Chievo, rischio debacle L’alibi Var non tiene più
Il calendario va come una scheggia. La rumba del Mapei Stadium è di due giorni fa, il Dall’Ara di Bologna attende ringhioso il Chievo per dopodomani sera (20.30) e in mezzo a questa doppietta in terra emiliana c’è giusto il tempo di raccogliere i cocci. Cos’è cambiato dopo il 4-0 patito dal Sassuolo?
Quanto a testa, i gialloblù di giovedì sera sono parsi per la prima volta prosciugati, un po’ effetto dell’ennesimo arbitraggio controverso (il Var che annulla il pareggio di Giaccherini, comunque la si veda, è uno snodo fondamentale del match) e un po’ effetto dell’ennesima partita in cui le intenzioni si sono scontrate con gli ormai ben noti limiti tecnici. Quanto a classifica, quello che separa Sorrentino e soci dalla salvezza è diventato un abisso: -17 rispetto all’Empoli quartultimo. Tanto che la matematica è ormai sullo zerbino, pronta a suonare il campanello: se non si dovesse grattare alcunché né contro il Bologna né contro il Napoli (in casa) né contro la Lazio (a Roma) il Chievo potrebbe trovarsi ufficialmente retrocesso in B già a fine mese, con le ultime cinque uscite (Parma e Spal al Bentegodi, Inter a Milano, Sampdoria a Verona, Frosinone in trasferta) ridotte a mero atto di cancelleria. Così, ieri, il presidente Luca Campedelli, in una lunga intervista televisiva: «Ho commesso degli errori in fase di costruzione della squadra e poi tutti questi errori hanno fatto sì che si creasse un loop negativo per cui a oggi non riusciamo ancora a esprimere il vero valore di questa squadra. Ora siamo potenzialmente a un altro anno zero. Tornare in A subito? L’idea è quella, prima datemi 5 o 6 giorni di tempo dopo la retrocessione, per capire come ripartire. Le plusvalenze? A mio modesto parere siamo stati per certi versi una vittima sacrificale».
La classifica intanto dice: Chievo 11, Frosinone 20, Bologna 27, Empoli 28. I numeri sono, sotto molte voci, i peggiori di sempre da quando il club della Diga è in serie A. Prendiamo i punti totali: mai il Chievo ha chiuso sotto quota 30, il primato negativo spetterebbe ai 36 gettoni raccolti nel torneo 2013/14, il trend attuale è tre volte peggiore. Prendiamo i gol subiti: in 30 gare, il -61 attuale pareggia già il record negativo del 2016-17. E i gol fatti? La miseria di 21, con la pagina nera ch’è incarnata dagli appena 28 firmati nel campionato 2014-15. Il punto è che il Chievo, seguendo il passo dello 0-3 col Cagliari e dello 0-4 col Sassuolo, rischia di chiudere malissimo, per quello che sarebbe un contributo tutt’altro che positivo alla fertilità del terreno da cui si dovrà ricominciare a seminare (a tal proposito, Vignato è forse il giovane più interessante da valutare in questo finale di torneo). È, l’idea di un brutto epilogo, proprio ciò che vorrebbe evitare Mimmo Di Carlo, infuriato con gli arbitri dopo il rovescio di Reggio Emilia e risucchiato anche lui nel vortice di una stagione figlia di tanti errori strategici nel passato prossimo e recente: «È da sei partite che subiamo ingiustizie – le parole di Di Carlo due sere fa – ora ci rimettiamo a posto sperando, a Bologna, di avere contro solo l’avversario».
Contro, in realtà, il Chievo ha soprattutto se stesso. E, come detto, il rischio a otto gare dal gong è scrivere dei titoli di coda fin troppo oscuri.