Cinque vescovi: «Prostitute, punire i clienti»
Al Tempio Votivo parla anche un «pentito»: «Giovani e belle, erano oggetti»
«Basta tergiversare, vanno puniti i clienti». Ancora una volta dalla stazione di Verona Porta Nuova che si leva il monito dei vescovi. Erano cinque, tra cui il patriarca Moraglia e il veronese Zenti.
«Basta tergiversare, vanno puniti i clienti». Ancora una volta dalla stazione di Verona Porta Nuova che si leva il monito dei vescovi. A cominciare dal patriarca Francesco Moraglia. Al suo fianco, i prelati di altre quattro diocesi. Il «padrone di casa», Giuseppe Zenti, Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza, Pierantonio Pavanello, di Adria Rovigo e Lauro Tisi, arcivescovo di Trento. Come lo scorso anno, hanno voluto parlare da vicino con donne e ragazze che, la sera, scendono sui marciapiedi, e pregare con loro. Un appuntamento che va oltre il simbolico, la veglia di preghiera che si svolge, su iniziativa della comunità Papa Giovanni XXIII nel giorno in cui si commemora santa Giuseppina Bakhita, la madre canossiana che da giovane fu vittima della tratta.
Il punto di partenza è una recente presa di posizione della Santa Sede che, in un documento ha preso posizione sul tema: «Gli stati dovrebbero criminalizzare chi approfitta della prostituzione o di altre forme di sfruttamento sessuale». Insomma, andare oltre gli sfruttatori e puntare a chi paga. Dentro al Tempio votivo, la chiesa a due passi da Porta Nuova, compare un uomo che era «uno di loro». All’ultimo momento sceglie di
Zenti Una piaga come la droga, con l’aggravante dello sfruttamento di esseri umani
mostrare la faccia (avrebbe dovuto parlare dietro a un paravento) e di presentarsi con il suo vero nome, Vincenzo. Racconta le sue avventure fatte di brevi incontri. «Erano donne romene e albanesi, bellissime, molto giovani. Di loro, ai clienti non importava nulla. Dovevano solo fare quello che chiedevamo». Chi paga, prosegue «non pensa nemmeno che possano essere vittime di tratta, le considera un’oggetto. Per loro sono obbligate a essere sottomesse psicologicamente». Affinché quanti si rivolgano alle prostitute si rendano conto di ciò che lo sfruttamento implica, è la conclusione del «pentito», «devono conoscere e capire. Un percorso riabilitativo è fondamentale. Sono favorevole alle sanzioni, alle multe, ma da sole non bastano. Per quanto mi riguarda, servirebbe il carcere per almeno sei mesi e un percorso di recupero in comunità. Per me è stato decisivo l’incontro con le vittime di tratta assieme alle unità di strada della Comunità di don Oreste Benzi. Mi ha aiutato a toccare con mano la mia vergogna».
È il messaggio che viene sposato anche dai vescovi del Triveneto. «Il nostro vuole essere un richiamo alla dignità umana - afferma monsignor Moraglia -. I clienti pensino a come starebbero se al posto della persona che incontrano ci fosse una donna a loro cara, come la madre e la sorella». «I cristiani si impegnino a fermare questo fenomeno in crescita - aggiunge il vescovo Zenti - è come una droga, ma con l’aggravante che si strumentalizza un essere umano». La speranza non manca: ieri sera, tra i fedeli, anche una prostituta che ha deciso proprio in questi giorni di abbandonare la strada.