Castelvecchio, Sgarbi si fa aprire di sera il museo della maxi-rapina
Castelvecchio, arrivano i vigili e lui s’infuria
Vittorio Sgarbi, critico d’arte tra i più noti e deputato, si è fatto aprire l’altra sera il museo di Castelvecchio - teatro di un clamoroso furto d’opere d’arte nel 2015 -, per meglio ammirare un seicentesco ritratto di bambino. La cosa ha provocato interrogazioni al sindaco e polemiche.
Un piccolo ritratto seicentesco. Quello di un bambino. Che, dice lui, «è immotivatamente attribuito a Pasquale Ottino». E che, proprio per questo, ha voluto vedere. Solo che Vittorio Sgarbi, si sa, non è uno ligio alle regole. O, meglio, agli orari. In questo caso quelli del museo di Castelvecchio, dove quel piccolo ritratto «che secondo me è opera del pittore vicentino Alessandro Maganza e di cui parlerò in una recensione che uscirà a breve», è esposto nella mostra «Bottega, Scuola, Accademia. La pittura a Verona dal 1570 alla peste del 1630». Mostra che chiuderà il 29 settembre e che il critico d’arte, nonché presidente del museo Mart di Rovereto, presidente della Fondazione Canova di Possagno e deputato della Repubblica, ha voluto visitare l’altra sera, complice una giornata trascorsa in riva all’Adige tra incontri in Comune e inaugurazione di un’altra esposizione, all’università. Giornata intensa, che si è dilatata fino a sera. Ma Sgarbi di andare via senza aver visto quel ritratto non ne voleva sapere.
E, detto fatto, la visita serale in quel museo dove dopo la rapina del novembre 2015 le misure di sicurezza sono state irrigidite, se l’è organizzata. Con tutti i crismi. E con tutti, assicura lui, i permessi. Ma l’inghippo, l’altra sera, era dietro l’angolo. Ed è legato a quel protocollo creato dopo il ratto di 17 quadri. Protocollo che prevede, in caso di ingressi notturni, un rafforzamento della vigilanza, con la presenza di una pattuglia della polizia municipale. E che è stato messo in atto «pedissequamente», dice Sgarbi, dalla direttrice dei Musei Civici Francesca Rossi. Tanto da far infuriare il critico d’arte e da innescare una serie di telefonate, l’ultima al prefetto Donato Cafagna, per far rientrare il caso. «Avevo avvisato già nel pomeriggio la direttrice della Galleria d’Arte Moderna Patrizia Nuzzo che in serata avrei voluto vedere la mostra a Castelvecchio - racconta Sgarbi - e lei si è attivata. Finita l’inaugurazione, verso le 20, mi sono avviato verso il castello chiamando la direttrice Rossi per avvisarla del mio arrivo. Ma lei non ha risposto. Il museo era chiuso e allora ho suonato».
Fin qui, spiega, tutto bene. Anzi, molto bene. «Mi ha aperto un gentilissimo agente della vigilanza, il signor Luciano. Una persona a modo e intelligente. Bravissimo. Ovviamente mi ha riconosciuto e mi ha detto che non era stato avvisato del mio arrivo. A quel punto ho chiamato il sindaco Sboarina che mi ha confermato la possibilità di visitare la mostra. Tutto sembrava a posto. Solo che a un certo punto la direttrice Rossi telefono ha cominciato a pontificare sul protocollo per le visite notturne ed è arrivata un’auto della polizia municipale. Cosa assolutamente ridicola, visto che sono alquanto facilmente riconoscibile. Mi sono incazzato e ho chiamato il prefetto. Sono il presidente del Mart e anche un deputato. Quel protocollo andrebbe applicato con persone sconosciute e non con me che avevo il benestare del sindaco...». Chiarito che il compito degli agenti della municipale era quello di sostituire il vigilante che lo avrebbe accompagnato nelle sale, Sgarbi è andato a controllare quel ritratto di bambino, «con i vigili che si sono rammaricati perché avrebbero voluto vedere i quadri con me» e che invece sono stati ad attendere il termine della visita. A quel punto l’onorevole presidente del Mart è salito in auto ed è partito alla volta della chiesa di Vallese di Oppeano, dove ha voluto vedere un altro quadro con il bene placito del parroco, nonostante l’orario.
Ma altri inghippi, per quella visita serale a Castelvecchio, si prospettano sull’orizzonte cultural-politico cittadino. Già, perché Sgarbi è rimasto alquanto contrariato «e può essere che la cosa incrini le ventilate future collaborazioni tra Verona e il Mart» dice, mentre i consiglieri comunali Michele Bertucco di Sinistra in Comune e Federico Benini del Pd hanno presentato un’interrogazione in cui chiedono se «corrisponde al vero che il museo di Castelvecchio sia stato aperto, la sera, dopo cena, in orario di chiusura, per consentire una visita privata a Vittorio Sgarbi; chi eventualmente abbia autorizzato questa apertura che non si può nemmeno definire straordinaria in quanto al di fuori di ogni protocollo; se c’è stato un intervento da parte della polizia locale e se siano state eventualmente irrogate delle sanzioni». All’onorevole non è stata fatta alcuna «multa». «Sarebbe sconvolgente - concludono i due consiglieri scoprire, dopo quanto è accaduto in passato, che basta citofonare per farsi aprire il museo di Castelvecchio in orario serale». E l’altra sera a suonare il campanello c’era Vittorio Sgarbi.
Sgarbi/1 Avevo avvisato già nel pomeriggio la direttrice della Galleria che in serata avrei voluto vedere la mostra
Sgarbi/2 Sono il presidente del Mart e anche un deputato. Quel protocollo andrebbe applicato a persone sconosciute