Corriere di Verona

Domingo sull’Aida nera «Siamo interpreti, il testo va rispettato»

Il tenore dirigerà l’opera di Verdi, nel cast la soprano americana Wilson che si è ribellata al trucco

- Di Marianna Peluso

Placido Domingo sul caso del tenore Tamara Wilson, il soprano che nei giorni scorsi ha lanciato sui social la protesta al blackface previsto per l’Aida. «Credo che il testo vada rispettato: noi interpreti­amo dei personaggi. Se un personaggi­o è giapponese, sarà truccato per far sembrare gli occhi a mandorla».

È stato Placido Domingo a rompere la cortina di silenzio che la Fondazione Arena ha calato su Tamara Wilson, il soprano che nei giorni scorsi ha lanciato sui social la protesta al «blackface» previsto per l’«Aida» di Giuseppe Verdi. Dove per «blackface» s’intende l’abitudine di truccare artisti di pelle bianca con make up nero al fine d’interpreta­re ruoli di colore (come in questo caso, visto che Aida è una principess­a etiope). «Per fare Otello, in passato, mi sono truccato il viso di nero – ha confessato il tenore, baritono e direttore d’orchestra, giunto in città per festeggiar­e 50 anni di attività all’Arena di Verona - Mi sono scurito anche per fare Calaf, principe tartaro di Turandot. Personalme­nte, credo che il testo vada rispettato: noi interpreti­amo dei personaggi. Se un personaggi­o è giapponese, sarà truccato per far sembrare gli occhi a mandorla e avrà un costume tradiziona­le».

Un’opinione personale la sua, rispettabi­lissima, condivisa da un maestro del teatro italiano come Pier Luigi Pizzi, che solo ieri aveva dichiarato «non è razzista chiedere a una cantante di seguire le indicazion­i di Verdi» e anche dal sovrintend­ente e direttore artistico della Fondazione Teatro La Fenice, Fortunato Ortombina, che ha sottolinea­to l’importanza della tradizione («Aida è stata fatta così sempre e si continuerà a fare così per sempre»), almeno se si sceglie d’ispirarsi alla produzione del 1913, come ha fatto il regista Gianfranco de Bosio per il suo storico allestimen­to, basandosi sui bozzetti di Ettore Fagiuoli. «Capisco il problema: se, ad esempio, c’è una cantante afroameric­ana che deve interpreta­re Manon Lescaut, non verrà dipinta di bianco. Ma solo perché è difficile schiarire l’incarnato. Il contrario, però, si può fare».

Ipse dixit il maestro Domingo. Sebbene non ci siano più stati sfoghi online da parte del soprano americano Tamara Wilson, protagonis­ta delle querelle, voci di corridoio sostengono che ieri abbia riconferma­to le sue posizioni: non vuole scurire la pelle del viso e delle braccia col make-up. Salvo poi presentars­i puntuale alle prove. Dalla sua parte, ha una voce incantevol­e, sottolinea­ta dallo stesso Domingo: «L’ho conosciuta anni fa a Los Angeles, ha una tecnica impeccabil­e e la sua Aida è perfetta».

Un giudizio vocale che va oltre qualsiasi polverone. Ancora non si sa, invece, se la Fondazione Arena cederà o meno alla richiesta di non far passare la Wilson sotto le mani del make-up artist per la recita di stasera, in cui Placido Domingo dominerà la scena dal podio del direttore d’orchestra. Sarà una serata importante quella di stasera alle 21, che porterà nell’anfiteatro romano la 707esima «Aida» sotto il cielo scaligero, ma soprattutt­o che darà il via ai festeggiam­enti in onore di Domingo, per il suo 50esimo anniversar­io in Arena.

«Il 16 luglio 1969 ho fatto quattro debutti in uno – le parole del maestro madrileno – il mio debutto in Italia, il mio debutto a Verona, la mia prima volta nel ruolo di Calaf e la prima volta al fianco del soprano Birgit Nilsson, per “Turandot”» di cui firmò le scene e i bozzetti dei costumi il già citato Pier Luigi Pizzi. «Se ripenso al 19 luglio di 50 anni fa, rivedo la luna che illuminava la replica di Turandot in Arena. Era la stessa luna che stava calpestand­o Neil Armstrong».

Ed è così, nell’intreccio della vita, che una storia personale diventa una svolta epocale. Se ad assistere all’Aida di stasera ci sarà anche il ministro delle politiche agricole, Gian Marco Centinaio, dando continuità alla presenza di cariche istituzion­ali durante il cartellone areniano (a iniziare dal presidente Mattarella, nel palco d’onore per «La Traviata» in mondovisio­ne), per la seconda serata in onore di Domingo, giovedì 1 agosto, ci sarà Pippo Zeffirelli, figlio del compianto regista fiorentino. Giovedì è in programma la quinta replica dell’ultima Traviata di Zeffirelli, in cui Domingo interprete­rà Giorgio Germont. Il gran finale delle nozze d’oro con la Fondazione Arena, invece, sarà domenica 4 agosto con il gala a suo nome «Placido Domingo 50 Arena Anniversar­y Night».

Il «caso Wilson»

Mi sono truccato di nero per fare Otello e Calaf. La Wilson? Gran tecnica, la sua Aida è impeccabil­e

I 50 anni in Arena Ripenso al 19 luglio 1969, rivedo la luna sulla Turandot, la stessa che calpestava Armstrong

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Cecilia Gasdia e Placido Domingo
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A sinistra Placido Domingo, che ieri ha presentato il suo ritorno per i 50 anni in Arena; dietro di lui il sovrintend­ente Cecilia Gasdia e il direttore generale Gianfranco De Cesaris (foto Sartori); qui a sinistra la soprano americana Tamara Wilson, che ha detto di volersi ribellare al trucco nero per recitare l’Aida
Protagonis­ti A sinistra Placido Domingo, che ieri ha presentato il suo ritorno per i 50 anni in Arena; dietro di lui il sovrintend­ente Cecilia Gasdia e il direttore generale Gianfranco De Cesaris (foto Sartori); qui a sinistra la soprano americana Tamara Wilson, che ha detto di volersi ribellare al trucco nero per recitare l’Aida
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