«Stallo a Roma», l’ira delle imprese
Anche Confcommercio dura: «Meglio cada questo esecutivo». Brugnaro: «Chi comanda a Roma?» Dalle opere ai rimborsi delle banche: «Solo rinvii». Finco: «Conflitto Lega-5S insostenibile»
La fatidica goccia è stata l’ennesimo rinvio del fondo per i truffati delle ex popolari. La rabbia delle imprese, a questo punto, tracima. A mettere in fila infrastrutture al palo, autonomia nel limbo romano e linee economiche che non tengono conto della recessione ormai alle porte, artigiani, imprenditori, ma anche sindacati e il sindaco-imprenditore Luigi Brugnaro lanciano un nuovo allarme: «Così non si va avanti. Lo stallo è complessivo».
La voce di Pierpaolo Baretta, sottosegretario all’Economia dei Governi Letta, Renzi e Gentiloni, l’artefice del primo fondo per il ristoro dei risparmiatori di Veneto Banca e Popolare Vicenza, suona un po’ amareggiata ed un po’ rassegnata: «Stiamo assistendo all’epilogo inevitabile dell’errore commesso dal governo Lega-Cinque Stelle». Quale?
«Aver dato credito all’idea che chiunque ha diritto ad essere rimborsato, a prescindere dal fatto che abbia subito o meno il danno. Una linea insostenibile non solo giuridicamente ma anche moralmente ed eticamente». Perché?
«Lo dico subito: ciò che è successo con Popolare Vicenza e Veneto Banca è un fatto gravissimo che ha messo sul lastrico tante persone perbene, una tragedia per molte famiglie. Ma mi chiedo: è realistico pensare che tra i 200 mila azionisti coinvolti nel crack non ce ne sia uno che sapeva quel che faceva, che si è assunto consapevolmente tutte le condizioni di rischio, che si è potuto avvalere di consulenti guadagnandoci quando c’era da guadagnarci e infine perdendoci?» Non è realistico.
«Bene, allora mi spieghi per quale motivo i contribuenti italiani debbano risarcire anche questa persona e i risparmiatori realmente truffati cedergli una parte del loro ristoro». Diceva del peccato originale. «Nella legge di bilancio erano partiti bene, perfezionando la nostra idea di istituire un fondo per il risarcimento degli azionisti, che fu una grande novità. L’avevano rimpinguato con più risorse: benissimo; avevano mantenuto l’arbitrato, per quanto spostandolo dall’Anac alla Consob: va bene. Poi hanno cambiato rotta. Hanno deciso che l’arbitro non andava più bene, che tutti dovevano essere ripagati allo stesso modo, e cominciato ad introdurre paletti al patrimonio, ai risarcimenti... E si sono incartati». Com’è maturata la svolta?
«L’hanno impressa i Cinque Stelle, su input delle associazioni dei risparmiatori. Ma non tutte. Le associazioni sono una decina: otto, la stragrande maggioranza, hanno sempre avuto un atteggiamento ragionevole e di mediazione; due, quella che fa riferimento all’avvocato Arman, con dietro don Torta, e quella capeggiata da Ugone, hanno invece tenuto una posizione più radicale. Questi ultimi possono godere di un filo diretto con Di Maio, Arman è stato anche candidato con il M5S alle ultime elezioni, sono loro gli ispiratori di questo ambaradan. È incredibile che la Lega gli sia andata dietro».
Il suo successore, Massimo Bitonci, in realtà ha sempre perorato la causa dell’arbitrato, inascoltato.
«Posso immaginarlo, per questo le dicevo che la soluzione individuata nella legge di bilancio era ragionevole. Ma Salvini si è accodato a Di Maio, forse convinto di poter cavalcare l’onda contro l’Europa, di sicuro senza capire bene il guaio in cui andava ad infilarsi. I suoi si sono allineati. E ora arriva il boomerang».
Per il ministero dell’Economia senza arbitro non si va da nessuna parte. Come finirà?
«Spero tornino sui loro passi, rinunciando alla commissione ministeriale che peraltro, essendo di nomina politica, getta un’ombra sull’intera operazione. In fin dei conti l’arbitrato, Consob o Anac che sia, non è mica una soluzione disonorevole. Si sbloccherebbero i rimborsi per i veri truffati, ci si metterebbe al riparo dalle procedure di infrazione dell’Europa e si inizierebbero a usare i soldi stanziati, che viceversa resterebbero fermi fino a fine anno nelle casse dello Stato». Il ministro Tria potrebbe lasciare?
«Se anche fosse, non si risolverebbe il problema perché quella proposta è una soluzione irragiovenole, contro cui si ergono a presidio le strutture stesse del ministero. L’attacco a Mef contribuisce al clima di incertezza generale. Ora ha lasciato pure il Ragioniere generale dello Stato, ci attende un nuovo balletto, come con Inps e Consob...».
Perché i contribuenti devono risarcire chi non è stato truffato? Non Tria ma tutta la struttura del ministero è contraria Risarcimenti bloccati, i soldi così resteranno nelle casse dello Stato