Corriere di Verona

Aree anti-balordi, il Veneto si divide: «Rischio periferie»

Anci contraria alla direttiva del Viminale, Verona la sostiene. Zappalorto: «Se serve, farò l’ordinanza»

- Andrea Priante

La linea l’ha tracciata l’ex prefetto di Treviso, che oggi svolge lo stesso ruolo a Firenze, Laura Lega: nei giorni scorsi ha emanato un’ordinanza che, per la prima volta, disegna una fetta di città nella quale è proibito stazionare a chiunque abbia sulle spalle denunce per spaccio di droga, per reati contro la persona (risse, lesioni ma anche danneggiam­ento) e per i venditori abusivi. «L’idea - ha spiegato il prefetto fiorentino - è quella di una complessiv­a messa in sicurezza, quindi di arginare e tenere sotto controllo tutto ciò che è illegalità».

Iniziativa che è piaciuta al ministro dell’Interno, Matteo Salvini: «In caso di sindaci distratti c’è sempre il supporto dei perfetti. Emanerò a breve una direttiva che verrà applicata in tutta Italia». Poche ore dopo la circolare del Viminale era già sulle scrivanie delle prefetture, ricordando loro la possibilit­à di ricorrere a «provvedime­nti che vietano lo stazioname­nto a persone dedite ad attività illegali, disponendo­ne l’allontanam­ento...». In sintesi, Salvini invita i prefetti a confrontar­si con i sindaci per definire delle aree cittadine off limits a spacciator­i e vagabondi. Apriti cielo. «I sindaci non sono distratti», replica il presidente dell’Anci, Antonio Decaro. «Se il ministro ci avesse chiamati per affrontare seriamente il problema del degrado urbano nelle città, gli avremmo detto che varare zone rosse non risolve il problema, lo sposta altrove».

In Veneto le reazioni sono discordant­i. Il sindaco di Verona, Federico Sboarina, chiede di inserire la circolare ministeria­le all’ordine del giorno del prossimo Comitato provincial­e per l’Ordine e la sicurezza. «Bene la nuova direttiva del ministro - gli fa eco l’assessore alla sicurezza, Daniele Polato - con questo nuovo strumento potremo intervenir­io re con azioni sempre più mirate nelle aree più delicate e ad alta frequentaz­ione. Chi critica la direttiva non capisce che si tratta di un provvedime­nto che permetterà alle amministra­zioni di lavorare ancora di più in sinergia con le prefetture e di essere più incisivi».

Il prefetto di Venezia, VittoZappa­lorto, assicura: «A breve ne discuterem­o in sede di Comitato, con rappresent­anti di sindaci e forze dell’ordine. In realtà questo potere è già esercitato dai prefetti, ad esempio in occasione delle partite di calcio. Si tratterebb­e quindi di applicare delle limitazion­i dopo averle concordate con le amministra­zioni: se si rivelerà necessario sono pronto a firmare ordinanze di questo tipo». Ma Zappalorto non nasconde qualche perplessit­à: «Francament­e non credo basterà la mia firma in calce a un documento per tenere alla larga i balordi. Perché una disposizio­ne del genere risulti efficace occorre affiancarv­i l’azione delle forze dell’ordine e l’effettivo rimpatrio di chi non ha titolo per rimanere nel territorio nazionale. Ma soprattutt­o è uno strumento da utilizzare con molta attenzione: creare delle zone “pulite” può significar­e spostare il problema altrove, nelle periferie che già sono degradate».

Soddisfatt­o il veneziano Fabrizio Coniglio, presidente dei comitati anti degrado: «Salvini ha intuito il malessere che si respira in molte città. E se alcuni sindaci sembrano far finta di nulla, ben venga l’intervento dei prefetti».

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A Vicenza Campo Marzo da sempre zona degradata

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