Specializzandi in sciopero «Vogliamo essere rappresentati in ateneo»
Chiedono un posto nel senato accademico. L’Università: «Ammessi come uditori»
La loro assenza si è fatta notare. Nonostante i numeri dell’azienda ospedaliera, qualche centinaio di medici in meno, seppure in formazione, finiscono per farsi sentire, soprattutto in un periodo in cui le strutture sanitarie lamentano una grave mancanza di personale.
A Verona non accadeva da oltre dieci anni che gli specializzandi, i medici laureati, tutti muniti di borsa di studio (sostanzialmente uno stipendio) che stanno seguendo un percorso post-laurea, scioperassero. E, al contrario dell’ultima volta, non si tratta nemmeno di una protesta condivisa da altri professionisti nelle loro condizioni, riguardo ai turni o al carico di lavoro. Questa volta, la faccenda è interna all’Università di Verona. I 1.100 specializzandi (di cui l’80% ha scioperato) esigono di entrare in un ente di rappresentanza dell’ateneo. Come può essere il Senato accademico, che vede al suo interno, accanto a rettore e professori, rappresentanti degli studenti, del personale tecnico – amministrativo e dei dottorandi (che sono meno degli specializzandi di Medicina).
La questione, prima di essere politica, è anche e soprattutto economica. L’Università di Verona, infatti, negli ultimi anni ha rimodulato le tasse per i propri iscritti, diminuendole nel complesso. Così facendo, però, ha rimodulato anche gli scaglioni Isee, così che una platea più ampia degli studenti finisse tra gli esenti o tra le fasce che pagano meno. Il contraccolpo è stato un aumento nella fascia più elevata, in cui figurano,gran parte degli specializzandi. «Il motivo è semplice – spiega un lor portavoce, nel corso del sit in ieri al Polo Zanotto – noi abbiamo un’entrata, ma anche se in molti casi viviamo da soli, figuriamo comunque come componenti di un nucleo familiare più ampio: ci vogliono due anni di attesa perché questo venga cambiato. Insomma: il taglio delle tasse l’abbiamo pagato solo noi».
Dall’università è arrivata qualche rassicurazione. «La legge Gelmini, quella che ha riformato l’assetto universitario – fa sapere Domenico De Leo, presidente della Scuola di Medicina – non prevede una rappresentanza, ma stiamo cercando di risolvere: al momento un rappresentante è stato ammesso come uditore. Le tasse? Capisco il fastidio, ma è anche vero che non pagano più degli altri atenei veneti e friulani». Anche il rettore Nicola Sartor, si è detto disponibile a trovare un accordo. Ma gli specializzandi veronesi promettono battaglia. «Per un giorno gli ospedali si riescono ad organizzare: uno sciopero continuativo però sarebbe un problema. Vogliamo essere ascoltati davvero, altrimenti non escludiamo altre proteste».