Lessinia, la famiglia a «impatto zero» Una vita ecosostenibile
Casa di Tano è un’antica contrada immersa in un bosco di castagni secolari, poco distante dal cuore della Lessinia. Per raggiungerla serve percorrere almeno qualche chilometro di strada sterrata dopo l’ultimo centro abitato, quello di Velo. È qui, in quest’oasi incontaminata, che Riccardo Barba e la moglie Nicoletta, insieme ai figlioletti Nina, Pepe e Ravi, sperimentano il vivere sostenibile attraverso l’autocostruzione e l’autoproduzione, puntando ad eliminare qualsiasi forma di spreco. L’esistenza a impatto zero della famiglia Barba è iniziata dieci anni fa, dopo che Riccardo, superata una malattia, si sente pronto a costruirsi una vita che «era sempre stata dentro di me - rivela - ma era rimasta in attesa». Prima di voltare le spalle alla città, dove per vent’anni ha lavorato nel campo dell’architettura e del design, valuta diverse ipotesi. «All’inizio avevamo pensato di trasferirci in India o in un trullo pugliese racconta Riccardo - poi alcuni conoscenti ci consigliarono di andare a vedere un vecchio casolare abbandonato in mezzo al verde. Era una contrada disabitata dal 1954, ma dentro si respirava ancora il passaggio di chi l’aveva costruita e abitata».
Riccardo e la moglie ricostruiscono la storia della struttura cercando gli eredi di chi l’aveva vissuta, scoprendo così l’esistenza di Tano, il primo proprietario, da cui la coppia prende ispirazione per ribattezzare la loro nuova casa. «Volevamo entrare nel suo mondo in punta di piedi e ristrutturare questa dimora nel rispetto della persona da cui l’avevamo ereditata e anche dell’ambiente circostante». L’intervento avviene usando soltanto materiali naturali: legno e canne lacustri - «che garantiscono impermeabilità», assicura Riccardo - sono stati impiegati per la costruzione del tetto, mentre un semplice impasto di argilla e paglia è servito a rivestire e isolare mura interne e pavimenti. E poi ci sono le stufe, utilizzate per riscaldare e per cucinare, realizzate artigianalmente, anch’esse in argilla. «Crediamo nella necessità di recuperare i metodi antichi dei nostri antenati - si inserisce Nicoletta - sia per costruire sia per riuscire a farci la maggior parte della cose di cui abbiamo bisogno da soli, dal cibo ai saponi. Senza sprecare materie prima né inquinare producendo troppi rifiuti». Così Riccardo e Nicoletta, vegetariani, coltivano in autonomia verdure di stagione negli orti impiantati dietro casa, dove è posizionata anche una cisterna che raccoglie l’acqua piovana caduta dal tetto e la recupera per irrigarli. «Ci siamo specializzati nella permacoltura - spiegano - un metodo di coltivazione rigenerativa basato sullo sfruttamento limitato del terreno: ne ricaviamo solo ciò che ci serve per vivere senza alterare l’ecosistema». Verdura fermentata, ma anche erbe selvatiche edibili come ortiche, malva, tarassaco, borraggine, di cui abbondano i prati circostanti, sono ingredienti che non mancano mai sulla tavola della famiglia Barba, insieme a pane, focacce, torte e biscotti realizzati solo con pasta madre. Per completare la loro dieta, vengono in aiuto gli animali della piccola fattoria di Casa di Tano: le galline per le uova e le mucche dei vicini per il latte fresco. «Nella nostra personale economia circolare però - riprende Riccardo - la galline servono anche per concimare la terra, mentre le anatre per cibarsi delle lumache che altrimenti infesterebbero gli orti. E poi abbiamo iniziato a studiare i batteri e i microorganismi trovati nel bosco, per esempio sotto le foglie secche: si innestano nelle coltivazioni e funzionano come concimi naturali per favorire la crescita delle verdure. E i batteri, inoltre, sono ottimi cibi vivi da cui si ricavano bevande ricche di fermenti come il kefir». Riccardo e Nicoletta sono stati in grado di costruire, da soli, un intero ecosistema vivente che si autorigenera: un piccolo mondo sostenibile dove anche i figli contribuiscono a dare una mano, soprattutto nella cura degli animali. L’esperienza di Riccardo nella costruzione di case in materiali naturali è diventata il suo lavoro, accanto alla gestione dell’agriturismo eco-sostenibile che la famiglia ha aperto da qualche anno. «Vicino al nostro casolare c’era un fienile inutilizzato precisa Riccardo - un ampio spazio da cui abbiamo ricavato tre stanze in affitto: Casa di Tano attira in particolare turisti dall’estero, come designer e architetti desiderosi di scoprire nuove tecniche di costruzione naturale, ma abbiamo pensato anche a un’offerta per i locali e, oggi, organizziamo diversi corsi dedicati all’autoproduzione, da come confezionare verdure fermentate a come produrre in casa il sapone fino alla raccolta delle erbe selvatiche e come cucinarle».
I valori Crediamo nella necessità di recuperare i metodi antichi
I materiali L’edificio ristrutturato con legno, canne, argilla e paglia