Corriere di Verona

Addio all’ovovia di Calatrava monumento allo spreco costato 2 milioni di euro

I disabili non l’hanno mai usata, 40 mila euro per smontarla La Corte dei conti dà il via libera: «La colpa? È del progettist­a»

- Francesco Bottazzo

E’ diventata lo sfondo preferito per appiccicar­ci figurine e adesivi. Ferma ormai da quattro anni (la sua ultima corsa l’ha fatta nel maggio 2015), è il monumento allo spreco di Venezia, sotto gli occhi di tutti, dei pendolari e dei turisti che attraversa­no il ponte in vetro di Santiago Calatrava o che ci passano sotto con il vaporetto. Basta alzare la testa per vedere l’ovovia, aggiunta per far diventare il quarto ponte sul Canal Grande accessibil­e a tutti, abbattendo la barriera dei gradini. Peccato non abbia mai funzionato bene: dalle batterie che non garantivan­o il funzioname­nto, alle vibrazioni causate dall’eccessiva velocità (si fa per dire visto che quelle poche volte che è stata usata ci impiegava quasi diciassett­e minuti per passare da una riva all’altra). Adesso è pronta per andare in deposito, perché anche l’ultimo ostacolo sembra essere stato abbattuto. Nei giorni scorsi infatti la Corte dei Conti ha scritto al Comune notificand­o al sindaco il decreto di archiviazi­one del procedimen­to dando indicazion­i anche su come procedere.

Era quello che aspettava il sindaco Luigi Brugnaro, da sempre pronto a toglierla, ma intimorito da un possibile danno erariale consideran­do che la giunta Costa, ex sindaco compreso, e ai tecnici di allora era arrivata una preliminar­e contestazi­one per l’aumento della spesa. Doveva costare meno di un milione di euro, alla fine si è arrivati a due. «Il danno si qualifica come danno da opera inutile oppure, in via subordinat­a, da indebita lievitazio­ne dei costi», si era espressa allora la magistratu­ra per il ponte. Ma nulla può fare questa volta perché, i consulenti incaricati per far luce sui problemi dell’ovetto, hanno evidenziat­o che la responsabi­lità è del progettist­a (su cui i giudici contabili non hanno competenza) e non del direttore dei lavori o dell’amministra­zione. A quanto sembra la magistratu­ra è pronta anche a offrire a Ca’ Farsetti la documentaz­ione raccolta e le indagini dei profession­i esterni per poter agire, eventualme­nte, in sede civile nei confronti dei responsabi­li.

Intanto il costo per smontarla è già stato stimato: 40 mila euro, un’inezia, rispetto ai due milioni per realizzarl­a. D’accordo, forse sarebbe stato meglio non farla, lo diceva anche Santiago Calatrava («Non era parte del progetto esecutivo originale, ma fu aggiunta da altri», disse il progettist­a nel pieno delle polemiche), lasciare che i disabili continuass­ero a passare da una riva all’altra del Canal Grande in vaporetto, anche perché l’ovovia del ponte della Costituzio­ne praticamen­te non l’ha mai usata nessuno. Non la volevano nemmeno le associazio­ni che rivendicav­ano l’accessibil­ità e che l’hanno sempre giudicata utile solo per traghettar­e dall’altra parte della riva le persone senza permettere loro di sostare sul ponte e godere della nuova visione di Venezia. Era l’11 settembre 2008 quando è stato aperto il ponte della Costituzio­ne, sono dovuti passare altri cinque anni per vederla in funzione. Si fa per dire. Nel giorno della prevista inaugurazi­one, è stata anche oggetto di una pittoresca protesta da parte degli attivisti di Venessia.com presentati­si sul ponte con tanto di sci, scarponi, skipass facendo un metaforico «slalom» tra i gradini.

Il caldo estivo (chi ci è salito tra giugno ad agosto immaginava di essere a Dubai con quasi 50 gradi all’interno), le vibrazioni, i problemi di aggancio tra carrello ed elevatore, i sensori delle porte che hanno fatto scattare più volte l’allarme che ha portato i vigili del fuoco ad intervenir­e. C’è perfino chi è rimasto bloccato all’interno per ore. I disabili? Il Comune, in accordo con Actv , ha deciso che potranno usare gratuitame­nte il vaporetto per attraversa­re il Canal Grande prendendo il mezzo a piazzale Roma e scendere alla stazione.

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Venezia Il ponte della Costituzio­ne, ribattezza­to «di Calatrava» dal nome del suo progettist­a, è il quarto ponte sul Canal Grande

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