IL BACO CHE FRENA LA VIA DELLA SETA
La visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia e in Francia nei giorni scorsi ha prodotto conseguenze ben superiori agli accordi per 2.5 miliardi di euro che hanno accompagnato la firma del Memorandum Italia Cina sulla Via della seta. Quella firma ha messo a nudo il drammatico ritardo della Ue nel definire una sua politica cinese, il degradarsi della politica comune europea di trasporto e, purtroppo, l’impreparazione dell’Italia a trarre profitto dall’incastro delle rotte euroasiatiche che la geografia, e la Cina, avrebbero voluto nei porti italiani dell’Alto Adriatico e dell’Alto Tirreno. Un insieme di lacune delle quali il Nordest italiano rischia di pagare il conto più salato. Le radici di questi problemi stanno in gran parte nella inadeguatezza decisionale delle istituzioni sia europee sia italiane. L’Ue terrà il prossimo 9 aprile un Summit EU Cina che il
Financial Times definisce di importanza strategica comparabile solo a quello tenuto 30 anni fa dopo Piazza Tienanmen. Sapremo presto se l’Ue ha finalmente preso coscienza del fatto che il mondo va verso un futuro asiatico: le economie asiatiche che nel 2000 non pesavano più del 30% dell’economia mondiale —in termini di Pil misurato a parità di potere d’acquisto — nel 2020, domani, peseranno più di tutte le economie del resto del mondo messe assieme, anche perché Il Pil della Cina ha superato (sempre a parità di potere d’acquisto) quello degli Stati Uniti fin dal 2014.
El’India ha raggiunto la terza posizione, superando il Giappone. Un futuro asiatico nel quale, peraltro, l’Unione Europea non sfigurerebbe se potesse esprimersi come un tutto e far valere un Pil di 19,8 trilioni di dollari inferiore ai 21,4 della Cina, ma superiore ai 18,6 degli Stati Uniti. E’ questo scenario che rende drammatico il ritardo della Unione Europea nella definizione di una politica «comune» (economica, tecnologica e militare) nei confronti della Cina. L’Unione Europa non solo non è riuscita a definire per tempo una propria strategia condivisa nelle aree delle politiche nelle quali la Cina è suo «rivale sistemico» o «competitore economico», ma neanche – è il caso della Via della Seta marittima del XXI° secolo — dove Unione Europea e Cina sono «partner negoziali» se non «partner cooperativi». Il «baco» istituzionale che frena le decisioni europee è arrivato fino a depotenziare politiche comunitarie già definite. Di fronte alle proposte cinesi di riconoscimento dell’Italia come terminale europeo della Via della seta marittima (con l’indicazione emblematica di Venezia nelle mappe cinesi della BRI) l’Unione Europea non ha risposto constatando che la proposta cinese si incastrava perfettamente con la decisione europea, già presa, di dare una radice mediterranea ai corridoi della rete transeuropea di trasporto (TEN-T): il Reno-Alpi che sfocia a Genova e nei porti liguri e l’Adratico-Baltico che immaginava di usare tutto il potenziale del sistema dei porti alto adriatici europei da Ravenna a Venezia,Trieste, Koper e Rijeka. La lobby dei porti del mar del Nord (belga, olandese e tedesca) ha fatto «dimenticare» alla Commissione europea questa decisione — pur sancita da un regolamento europeo — ed ha incanalato il rapporto con la Cina su una anodina «Piattaforma di connettività UECina» dove la Commissione si è ridotta a gestire un self-service intergovernativo, dove ogni stato membro ha iscritto a piacere i suoi progetti preferiti. L’Italia è purtroppo stata al gioco con raro masochismo. E cosciente, il ministro Graziano Delrio, o meno, il ministro Danilo Toninelli, ha — nel vuoto di controllo tecnico e democratico delle procedure di pianificazione infrastrutturale italiana — ceduto la primogenitura, rinunciando ad organizzare la portualità alto adriatica ed alto tirrenica alla scala necessaria per rendere effettivo il concorso italiano all’alimentazione mediterranea dei mercati europei. Il piatto di lenticchie è la promessa di un modesto coinvolgimento cinese nello sviluppo portuale solo di Trieste e Genova. La «migliore Europa», che ci auguriamo possa esser costruita dopo le elezioni del 26 maggio, saprà correggere questi errori?