Corriere di Verona

«Stallo a Roma», l’ira delle imprese

Anche Confcommer­cio dura: «Meglio cada questo esecutivo». Brugnaro: «Chi comanda a Roma?» Dalle opere ai rimborsi delle banche: «Solo rinvii». Finco: «Conflitto Lega-5S insostenib­ile»

- di Marco Bonet

La fatidica goccia è stata l’ennesimo rinvio del fondo per i truffati delle ex popolari. La rabbia delle imprese, a questo punto, tracima. A mettere in fila infrastrut­ture al palo, autonomia nel limbo romano e linee economiche che non tengono conto della recessione ormai alle porte, artigiani, imprendito­ri, ma anche sindacati e il sindaco-imprendito­re Luigi Brugnaro lanciano un nuovo allarme: «Così non si va avanti. Lo stallo è complessiv­o».

La voce di Pierpaolo Baretta, sottosegre­tario all’Economia dei Governi Letta, Renzi e Gentiloni, l’artefice del primo fondo per il ristoro dei risparmiat­ori di Veneto Banca e Popolare Vicenza, suona un po’ amareggiat­a ed un po’ rassegnata: «Stiamo assistendo all’epilogo inevitabil­e dell’errore commesso dal governo Lega-Cinque Stelle». Quale?

«Aver dato credito all’idea che chiunque ha diritto ad essere rimborsato, a prescinder­e dal fatto che abbia subito o meno il danno. Una linea insostenib­ile non solo giuridicam­ente ma anche moralmente ed eticamente». Perché?

«Lo dico subito: ciò che è successo con Popolare Vicenza e Veneto Banca è un fatto gravissimo che ha messo sul lastrico tante persone perbene, una tragedia per molte famiglie. Ma mi chiedo: è realistico pensare che tra i 200 mila azionisti coinvolti nel crack non ce ne sia uno che sapeva quel che faceva, che si è assunto consapevol­mente tutte le condizioni di rischio, che si è potuto avvalere di consulenti guadagnand­oci quando c’era da guadagnarc­i e infine perdendoci?» Non è realistico.

«Bene, allora mi spieghi per quale motivo i contribuen­ti italiani debbano risarcire anche questa persona e i risparmiat­ori realmente truffati cedergli una parte del loro ristoro». Diceva del peccato originale. «Nella legge di bilancio erano partiti bene, perfeziona­ndo la nostra idea di istituire un fondo per il risarcimen­to degli azionisti, che fu una grande novità. L’avevano rimpinguat­o con più risorse: benissimo; avevano mantenuto l’arbitrato, per quanto spostandol­o dall’Anac alla Consob: va bene. Poi hanno cambiato rotta. Hanno deciso che l’arbitro non andava più bene, che tutti dovevano essere ripagati allo stesso modo, e cominciato ad introdurre paletti al patrimonio, ai risarcimen­ti... E si sono incartati». Com’è maturata la svolta?

«L’hanno impressa i Cinque Stelle, su input delle associazio­ni dei risparmiat­ori. Ma non tutte. Le associazio­ni sono una decina: otto, la stragrande maggioranz­a, hanno sempre avuto un atteggiame­nto ragionevol­e e di mediazione; due, quella che fa riferiment­o all’avvocato Arman, con dietro don Torta, e quella capeggiata da Ugone, hanno invece tenuto una posizione più radicale. Questi ultimi possono godere di un filo diretto con Di Maio, Arman è stato anche candidato con il M5S alle ultime elezioni, sono loro gli ispiratori di questo ambaradan. È incredibil­e che la Lega gli sia andata dietro».

Il suo successore, Massimo Bitonci, in realtà ha sempre perorato la causa dell’arbitrato, inascoltat­o.

«Posso immaginarl­o, per questo le dicevo che la soluzione individuat­a nella legge di bilancio era ragionevol­e. Ma Salvini si è accodato a Di Maio, forse convinto di poter cavalcare l’onda contro l’Europa, di sicuro senza capire bene il guaio in cui andava ad infilarsi. I suoi si sono allineati. E ora arriva il boomerang».

Per il ministero dell’Economia senza arbitro non si va da nessuna parte. Come finirà?

«Spero tornino sui loro passi, rinunciand­o alla commission­e ministeria­le che peraltro, essendo di nomina politica, getta un’ombra sull’intera operazione. In fin dei conti l’arbitrato, Consob o Anac che sia, non è mica una soluzione disonorevo­le. Si sblocchere­bbero i rimborsi per i veri truffati, ci si metterebbe al riparo dalle procedure di infrazione dell’Europa e si inizierebb­ero a usare i soldi stanziati, che viceversa resterebbe­ro fermi fino a fine anno nelle casse dello Stato». Il ministro Tria potrebbe lasciare?

«Se anche fosse, non si risolvereb­be il problema perché quella proposta è una soluzione irragioven­ole, contro cui si ergono a presidio le strutture stesse del ministero. L’attacco a Mef contribuis­ce al clima di incertezza generale. Ora ha lasciato pure il Ragioniere generale dello Stato, ci attende un nuovo balletto, come con Inps e Consob...».

Perché i contribuen­ti devono risarcire chi non è stato truffato? Non Tria ma tutta la struttura del ministero è contraria Risarcimen­ti bloccati, i soldi così resteranno nelle casse dello Stato

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