Montorio, è ancora emergenza affollamento Oltre 200 detenuti in più
La relazione della garante: «Molti dovrebbero essere in altre strutture»
Una caienna. Dove il sovraffollamento è direttamente proporzionale alla mancanza di personale. Non ha lasciato alibi la relazione fatta ieri in consiglio comunale da Margherita Forestan, garante dei diritti delle persone private della libertà personale, sulla casa circondariale di Montorio. Ci dovrebbero essere 335 posti nelle celle scaligere. «Ad oggi sono oltre 550».
Una caienna. Dove il sovraffollamento è direttamente proporzionale alla mancanza di personale. Dove dovrebbero esserci solo detenuti in attesa di giudizio. E invece è un pullulare di condanne in via definitiva, anche per reati gravi. Dove le persone, sia quelle «costrette» che quelle che ci lavorano, sono il valore che rende sopportabile la vita quotidiana. Non ha lasciato alibi, la relazione fatta ieri in consiglio comunale da Margherita Forestan, garante dei diritti delle persone private della libertà personale sulla casa circondariale di Montorio. Hanno parlato i dati, per quello che i veronesi chiamano «carcere» ma che, tecnicamente, non lo è. Una «sottigliezza», ma che per Montorio è fondamentale.
Ci dovrebbero essere 335 posti disponibili, nelle celle scaligere. Ma dentro ci sono 525 persone: 474 uomini e 51 donne. Vale a dire 190 di troppo, rispetto alla capienza massima. I dati sono riferiti al 2018. «Ad oggi - spiega Margherita Forestan - sono oltre 550». Lei, la «garante», è quella figura che media tra chi è detenuto e l’amministrazione penitenziaria. «Tutte quelle persone in più - racconta - le senti e le vedi soprattutto nella difficoltà di gestire la loro pena. Verona nasce come casa circondariale, ma ormai si è trasformata in una casa penale. Dovrebbero esserci solo detenuti in attesa di giudizio, invece sugli oltre 550 presenti in questi giorni più di trecento hanno condanne definitive. Persone che, ovviamente, vanno condotte e seguite in maniera diversa. E in altre strutture. Invece sono qui. E garantire loro un percorso diventa difficile quando, come nel cado di Montorio, ti mancano anche i pedagogisti. Su sei previsti ce ne sono 4...». Viene gonfiato, Montorio. Di detenuti. Nonostante l’anemia di personale. «Verona - continua Forestan - ha un’ottima polizia penitenziaria, che cerca di ovviare alle mancanze dell’amministrazione penitenziaria». Anche qui parlano i dati: sui 380 agenti previsti - e che vengono calcolati sulla massima capienza e non su quella reale - gli effettivi sono 344. Con un problema anche a monte: quello dei magistrati di sorveglianza. «Sono tre e fanno un ottimo lavoro, ma manca il personale di sostegno e le pratiche si accumulano». Eppure a Montorio molte cose funzionano: il lavoro, con oltre un centinaio di detenuti impiegati con le cooperative. Per loro corsi di formazione sartoriale, cura degli animali, saldatori, falegnami. E la scuola. «Se ne fa molta, anche perché sono convinta che la cultura, lo sport, mostrino a queste persone l’altra medaglia della vita». In 135 uomini e 10 donne l’anno scorso hanno frequentato corsi di alfabetizzazione e di scuola primaria inferiore. Altri 29 sono stati studenti dell’istituto alberghiero Berti. In 23 hanno seguito il corso liceale e in 4 sono iscritti all’università. Poi c’è la struttura. Quella gracile, di una casa circondariale che ha solo 27 anni, ma che si sta piegando al tempo. «Molte aree hanno problemi di infiltrazione d’acqua con cedimento di soffitti e pavimenti e questo nonostante la continua manutenzione che pur in presenza di ridotti finanziamenti la direzione cerca di garantire». Ha lanciato un j’accuse duro, ieri, la garante. «La delusione per la mancata approvazione da parte del governo della riforma dell’ordinamento penitenziario. Ci avrebbe aiutati a risolvere il sovraffollamento e non solo...». Ma anche facilitare quella «messa alla prova» che al momento a Verona coinvolge 558 persone. Per loro non si aprono le celle, con l’impegno davanti a un giudice di seguire un percorso di reinserimento. «Nessuno è tornato a delinquere o è entrato in carcere per altri reati - analizza Forestan -. Ampliare questa misura con quella riforma sarebbe stato fondamentale». E forse Montorio tornerebbe ad essere più vivibile. Non solo per i detenuti.