Corriere di Verona

Udinese-Chievo è il derby della crisi

Due club per anni sugli scudi in serie A ma, ora, alle prese con lo spettro della retrocessi­one

- Matteo Sorio

Il derby del Triveneto è il derby della crisi. Un B Movie, se guardiamo allo spettro che vi fa da sfondo. Qui Dacia Arena: quella di domenica è una partita a scacchi con la paura. La classifica perpetua di serie A dice: Chievo, 735 punti in 17 edizioni, Udinese, 1.814 punti in 46 campionati. La classifica di oggi è un salto nel buio: Chievo laggiù in fondo, 9 gettoni, Udinese quintultim­a, quota 19.

Due club, mille nodi venuti al pettine. Tecnici, soprattutt­o. Fino alla scorsa stagione, il Chievo aveva sfruttato l’onda lunga della vecchia gestione dell’ex diesse Sartori, migrato nel 2014 all’Atalanta. L’ossatura di squadra era in buona parte figlia di quel passato. A rendita esaurita, o in via di esauriment­o, tra nuovi acquisti e cessioni è andata persa un’ampia fetta di solidità. La stessa Udinese, del resto, s’è scoperta più esotica (la solita rosa multinazio­nale) che concreta, intelaiatu­ra indefinita e l’addio nel 2016 di Totò Di Natale — il suo alter ego clivense, per esperienza, è Sergio Pellissier, ora infortunat­o — a lasciare un vuoto (anche) di leadership e carisma. È sotto gli occhi: sbracciano in un mare di problemi, dopo anni di cabotaggio consolidat­o, il Chievo e l’Udinese che fra quattro giorni si giocano tanto del proprio futuro in 90’. I gialloblù incassano una caterva di gol (-47), ne segnano pochi, soffrono continuame­nte d’infermeria (Tomovic, Depaoli, Pellissier), da Di Carlo hanno attinto spirito e idee operaie ma dal mercato hanno incassato più perdite (Radovanovi­c, Birsa, Cacciatore) che aiuti. I friulani non trovano equilibrio, in attacco non andavano così male dal ‘93 (solo 18 gol fatti), il paradosso è che il loro faro De Paul (6 reti) è orfano di precisa collocazio­ne tattica.

Se i tifosi del Chievo sono incupiti dal fantasma dello scenario peggiore (per evitare la seconda retrocessi­one dal 2001 a oggi servono almeno 26 punti in 15 partite), quelli dell’Udinese contestano col silenzio. In entrambi i casi, si viene da più di un ribaltone. Di qua, fra il maggio scorso e oggi, quattro allenatori: Maran (ciclo esaurito), D’Anna (lanciato in A affidandog­li una squadra palesement­e indebolita), Ventura (tempo perso, un abbaglio madornale), Di Carlo (l’uomo cui è chiesta l’impresa quasi impossibil­e). Di là, otto allenatori fra il 2015 e oggi: Colantuono, De Canio, Iachini, Delneri, Oddo, Tudor, Velàzquez e Nicola. Quel Nicola che deve battere Sorrentino e soci per salvare la panchina. Era l’ultimo turno del torneo 2017-18 e sia Chievo che Udinese festeggiav­ano giusto lì, sul gong, l’agognata permanenza in A, dopo un’annata di traversie e sbuffi. Il clima non è cambiato, si cammina sempre sul filo, il Chievo dato per spacciato, l’Udinese in enorme affanno. È il derby del Triveneto: è il derby della crisi.

 ??  ?? Triveneto Il «derby» tra Chievo e Udinese questa volta vale per la salvezza: tanto i friulani quanto i clivensi sono alle prese con gli spettri della serie B
Triveneto Il «derby» tra Chievo e Udinese questa volta vale per la salvezza: tanto i friulani quanto i clivensi sono alle prese con gli spettri della serie B

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