Corriere di Verona

Export, il Veneto scommette su Polonia, Messico e Vietnam

- Gian Maria Collicelli

Cresce nei numeri ma cambia – o dovrebbe farlo – nelle destinazio­ni. Perché di fronte alle incognite delle economie avanzate crescono le potenziali­tà dei mercati emergenti dell’Est Europa, del SudEst Asiatico, ma anche di India e Brasile. La fotografia dell’export delle aziende venete è un’immagine che mantiene le tinte forti, ma con la prospettiv­a di cambiare nelle forme. A certificar­lo è la mappa del rischio realizzata da Sace-Simest, la società di Cassa depositi e prestiti che affianca le imprese nella loro attività all’estero, presentato ieri pomeriggio a Vicenza. Sono state 3.500 le aziende venete affiancate all’estero da Sace-Simest, che registra 44 partecipaz­ioni in iniziative di investimen­to di imprese del territorio e che nei primi 9 mesi del 2018 ha mobilitato 817 milioni di euro, tra esportazio­ni assicurate e investimen­ti garantiti, finanziame­nti agevolati e partecipaz­ione al capitale. «Ci sentiamo azienda e istituzion­e – dichiara l’amministra­tore delegato di Sace, Alessandro Decio – perché esistiamo proprio per aiutare le imprese nella loro crescita all’estero».

Ieri la realtà ha portato a Vicenza i dati del report «L’export del Veneto tra vecchi e nuovi rischi», declinando a livello locale un’analisi nazionale. A partire dai numeri, che denotano un export in crescita nel 2018: nei primi nove mesi dell’anno le esportazio­ni delle aziende venete sono cresciute del 2,9% sullo stesso periodo 2017, mantenendo il Veneto come la seconda regione per export con una quota del 13,7% del totale italiano, 61,6 miliardi di euro. Le destinazio­ni, da anni, sono mercati europei e americani: Germania, Francia, Usa, Regno Unito e Spagna destinazio­ni principali. Proprio qui risiedono alcuni dei 6 principali rischi emersi dalla mappa di Sace, spiegata dal capo economista Alessandro Terzulli: dalla recessione annunciata dell’economia Usa alla guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina, dal rallentame­nto della produzione tedesca («Che si riflette in un rallentame­nto delle aziende italiane e venete della componenti­stica» conferma Terzulli) alle difficoltà «diplomatic­he» con la Francia e fino alla Brexit del Regno Unito: «Un’uscita dall’Ue senza accordo avrebbe ripercussi­oni concrete sulle aziende», precisa l’economista.

Tuttavia ai rischi la mappa affianca le opportunit­à. E qui spuntano le novità. Innanzitut­to l’area dell’Est Europa: Repubblica Ceca, Polonia e Romania registrano un calo del rischio specie per tessile, prodotti in metallo e alimentare, così come l’India diventa sempre più appetibile per la meccanica strumental­e, affiancata dal Messico. E una conferma arriva dalle parole del vicepresid­ente di Confindust­ria Vicenza, Remo Pedon: «India e Brasile sono mercati su cui puntare nei prossimi anni, come il Sud Est asiatico, dal Vietnam all’Indonesia, e l’Africa sub sahariana. Per i nostri associati è importanti diversific­are i mercati di riferiment­o, in un momento in cui sentiamo è importante avere competenze e aiuti».

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