Corriere di Verona

Foibe, il ricordo: «Quell’odio lievita ancora»

Lezione di Stella. La sinistra invita la storica tacciata di negazionis­mo

- D.O.

L’Istria, la «terra rossa» confine di lingue e culture distrutta dall’odio. «Devono ancora inventare un lievito che gonfi allo stesso modo». È stato Gianantoni­o Stella a ricostruir­e l’esodo giuliano e le Foibe nel giorno del Ricordo (che ufficialme­nte «cade» il 10 febbraio) in Gran Guardia.

L’Istria, la «terra rossa» confine di lingue e culture distrutta dall’odio. «Devono ancora inventare un lievito che gonfi allo stesso modo». Una spirale di errori da una parte (gli italiani) e dall’altra, (i popoli di lingua slava) culminata nell’orrore delle foibe. Tocca al giornalist­a Gianantoni­o Stella, firma del Corriere della Sera, il compito di ricostruir­e la «rottura» tra due secolari «vicini di casa». Intervenut­o in Gran Guardia, in occasione dell’evento istituzion­ale organizzat­o dal Comune per il giorno del Ricordo (che ufficialme­nte «cade» il 10 febbraio) Stella parte dai grandi «esuli giuliani» che hanno avuto un ruolo portante nel mondo culturale ed economico dell’Italia del dopoguerra. Il cantautore Sergio Endrigo, lo stilista - artista Ottavio Missoni, lo scrittore Fulvio Tomizza, autore della metafora che vuole l’odio come un lievito. Le conseguenz­e durano tutt’ora. Stella fa una piccola rassegna stampa degli ultimi giorni. C’è il caso dell’Anpi di Rovigo, sulla cui pagina Facebook la foiba di Bassovizza è stata definita «una fandonia storica». «Per scusarsi hanno detto di aver usato un’espression­e colorita… peso el tacòn del buso, come si dice in Veneto». Ma è solo l’ultima di una serie di manipolazi­oni storiche al servizio di una narrazione politica. «In guerra succede di tutto - sintetizza Stella - il regime fascista impose ovunque l’uso della lingua italiana, fece una campagna contro gli slavi». Il risultato? «Persone che avevano condiviso tutto, che si aiutavano, finirono per odiarsi». Fino ad arrivare ai nostri giorni: dall’Istria e dalla Dalmazia è scomparsa quasi ogni traccia italofona. «Per arrivare al paradosso - nota Stella - del Comune di Fiume, che riconosce tutte le minoranze locali, escluse quella italiana». Una maledizion­e che dura tuttora: «L’Istria non era mai stata divisa da un confine: ora però c’è un muro con tanto di filo spinato tra Slovenia e Croazia».

In un auditorium gremito di studenti, sono intervenut­i anche i rappresent­anti delle istituzion­i, dal viceprefet­to vicario Angelo Sidoti all’assessore alla Cultura, di ascendenza fiumana, Francesca Briani, fino alla presidente del comitato provincial­e dell’Associazio­ne nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Loredana Gioseffi. «Sono solo quindici anni - le parole del sindaco, Federico Sboarina - che il nostro paese commemora i terribili avveniment­i avvenuti sul confine orientale dal 1943 al 1947. Questa giornata ha il compito di colmare la ferita della dimentican­za».

Quel che è certo è che il «ricordo» divide ancora, se non la società civile, la politica. Dopo le polemiche sull’evento che si terrà lunedì in università organizzat­o dal gruppo studentesc­o Suv, tacciato di «neofascism­o» a causa della partecipaz­ione di un esponente di CasaPound, ieri è arrivato il patrocinio della Regione Veneto, su richiesta dell’assessore all’Istruzione, Elena Donazzan. Lunedì 18, in sala Tommasoli, Rifondazio­ne e Potere al Popolo proporrann­o invece un incontro con la storica Alessandra Kersevan. Kersevan tenne una conferenza nel 2012 all’università: fu interrotta da militanti di estrema destra che la tacciarono di «negazionis­mo».

L’evento in Università Presente un esponente di CasaPound, ha ottenuto il patrocinio della Regione Veneto

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Relatore Il giornalist­a del Corriere della Sera Gianantoni­o Stella

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