Assunzione sospetta, Miozzi condannato «Ma sono innocente»
Un anno e mezzo per abuso d’ufficio. L’ex presidente provinciale: «Innocente». Atti al pm contro altri 3
Per Giovanni Miozzi l’assunzione di un privato presso la casa di riposo «Benedetto Albertini» si è tradotta nella sentenza di condanna a un anno e sei mesi per il reato di abuso d’ufficio: «Ma il sottoscritto - ha commentato l’ex presidente della Provincia nonché ex sindaco di Isola della Scala - ha sempre agito nel totale rispetto delle norme».
«Lo ribadisco ancora una volta: sono innocente, non ho commesso alcun reato e rimango sereno sull’esito finale di questo processo». Per Giovanni Miozzi, ieri, l’ormai datata (risale al 2007) assunzione di un privato presso la casa di riposo «Benedetto Albertini» si è tradotta nella sentenza di condanna a un anno e sei mesi per il reato di abuso d’ufficio: «Ma il sottoscritto ha commentato a caldo l’ex presidente della Provincia nonché ex sindaco di Isola della Scala - ha sempre agito nel totale rispetto delle norme e delle procedure di legge. Sono completamente estraneo ai fatti che mi vengono addebitati e tutto ciò emergerà durante il giudizio d’appello».
Quella sfociata 24 ore fa all’ex Mastino nel verdetto di primo grado, è stata proprio la contestata vicenda costata a Miozzi la prematura fine della sua promettente carriera politica: «Fare un passo indietro è stata una mia scelta, infatti ritengo che su nessuna figura istituzionale debbano gravare ombre giudiziarie di alcun tipo - ha precisato ieri Miozzi, con il suo solito garbo e senza sottrarsi alle domande -. Non ricandidarmi mi è dispiaciuto, certo, ma ho riscoperto i valori più autentici, gli affetti, la famiglia, mia figlia. Sono tornato a fare il geometra e, soprattutto, sono tranquillo perché convinto fino in fondo della bontà del mio operato, anche nel caso Ipab». A tale riguardo, ieri il Tribunale collegiale presieduto dal giudice Rita Caccamo (a latere i colleghi Silvia Isidori e Claudio Prota) ha «riqualificato il fatto nella violazione dell’articolo 323 del codice penale»: significa che, a carico di Miozzi, l’accusa è stata modificata da tentata concussione ad abuso d’ufficio. In particolare, si legge nel dispositivo scandito in aula e che verrà motivato entro 45 giorni, «Miozzi con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, quale istigatore, nella veste di sindaco del comune di Isola della Scala, in concorso con Rino Gozzi, Gian Luca Alberti, quali segretari direttori; Marco Biasia, quale presidente del Consiglio di amministrazione della casa di riposo di Isola della Scala» avrebbe secondo i magistrati «intenzionalmente procurato al privato Claudio Cristofoli un ingiusto vantaggio patrimoniale consistito nell’assunzione dello stesso all’interno della casa di riposo in violazione delle norme per l’assunzione nel pubblico impiego». In particolare, «Cristofoli è stato assunto - continua il dispositivo - su indicazione del Miozzi e per esso del Biasia, è stato assunto per chiamata diretta anziché a seguito di concorso pubblico, che non è stato indetto, con contratto a tempo determinato di collaborazione a progetto, via via prorogato annualmente da Gozzi e da Alberti». Con la sua decisione, il Tribunale ha concesso all’imputato la sospensione condizionale, ha dichiarato il «non doversi procedere per prescrizione per i fatti dal 31 ottobre 2007 al 16 giugno 2011», condannando Miozzi per il restante periodo fino al 13 febbraio 2013. Un anno e sei mesi, la pena finale ai danni dell’ex primo cittadino isolano, a fronte dei tre anni sollecitati dal pm Federica Ormanni con la sua requisitoria: per l’accusa, non ci sarebbe stata né traccia né, tantomeno, necessità di quel contratto a progetto che «si tradusse in un rapporto di lavoro subordinato, rinnovato dal 2007 al 2013» e l’imputato avrebbe «favorito la permanenza di Cristofoli alla “Albertini” abusando della sua qualità e dei suoi poteri» Non è finita, perché ieri i giudici hanno anche ordinato «la restituzione degli atti alla procura affinché si proceda nei confronti di Biasia, Alberti e Cristofoli per il reato di abuso d’ufficio» dal 2011 al 2013. «La verità, a nostro avviso, è che i fatti contestati al nostro assistito non sussistono -è invece la tesi dei difensori Nicola Avanzi e Marco Pezzotti -. Da parte sua, non risulta commesso il reato di tentata concussione né di abuso d’ufficio. E il motivo - a parere dei legali dell’ex presidente della Provincia - è evidente, visto che Miozzi non ricopriva alcuna carica all’interno dell’organigramma della casa di riposo Benedetto Albertini. Tutte argomentazioni che, a ogni modo, faremo valere in secondo grado a Venezia». Un caso, dunque, tutt’altro che chiuso.