Via libera alla caccia del cinghiale nell’area del Baldo
Il Baldo come la Maremma (e come, ormai, la Lessinia): via libera alla caccia al cinghiale. E non si tratterà solo della caccia di contenimento, già prevista da qualche anno e portata avanti sotto il controllo dell’ufficio ambiente della Provincia: basterà avere la licenza e rispettare il calendario. Il via libera è arrivato dall’assessore regionale all’Agricoltura Giuseppe Pan, dopo un incontro con i sindaci dei territorio e le associazioni degli agricoltori e degli allevatori della zona, avvenuto a Caprino. Presente anche il presidente della Provincia, Manuel Scalzotto. Il via libera alle doppiette potrebbe già arrivare nel tardo autunno.
«L’intenzione — fa sapere Pan è quella di consentire la caccia da novembre a gennaio, sabato e domenica compresi».Una soluzione, quella prospettata, che ha lo scopo di contenere la diffusione e i danni provocati dal cinghiale, sempre più presente con le proprie scorrerie anche nell’area protetta del Baldo e che, come già avviene nei comuni dei Monti Lessini, prevede che venga mantenuto il piano di contenimento, ossia la caccia di selezione. Su questo punto, Pan è chiaro: «La Regione si aspetta dai comprensori che non venga meno l’adesione degli operatori abilitati al piano di controllo nel restante periodo dell’anno a tutela della sicurezza degli insediamenti umani e delle colture agricole». Precisazioni che arrivano dopo lo stop, temporaneo, da parte della Provincia proprio alla caccia al cinghiale, quella di contenimento, per alcune problematiche connesse alle coperture assicurative. Un provvedimento che aveva causato la rivolta dei primi cittadini dell’area, preoccupati per la proliferazione degli ungulati. «I territori del Monte Baldo — è la conclusione di Pan — sono luoghi dall’alto valore ambientale caratterizzato da una straordinaria biodiversità, ora sempre più minacciata dagli ingenti danni causati dei cinghiali. L’obiettivo da perseguire è ottenere un numero di abbattimenti più alto e soprattutto costante tutto l’anno». Il tutto verrà monitorato di concerto, oltre che da Provincia e Regione, anche dai comuni locali. E a breve, la caccia potrebbe non essere più, soltanto, «sperimentale».