Corriere di Verona

Le «cene senza luce» ideate da Alessandro, viaggiator­e coraggioso Ha perso la vista dopo un lancio con il paracadute

- di Camilla Pisani

L’obiettivo è l’inclusione tramite la veicolazio­ne di informazio­ni sulla disabilità visiva Il 10% dei proventi di ogni cena sarà devoluto a favore di attività umanitarie

«Se immagini che ti VERONA possa accadere qualcosa di bello, ti accade. Il perché l’ho scoperto solo adesso che sto studiando un po’ di fisica quantistic­a: si chiama legge dell’attrazione e si basa sull’assunto che il nostro pensiero influisce sulla realtà».

Alessandro Bordini ha impiegato un po’ di tempo a decodifica­re ciò che ha vissuto negli ultimi dieci anni, cioè da quando è iniziata la seconda parte della sua vita. Nella prima era un ventenne forse un po’ troppo affamato del mondo, cresciuto a Nogara con il chiodo fisso degli sport estremi e dei limiti da superare. Ogni volta. Fino a quel giorno di primavera in cui un incidente con il paracadute lo lascia a un soffio dalla fine. Si risveglia dopo tre settimane di coma, Alessandro, con un responso medico che lo costringe a trovarsi un modo nuovo per guardarsi intorno perché, con i suoi occhi, non potrà più vedere. Ci vuole qualche mese prima che impari a farlo. Un tempo che lo porta a decidere di esplorare il mondo in solitaria, per due anni. Sarà la prima delle due «illuminazi­oni», come ama definirle, che lo aiuteranno ad affrontare il futuro riponendo piena fiducia nella legge dell’attrazione. Che però impone delle condizioni.

«Perché la macchina funzioni - spiega - devi essere a disposto a sacrificar­e tutto quello che hai. Io nel 2013 mi sono lasciato alle spalle famiglia e amici e, senza programmi, mi sono diretto alla stazione di Verona, ho preso un treno per Milano e un aereo per Parigi. Avrei potuto sbagliare binario? Perdere una coincidenz­a? Certo, ma è lì che ti viene in aiuto la legge e qualcuno si accorge di te e ti accompagna».

Così Alessandro raggiunge 25 Paesi, tra cui Francia, Spagna, Marocco, Africa, Indonesia, Thailandia, Russia, Cina, Giappone, Canada, Argentina, Cile e Brasile. «Volevo mettere piede in ogni continente - dice - era importante dimostrare che si può confidare in chiunque, ovunque. Lo capisci quando sei stipato in un taxi con altri sconosciut­i, e dopo tre ore, arrivi alla meta. O quando dopo una nottata su un bus scendi al capolinea e il vicino di posto ti chiede se sai dove dormire».

Al termine del viaggio, si fa una promessa: ritornare ciò che di buono la vita gli ha fatto trovare lungo il cammino. Ci riesce con la seconda delle illuminazi­oni, arrivata a gennaio: organizzar­e eventi al buio coinvolgen­do ragazzi ciechi. Da una parte è un’idea di impresa da rendere sostenibil­e per sé e altri giovani, dall’altra è un progetto sociale che dona parte dei proventi a enti no profit. «Eat the Dark è una piattaform­a web che mette in contatto ristorator­i disposti a organizzar­e serate al buio, cioè senza luce, e clienti che vogliono provare l’esperienza di cenare usando ogni senso tranne la vista. A servire le portate saranno ragazzi non vedenti». il 10% del costo di ogni cena andrà in beneficien­za. «L’obiettivo è l’inclusione tramite la veicolazio­ne di informazio­ni sulla disabilità visiva, la creazione di posti di lavoro per ipovedenti e il finanziame­nto di attività umanitarie: ad ora ho organizzat­o due eventi, ai ristorante Flora e Natural Cuisine, formando alcuni camerieri ma, per entrare in pieno organico cerco altre persone conclude Alessandro, che ha già programmat­o un terzo incontro, il 26 aprile al Rifugio Lausen di Velo Veronese - ma Eat the Dark diventerà un marchio nazionale, una realtà capace di aggiungere un tassello alla creazione di un mondo in cui le differenze sociali siano universalm­ente riconosciu­te come ricchezza e non come limite».

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Senza paura Alessandro Bordini, trentenne di Nogara ha raggiunto 25 Paesi del mondo anche se non ha più l’uso della vista, perso dopo un lancio con il paracadute

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