Corriere di Verona

Mick, la Laguna e il selfie: «Che esperienza»

Bagno di folla per il frontman dei Rolling Stones al Lido con «The blunt orange heresy» di Capotondi

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L’ultima star. A differenza di quanto accaduto da parecchi anni a questa parte, il segnale che anche l’ultimo giorno la Mostra del Cinema avrebbe avuto il suo divismo è stata la sala stampa, piena per la conferenza di The burnt orange heresy di Giuseppe Capotondi, film di chiusura di questa edizione. E la sala piena era sicurament­e merito di Mick Jagger, che nel film interpreta un mercante d’arte. Il cantante dei Rolling Stones, icona di stile e testimone di una vita sopra le righe - 76 anni, due mogli, diverse compagne, otto figli, cinque nipoti e un bisnipote è atterrato l’altroieri sera a Tessera per poi sbarcare a Venezia. In serata, una cena per pochi intimi - il cast del film, tra cui Donald Sutherland - all’ex Europa & Regina, ora St Regis e ieri il bagno di folla in sala stampa e sul red carpet. Durante la serata, in un’atmosfera rilassata, Mick si è lasciato andare a discorsi di politica ribaditi ieri in conferenza stampa.

Quindi, lo sbarco al Lido, ma prima l’immancabil­e scatto

in Laguna: come tutti i visitatori di Venezia anche il re dei rocker, che la città già la conosce - nell’unica discoteca del centro storico, il Piccolo Mondo, è affissa una fotografia del cantante nel locale - dal motoscafo si è scattato un selfie con sullo sfondo San Marco. E nel postarlo sui social ha commentato: «Non vedo l’ora della premier di questa sera (ieri, ndr)». Domani Jagger è di nuovo in partenza, ma la speranza degli amici veneziani, guidati da Toto Bergamo Rossi, è di portare lui e Sutherland alla mostra di palazzo Grimani agganciand­o Donald con un motivo affettivo: in quello stesso palazzo, nel 1973, si girò una scena di A Venezia…un dicembre rosso schoking di Nicolas Roeg. All’epoca il palazzo non era ancora restaurato e questo ha fatto scattare la curiosità dell’attore, famoso per le sue interpreta­zioni allucinate. A chi gli chiede se i Rolling Stones si siano «tolti una maschera» negli anni Settanta, ride: «Uno dei ruoli degli artisti è mettersi una maschera, non toglierla. L’attore ha il compito di indossare anche diverse maschere. Lo scrittore, invece, di creare illusioni e anche questa è una maschera. Ogni generazion­e è diversa, viviamo in tempi molto strani. Quello che vediamo oggi è l’inciviltà nella politica». Quanto al suo ruolo di collezioni­sta spietato, Jagger ha scherzato su di sé: «Sono una frana, perdo tutto ciò che compro».

A proposito di interpreta­zioni e di personaggi al limite, per il suo ritorno a Venezia ieri per ritirare il leone d’oro a Joker, il barman dell’hotel Belmond Cipriani, Walter Bolzonella, ha ideato un cocktail dedicato a Joaquin Phoenix e alla sua interpreta­zione incredibil­e. (s. d’a.)

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L’icona Mick Jagger è arrivato venerdì sera, una cena tra amici all’ex Europa & Regina e ieri il red carpet con Donald Sutherland

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