Export, Veneto mai così in alto Ma aumenta il divario con l’Emilia
L’Istat: nel primo semestre +1,8%. Ma a sud del Po la crescita è del 4,7%
(g.f.) Il Veneto non ha mai esportato tanto come nel secondo trimestre di quest’anno, sfiorando i 16,5 miliardi di euro in aumento del 2,1% sullo stesso periodo dell’anno precedente. E anche nel primo semestre la regione è cresciuta, dell’1,8%, raggiungendo i 32,1 miliardi di business internazionale. Ma nello stesso arco di tempo, l’Emilia Romagna ha accelerato del 4,7% e ha realizzato un fatturato estero di 33 miliardi, confermando il sorpasso e il ruolo di seconda regione dopo la Lombardia, e allargando il divario con il Veneto. Sono dati diffusi ieri dall’Istat ed elaborati da Unioncamere Veneto, e che ripropongono un tema su cui la discussione non manca intorno alla maggiore brillantezza dell’area sotto il Po.
Una sommaria analisi per settori lascia intendere una differenza dovuta alla situazione dei diversi clienti internazionali, almeno per la meccanica. Le incertezze economiche della Germania e il nostro legame storico nella componentistica per il settore automobilistico, ad esempio, potrebbero spiegare il rallentamento di certi canali commerciali, mentre il distretto motoristico emiliano, focalizzato su una fascia ben diversa (Ferrari per cominciare, con l’Emilia unica area italiana dell’auto segnalata ancora in crescita nell’export) evidenzia dinamiche di tutt’altra vivacità. E gli imprenditori presenti con sedi in entrambe le regioni che spiegazioni danno?
Massimo Pavin, presidente della padovana Sirmax, attiva nel compound di polipropilene e nei polimeri tecnoplastici per componentistica auto ed elettrodomestici, che ha di recente acquisito un’azienda a Parma, concentra la spiegazione: «Di fronte all’internazionalizzazione, che spinge molte produzioni vicino ai produttori e ai mercati finali, l’export si costruisce su settori specifici del Made in Italy, come l’alimentare e la moda, o di altissima tecnologia, come macchine ed impianti, che non ha senso localizzare. In questi ambiti – conclude Pavin – l’impressione è che l’Emilia Romagna abbia un tessuto più forte».
C’è però anche chi, da imprenditore con stabilimenti in entrambe le regioni sottolinea una differenza di contesto con elementi più favorevoli in Emilia. È il caso di Giorgio Agugiaro, presidente di Compagnia Generale Molini, holding che possiede Agugiaro e Figna Molini, realtà nata dalla fusione fra Molini Agugiaro, di Curtarolo (Padova) e Molini Figna, di Collecchio (Parma). Un terzo stabilimento controllato dalla Holding è Molini Fagioli, con sede vicino a Perugia. Il core business del gruppo sono, in prevalenza, farine di fascia alta, il 20% delle quali raggiungono l’Europa, gli Usa e l’Australia, e per produrre le quali la società, che fattura un centinaio di milioni, ha investito negli ultimi dieci anni 40 milioni. Vuol dire acquistare macchinari evoluti da mettere dentro immobili industriali. E qui Agugiaro, sottolinea, in chiave di stimolo, come «le licenze per la costruzione in Veneto siano più lente. Quando un’azienda vuole investire – ricorda Agugiaro - non può aspettare i tempi della burocrazia; e le attese in Emilia Romagna sono più brevi». Non solo. «I bandi legati ai Piani di sviluppo regionale a cui abbiamo potuto partecipare sono stati più numerosi e così i finanziamenti di cui ci siamo potuti servire».
La holding, però, non possiede solo mulini. Per elevare qualità e puntualità delle consegne è stata anche creata Italiana trasporti su gomma (Itr); e pure da qui giunge una considerazione più favorevole per la rete infrastrutturale emiliana: «Entrambe le regioni hanno limiti – premette Agugiaro – ma ho l’impressione che sulla sponda destra del Po questi siano più attenuati. Magari per la semplice conformazione geografica che permette un allineamento di autostrada e Alta Velocità con l’asse della via Emilia». In conclusione, se fosse necessario un nuovo investimento? «Sceglierei il territorio – è certo il presidente la cui pubblica amministrazione mi assicuri i percorsi autorizzativi più brevi. E non è un caso se i due terzi degli importi finora destinati alle nostre iniziative sono stati indirizzati in Emilia».
Agugiaro Là contesto e autorizzazioni più rapide