Grosso studia l’attacco Di Carmine o il Pazzo?
Sulla loro coabitazione in attacco hanno speso parole notabili (e non) di ogni genere, tra addetti ai lavori, esperti del settore autentici e presunti tali. Aprile è già iniziato e si continua a discorrere dell’impiego di Giampaolo Pazzini con o senza Samuel Di Carmine, e viceversa.
In questo modo si è consumata la stragrande parte della stagione dell’Hellas, e intanto la coppia, da presunta o fantomatica che era, ha iniziato a vedersi più spesso. Uno spezzone con l’Ascoli, interrotto dall’espulsione di Lee e dalla necessità di plasmare la squadra in base all’inferiorità numerica. Un altro con la Cremonese, con il Pazzo che, appena entrato a duettare con Di Carmine, ha sfiorato, di testa, il colpo vincente che avrebbe calato sul tavolo fante, cavallo e re. Uno scorcio ampio, mezz’ora buona, nel 2-2 con il Brescia. Appena cambiato il modulo, con il passaggio alla doppia punta, e il pareggio si è materializzato. Francamente, più un segno del destino che un risultato dettato dalla mossa in sé, con la bordata d’incrocio, e in volée, di Davide Faraoni a rimettere in equilibrio la questione del derby del Garda. Poi, per amor di verità, il dialogo tra il Pazzo e Di Carmine non ha aggiunto granché a un Hellas che ha spinto finché ha potuto, e pure di più. Tant’è, ora il Verona si gioca molto (eufemismo) con il Palermo, e Fabio Grosso si trova di fronte al consueto rebus: via col Pazzo o si parte con Di Carmine? Da escludere che il passaggio al raddoppio della linea-centravanti avvenga già dal 1’ — la soluzione è stata adottata, e con esiti infelici, solamente nella trasferta di Brescia — mentre fuori casa l’abitudine è quella di schierare Di Carmine (al contrario di quel che avviene al Bentegodi).
Il bis in attacco scatterà all’occorrenza. Le quotazioni per una maglia da titolare al Barbera danno così Di Carmine in leggero vantaggio, anche se dalla seduta di allenamento di ieri l’attaccante è uscito con un trauma contusivo a un piede. Non sembra nulla di grave, verrà valutato. Esce dalle statistiche, peraltro, il feeling speciale che Pazzini ha con la porta del Palermo: 4 i suoi gol ai rosanero, due siglati quando era alla Sampdoria (uno, su rigore, decisivo per un 1-1 che, nel 2010, spinse i blucerchiati a un passo dalla qualificazione ai preliminari di Champions), altri due all’Inter in un avvincente 3-2 al Meazza. Un’abitudine, questa, che nel tempo si è affievolita, da rispolverare in una partita in cui il Verona è all’incrocio tra la possibilità di continuare a credere alla promozione diretta e la consapevolezza di doversi preparare ad entrare nell’imbuto dei playoff. Ma Palermo è una tappa particolare anche per Di Carmine: una destinazione probabile, questa, per lui, un anno e mezzo fa, quando il Perugia lo stava per cedere al club (allora) di Maurizio Zamparini. A gennaio 2018 la trattativa saltò all’ultimo, qualcuno parlò di un «matrimonio» solo rinviato, invece in estate è arrivato l’Hellas e si è preso Di Carmine.
All’andata fu proprio lui a portare in vantaggio il Verona, poi agguantato da Rajkovic. Al Barbera, di fronte a quello che poteva essere il suo pubblico, Di Carmine proverà a completare l’opera. Ma per i gialloblù, questo è ben chiaro, conta solo e soltanto il risultato finale.