di parole invoca la legge del taglione: «Sono dei criminali, dei delinquenti che girano per strada e ammazzano la gente. Dovrebbero pagare con la stessa moneta, perché se per il resto della vita Manuel dovrà restare in carrozzina, anche a loro dovrebbe succedere la stessa cosa». Le fa eco Gianni, pensionato anche lui: «Quei due devono marcire e morire in carcere». In paese c’è voglia di vendetta. Luigi, appena uscito dal suo ufficio, manifesta un profondo disgusto per i due autori della sparatoria. «Serve la pena di morte per quelli che hanno sparato, altrimenti così non si dà nessun segnale verso questi criminali che usano pistole come niente fosse».
Ma tra gli abitanti del piccolo comune non traspare solo ostilità per gli aggressori che vengono sempre e comunque condannati. In alcuni prevale lo stupore per la reazione avuta dai genitori di Manuel, in particolare dalla sobrietà del padre Franco e da come ha reagito lo stesso diciannovenne alla notizia che resterà paralizzato.
Severino, che risiede a Morgano da quando è nato, una sessantina d’anni fa: «Mi è sembrato incredibile sentire le parole del papà di Manuel alla radio l’altro giorno. Sta vivendo un’esperienza angosciante e riesce a mantenere lucidità, non perdendo la speranza di poter rivedere suo figlio camminare un giorno. Per me si tratta di eroi».
La famiglia è diventata suo malgrado un esempio di forza per l’intero comune. I vicini di casa di Manuel, in quella via Morer dove si staglia la villetta dei Bortuzzo, hanno iniziato a pensare a qualche iniziativa per manifestare il loro sostegno a Franco, alla moglie e ai figli quando da Roma rientreranno a Morgano. «Vogliamo fare un piccolo gesto di solidarietà per il ragazzo. Sono persone perbene, Manuel mi ricordo che passava spesso davanti casa mia, passeggiava col cane e andava a camminare in Ostiglia» dice Mario, che abita a pochi passi dalla villetta in cui risiede la famiglia Bortuzzo.
Non solo i vicini di casa, ma tutto il paese alla messa di domani sera manifesterà la sua vicinanza a Manuel, quando ci sarà un momento particolare di preghiera per il giovane e la sua famiglia.
Il motivo lo spiega don Mario Vanin, parroco del paese: «Anche se sta a Morgano da pochi anni, la famiglia deve sapere che l’intera comunità è stretta intorno a loro. Per questa assurda storia Manuel dovrà riprogettare tutta la sua vita, ma almeno sa che ci sarà sempre qualcuno di noi disposto ad aiutarlo».