Enoturismo, la rivoluzione che sposa gusto e territori
Approvata la legge. Martedì dialogo con Centinaio
Scoprire in un calice di un vino la cultura di un territorio. L’enoturismo in Italia registra un giro d’affari di 2,5 miliardi all’anno in grado di coinvolgere 14 milioni di appassionati, che i guru del marketing chiamano wine lovers. Dopo oltre un anno di stallo, l’enoturismo è oggi finalmente legge. A seguito dell’intesa nella Conferenza Stato-Regioni dello scorso 7 marzo, il decreto ministeriale è stato firmato dal ministro delle Politiche agricole Gianmarco Centinaio, come del resto egli stesso aveva promesso durante la sua ultima visita a Verona in occasione di Anteprima Amarone.
Essenzialmente tre i punti cardine apportati dal legislatore: il decreto definisce in primis i confini dell’attività enoturistica nelle iniziative formative ed informative rivolte alle produzioni del territorio e la conoscenza del vino; tale attività è ora considerata connessa all’attività agricola e si traduce in visite guidate ai vigneti e alle cantine dell’azienda, in iniziative di carattere didattico, e ovviamente in degustazioni dei vini abbinati a prodotti alimentari rigorosamente freddi che possono ora essere preparati o manipolati dall’azienda stessa; il tutto può essere offerto come un servizio a pagamento, fatturato e quindi messo in contabilità. Precedentemente, senza un’apposita licenza, era consentita la vendita della bottiglia ma paradossalmente senza somministrarla.
«Questa legge l’abbiamo attesa per venticinque lunghi anni» commenta Giorgio Salvan, già vicepresidente di Confagricolutra Veneto, vignaiolo sui Colli Euganei e attuale presidente regionale del Movimento del Turismo del Vino. «Le due maggiori novità - ha aggiunto Salvan - consistono nell’aver incluso i servizi offerti dall’attività enoturistica in quella aziendale e averne regolamentato l’aspetto economico, come da tempo avviene ad esempio all’estero. Prima l’assaggio era finalizzato alla vendita, adesso possiamo articolare una proposta a pagamento che comprenda oltre alla degustazione, la visita in cantina e ai vigneti. Si è colmato in tal modo un vuoto legislativo. Un primo passo importante è stato indubbiamente fatto, poi vedremo quali saranno i punti critici che verranno alla luce strada facendo».
Potendo far leva sulle bellezze del territorio e sulla cultura dell’accoglienza, l’enoturismo offre ampi margini di crescita e sviluppo a tutto il comparto vinicolo italiano. Martedì a Vinitaly il ministro Centinaio sarà ospite della conferenza indetta dal Movimento del Turismo del Vino «Enoturismo: dal decreto all’esperienza in cantina – Presentazione Cantine aperte 2019», nella quale interverrà sul tema insieme al direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani, il presidente del Movimento del Turismo del Vino Nicola D’Auria, il direttore esecutivo di Enit Giovanni Bastianelli, e Roberta Garibaldi, docente universitaria ed esperta di turismo enogastronomico.