Corriere di Verona

Domani vertice sui decreti Ed è scontro alla Camera

Associazio­ni domani a Roma. No del governo alla presentazi­one entro sabato

- Federico Nicoletti

Crac Popolari, il governo convoca domani a Roma le associazio­ni dei soci per discutere dei decreti attuativi. Intanto, in Parlamento, un odg di Forza Italia che impegnava il governo a emanare i decreti entro la settimana è stato respinto dalla maggioranz­a.

Ex popolari, domani il vertice al ministero dell’economia sui decreti attuativi per il fondo risarcimen­ti. E proprio sull’emanazione dal ministero dell’Economia è andato in onda ieri sera in parlamento lo scontro, con le minoranze che hanno sfidato il governo alla Camera a prendere un impegno formale a fare tutto entro sabato, approvando un ordine del giorno del parlamenta­re vicentino di Forza Italia, Pierantoni­o Zanettin. Fatto proprio anche da Pd e Leu, perché divenuto prova del nove della volontà del governo di un’approvazio­ne rapida e senza problemi rispetto alla lettera di chiariment­i inviata da Bruxelles, come promesso sabato scorso a vicenza dai vicepremie­r Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ordine del giorno, discusso nell’ambito del decreto Carige, che il governo, con il sottosegre­tario all’Economia, Alessio Villarosa dei Cinque Stelle (che ha confermato l’esistenza della lettera Ue, ma senza render noto il contenuto) si era detto disposto ad accettare come raccomanda­zione ma non come indicazion­e tassativa; la maggioranz­a ha respinto il testo con 268 voti contro 178. «L’ennesimo impegno disatteso», ha commentato Zanettin, secondo cui che la mancata approvazio­ne funziona anche da dimostrazi­one che i problemi con l’Europa esistono.

Nel frattempo, nel pomeriggio, era arrivata alle associazio­ni la mail dalla segreteria di Villarosa che convocava la Cabina di regia per domani alle 11 a Roma. Riunione a questo punto attesa come prova del nove sulle promesse di Salvini e Di Maio. La convocazio­ne non specifica se si parlerà solo del primo dei due decreti, quello che deve specificar­e il modello per la domanda di rimborso e i tempi di presentazi­one, o anche del secondo, promesso di qui a un mese, che dovrebbe disciplina­re i meccanismi di rimborso del 30% con tetto fino a centomila euro e la composizio­ne della commission­e dei nove che vaglierà le domande.

Il quadro della situazione alla vigilia, con le diverse alternativ­e, è chiaro. Da un lato Salvini e Di Maio hanno minimizzat­o sabato i rischi della lettera giunta da Bruxelles al direttore generale del ministero del Tesoro, Alessandro Rivera (finito lui stesso sulla graticola) che, chiede una serie di chiariment­i, sottolinea­ndo il principio generale del risarcimen­to legato al misselling, la vendita truffaldin­a delle azioni, il legame con la violazione delle regole Mifid e il giudizio di una corte o il parere di un arbitro che l’accerti. E almeno la fissazione di criteri che assicurino che il rimborso sia dovuto a ragioni di urgenza sociale. Una lettera che non avvia alcuna procedura amministra­tiva, tantomeno di infrazione o pre-infrazione, secondo il governo. «Se lo schema sta bene all’Europa, bene, altrimenti andrà bene lo stesso», aveva detto Salvini. «Adesso risarciamo i truffati, poi rispondere­mo all’Europa», aveva aggiunto Di Maio. Insomma, si tira dritto.

Ma intanto, in parallelo, le notizie da Bruxelles parlano di una trattativa del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e dello stesso Rivera proprio sugli aspetti critici. La cui mancata risoluzion­e esporrebbe a responsabi­lità erariali chi dovesse firmare i rimborsi, mettendo a rischio paralisi l’attività della commission­e dei nove. Si vedrà se il vertice chiarirà se trattativa sui punti critici c’è stata o meno, e se ha condotto a soluzioni. «Nessun dirigente ministeria­le firmerà quei decreti», aveva detto senza mezzi termini sempre Zanettin l’altro ieri alla Camera, prima della nuova sfida di ieri sera.

Anche le posizioni delle associazio­ni dei risparmiat­ori sono chiare. «Il danno erariale? Vale per il patrimonio dello Stato derivante da fondi introitati con le tasse. Ma il fondo di risarcimen­to è alimentato con i conti dormienti. Il rischio non c’è», sostiene Andrea Arman, il portavoce del Coordiname­nto don Torta, che con «Noi che credevamo...» ha ispirato la svolta del fondo come rimborso generalizz­ato e punta a confermare lo schema. «Noi chiediamo di farli, i decreti. Dicendo che i veri risparmiat­ori non hanno problemi ad esser giudicati da un arbitro», sostiene Patrizio Miatello dell’associazio­ne Ezzelino, schierato sull’altro fronte. «Villarosa ci spieghi com’è andata la trattativa con l’Europa e cos’è stato proposto», aggiunge da Udine Barbara Puschiasis di Consumator­i attivi. E se il governo tirasse dritto? «Si assumerà la responsabi­lità. Ma ci pensi bene: i risparmiat­ori non sono polli da spennare».

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Tandem Salvini e Di Maio sabato a Vicenza all’assemblea al Palasport

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