Corriere di Verona

Picchetto dei risparmiat­ori a Roma Gli irriducibi­li oggi a palazzo Chigi

Incontro decisivo tra i tecnici del premier Conte e Arman-Ugone

- Alessandro Zuin

Si incrociano nei palazzi romani del potere i destini dei 350 mila risparmiat­ori traditi dal default delle banche (Bpvi, Veneto Banca, Etruria, Bancamarch­e, Carichieti e Ferrara). La coincidenz­a temporale è plastica: ieri, il sit-in in piazza Montecitor­io delle 17 associazio­ni favorevoli allo schema-Tria (il cosiddetto «doppio binario» per gli indennizzi), al grido di «avanti subito con il Fondo»; oggi, negli uffici della presidenza del Consiglio a palazzo Chigi, la convocazio­ne dei rappresent­anti delle due sigle irriducibi­li, Luigi Ugone (Noi che credevamo nell Bpvi) e Andrea Arman (Coordiname­nto don Torta), che, invece, si sono fieramente opposte al «doppio binario», nel nome del principio di uguaglianz­a fra tutti i truffati.

Chi la spunterà? A sentire il ministro dell’Economia, Giovanni Tria - che l’ha ribadito ancora l’altra sera, nel salotto televisivo di Porta a porta -, la sua sarebbe l’unica soluzione praticabil­e, a dispetto di ciò che pensano (e protestano) gli irremovibi­li del No: «Alla fine rimborsere­mo tutti - ha ribadito il titolare del Mef -: in modo automatico i risparmiat­ori con un patrimonio di titoli inferiore ai 100mila euro o con reddito sotto i 35mila; con una procedura di verifica semplifica­ta gli altri, che sono comunque una piccola parte (il 10%). Per farlo ha ricordato Tria - dovremo modificare leggerment­e la legge di Bilancio, perché, così com’è, è in contrasto con la normativa europea e con quella nazionale». E questo è esattament­e il punto di tutta la questione.

Anche il vicepremie­r Luigi Di Maio (M5S), schierato sin dall’inizio con Ugone e Arman per il «tutto a tutti», sta cominciand­o a spazientir­si: «L’obiettivo resta quello di scrivere la norma con il totale assenso delle associazio­ni ha ribadito anche ieri -, però dobbiamo muoverci, ci sono un milione di persone direttamen­te o indirettam­ente coinvolte. So che il Gabinetto del premier sta sentendo le associazio­ni per questo».

Il passaggio di oggi a palazzo Chigi con gli irriducibi­li, pertanto, diventa cruciale per arrivare a una soluzione praticabil­e. Dal fronte opposto dei risparmiat­ori, la friulana Barbara Puschiasis (Consumator­i Attivi) esprime un auspicio: «Abbiamo saputo che le due associazio­ni che tengono in ostaggio il Fondo con la loro opposizion­e sono state convocate a un incontro dalla presidenza del Consiglio, per cercare di raccoglier­e anche il loro ok. Confidiamo che il premier sappia superare gli ostacoli e si assuma la responsabi­lità di dare una risposta concreta, subito».

In partenza, però, le posizioni restano notevolmen­te distanti: «Siamo delusi da come la trattativa è stata condotta - metteva in chiaro Arman sul Corriere del Veneto di ieri - e siamo pronti a ribellarci». A sostegno Ugone: «Se troviamo la quadra, bene; altrimenti non ce lo fa fare nessuno di accettare un cosa che non ci convince per niente. Se non altro, i due vicepremie­r si sono dimostrati coerenti nel mantenere la linea».

Nell’attesa del consulto finale, ieri la politica non poteva permetters­i il lusso di rimanere indifferen­te al picchetto dei risparmiat­ori davanti alla Camera dei deputati. Sono usciti a incontrarl­i i rappresent­anti di tutti i gruppi parlamenta­ri, dalla sinistra-sinistra a Forza Italia, «compresi il Movimento 5 Stelle con Alvise Maniero e la Lega con Dimitri Coin - ricorda Patrizio Miatello (Ezzelino da Onara) -: tutto il parlamento italiano, senza eccezioni, sollecita il governo ad attuare prestissim­o il Fondo».

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