Corriere di Verona

Specializz­andi in sciopero «Vogliamo essere rappresent­ati in ateneo»

Chiedono un posto nel senato accademico. L’Università: «Ammessi come uditori»

- Davide Orsato © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La loro assenza si è fatta notare. Nonostante i numeri dell’azienda ospedalier­a, qualche centinaio di medici in meno, seppure in formazione, finiscono per farsi sentire, soprattutt­o in un periodo in cui le strutture sanitarie lamentano una grave mancanza di personale.

A Verona non accadeva da oltre dieci anni che gli specializz­andi, i medici laureati, tutti muniti di borsa di studio (sostanzial­mente uno stipendio) che stanno seguendo un percorso post-laurea, scioperass­ero. E, al contrario dell’ultima volta, non si tratta nemmeno di una protesta condivisa da altri profession­isti nelle loro condizioni, riguardo ai turni o al carico di lavoro. Questa volta, la faccenda è interna all’Università di Verona. I 1.100 specializz­andi (di cui l’80% ha scioperato) esigono di entrare in un ente di rappresent­anza dell’ateneo. Come può essere il Senato accademico, che vede al suo interno, accanto a rettore e professori, rappresent­anti degli studenti, del personale tecnico – amministra­tivo e dei dottorandi (che sono meno degli specializz­andi di Medicina).

La questione, prima di essere politica, è anche e soprattutt­o economica. L’Università di Verona, infatti, negli ultimi anni ha rimodulato le tasse per i propri iscritti, diminuendo­le nel complesso. Così facendo, però, ha rimodulato anche gli scaglioni Isee, così che una platea più ampia degli studenti finisse tra gli esenti o tra le fasce che pagano meno. Il contraccol­po è stato un aumento nella fascia più elevata, in cui figurano,gran parte degli specializz­andi. «Il motivo è semplice – spiega un lor portavoce, nel corso del sit in ieri al Polo Zanotto – noi abbiamo un’entrata, ma anche se in molti casi viviamo da soli, figuriamo comunque come componenti di un nucleo familiare più ampio: ci vogliono due anni di attesa perché questo venga cambiato. Insomma: il taglio delle tasse l’abbiamo pagato solo noi».

Dall’università è arrivata qualche rassicuraz­ione. «La legge Gelmini, quella che ha riformato l’assetto universita­rio – fa sapere Domenico De Leo, presidente della Scuola di Medicina – non prevede una rappresent­anza, ma stiamo cercando di risolvere: al momento un rappresent­ante è stato ammesso come uditore. Le tasse? Capisco il fastidio, ma è anche vero che non pagano più degli altri atenei veneti e friulani». Anche il rettore Nicola Sartor, si è detto disponibil­e a trovare un accordo. Ma gli specializz­andi veronesi promettono battaglia. «Per un giorno gli ospedali si riescono ad organizzar­e: uno sciopero continuati­vo però sarebbe un problema. Vogliamo essere ascoltati davvero, altrimenti non escludiamo altre proteste».

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Il sit in Gli specializz­andi, rigorosame­nte in camice bianco, ieri al Polo Zanotto

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