Corriere di Verona

Donazzan: «Per la scuola modello Trento»

Lo scontro Lega-M5S sull’istruzione blocca la riforma, l’assessore sicuro «Credete a una patriota, l’Italia ci guadagna». Sindacati sulle barricate

- di Martina Zambon

del Veneto spendendo molto meno?». Una domanda retorica che proietta il ragionamen­to dritto al fulcro del problema: le risorse.

A tre anni dall’autonomia, scatterebb­ero i costi standard e il Veneto ci guadagnere­bbe nettamente. Oggi la spesa pro capite per alunno è di 483 euro, la media nazionale è di 537 euro. Per assicurare anche a Lombardia e Veneto ad esempio i 537 euro pro capite, servirebbe un miliardo in più. Tradotto, le regioni in cui si spende più della media nazionale si vedrebbero ridotti i trasferime­nti.

«Qui serve chiarezza - spiega Donazzan - l’autonomia nella scuola è tutt’altro che un problema di unità nazionale tanto che il riferiment­o è sempre stata la provincia autonomia di Trento tutt’altro che slegata dal contesto nazionale. Non ci saranno “contratti regionali”. Lo spiego così, i docenti avranno l’equivalent­e di una contrattaz­ione aziendale di secondo livello legata alla produttivi­tà». Sandra Biolo della Cisl regionale e Marta Viotto, sua omologa della Cgil attaccano lancia in resta: «Il sistema scolastico deve restare nazionale, è la scuola che ha unito l’Italia, non possiamo dividerla. Pari requisiti ovunque». Donazzan ribatte: «Ripeto e non lo dico da leghista - conclude l’assessore ma da italiana: il percorso autonomist­a spingerà anche alcune regioni del Sud a ottenere i risultati qualitativ­i del Veneto spendendo, come noi, molto meno. L’Italia dovrebbe chiedere al Veneto come fare...».

Come cambierebb­ero le condizioni retributiv­e con l’autonomia? In Trentino sono istituzion­alizzate due integrazio­ni al contratto nazionale: l’assegno provincial­e per 13 mensilità (194 euro lordi) per docenti di elementari, medie e superiori più altri 100 euro per dieci mensilità, da settembre a giugno, come indennità di flessibili­tà. In totale sono 294 euro lordi al mese, 170 netti (che fanno decadere però il bonus di 80 euro di Renzi). In cambio i docenti devono garantire 40 ore di potenziame­nto formativo cioè supplenze brevi e altre attività più altre ore, da 70 a 99 l’anno per compensare le «ore» da 45-50 minuti. «Si è sempre connessi con la scuola, non si stacca mai - spiega Pietro Di Fiore della Uil trentina - tanto che molti colleghi rinuncereb­bero volentieri ai soldi in più...». E il M5S che dice? Risponde Jacopo Berti: «Spiace vedere un ministro fare a scaricabar­ile, mi auguro che col suo collega Bussetti risolva il problema alla svelta». E il sottosegre­tario Mattia Fantinati aggiunge: «I Lep e costi standard saranno fondamenta­li. Anche per le scuola. L’autonomia va fatta, senza se e senza ma. E va fatta per bene».

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