Corriere di Verona

Calenda in Veneto «Il mio nuovo partito? Mille iscritti al giorno»

Oggi a Treviso: «Zaia più forte e temibile di Salvini»

- Marco Bonet

Di sicuro non è scaramanti­co: ha scelto la data di oggi, venerdì 13, per la prima tappa del «Giro d’Italia» di Siamo Europei. Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo economico, ora eurodeputa­to, sarà a Treviso alle 18, sotto la Loggia dei Trecento per rendere conto ai suoi elettori, «come fossero i miei azionisti», delle ragioni che l’hanno portato «alla scelta traumatica» di abbandonar­e il Pd per dare vita d un nuovo movimento politico.

«Avevo sempre detto che avrei lasciato il Pd se questo si fosse alleato con il M5s. Sappiamo come è andata, ho agito di conseguenz­a».

Non ritiene di doversi dimettere dall’europarlam­ento, visto che è stato eletto nella lista del Pd?

«Sono stato eletto con le preferenze, 280 mila persone hanno scritto “Calenda” e sapevano bene come la pensassi. A dimettersi dovrebbe essere chi diceva “mai col M5s”, “senza di me”, illudendo gli elettori, e dopo 15 giorni ha fatto la più incredibil­e delle giravolte».

Non sarebbe stato meglio condurre la battaglia nel Pd?

«Il partito non è una chiesa, è un’associazio­ne di persone che condividon­o ideali e valori. Il Pd li sta tradendo, alleandosi con un partito che è l’esatto contrario di tutto ciò per cui ci siamo sempre battuti. Per citare Reagan, non sono io che ho lasciato il Partito Democratic­o, è il Partito Democratic­o che ha lasciato me».

Siamo Europei non rischia di essere la nuova Scelta Civica?

«Non sottovalut­o la complessit­à di costruire un movimento politico nuovo in una fase storica in cui vanno per la maggiore gli opposti estremismi, ma proprio perché la sfida è grande, ne vale la pena. C’è uno spazio gigantesco, è quello dell’Italia seria, che sa come fare le cose e non va avanti a colpi di slogan. Partiremo subito con tre grandi eventi, dedicati a sanità, scuola, investimen­ti. Quello sulla sanità, per esempio, lo sta curando Walter Ricciardi, l’ex presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Si terrà il 9 dicembre, presentere­mo un radicale piano di ristruttur­azione del sistema sanitario, teso a ridurre le liste d’attesa».

Obiettivo ambizioso.

«Verità e serietà saranno le stelle polari, diremo chiarament­e cosa si può fare, cosa no, in quanto tempo, dove si trovano i soldi».

Ammetterà che M5s e Pd sono riusciti a mettere temporanea­mente fuori gioco Salvini.

«Ha detto bene: temporanea­mente. Salvini è uscito - da solo - dalla porta e Pd e M5s rischiano di farlo rientrare dalla finestra. Mi pare una strategia ingenua».

I sondaggi davano la Lega stravincen­te.

«Piuttosto di un ribaltone, di un governo precario che la sfanga, sarebbe stato meglio riacquista­re la rappresent­anza e condurre una battaglia seria dai banchi dell’opposizion­e».

Lei ha detto che il Pd dovrebbe temere Zaia più di Salvini. Perché?

«Il centrosini­stra ha basato per troppi anni la sua politica sull’odio personale: prima Berlusconi, ora Salvini. Ma se anche Salvini cade, dietro di lui ne arriverann­o altri a cui i cittadini continuera­nno a chiedere sicurezza e protezione. Tra questi c’è Zaia che sì, è più forte di Salvini perché amministra ed è un moderato».

Gli industrial­i, che lei conosce bene, temono un governo eccessivam­ente sbilanciat­o a sinistra e verso Sud.

«Il governo ha iniziato dicendo no al gas e sì ad Alitalia nazionaliz­zata. Vuole spostare il commercio estero alla Farnesina, il che significa paralizzar­lo per un anno e mezzo. Se il buongiorno si vede dal mattino... Fuor da infingimen­ti: questo governo è a trazione Cinque Stelle, sono loro ad avere tutti i ministeri chiave, quelli della spesa. E sono stati chiari: Reddito di cittadinan­za, decreto Dignità e Quota 100 non si toccano. Conte vuole “l’Italia digitale” ma in 14 mesi ha smantellat­o Industria 4.0...».

Alle Regionali con chi vi schiereret­e? Zingaretti insiste sull’alleanza Pd-M5S.

«E i Cinque Stelle l’hanno preso di nuovo a ceffoni. Per quanto ancora il Pd li rincorrerà, inanelland­o figuracce? Noi siamo nati da pochissimo, ancora non abbiamo depositato lo statuto ma di sicuro non saremo mai in una coalizione anti-industria, anti-studio, antilavoro, anti-merito con il M5S».

A voi si è unito Richetti. Arriverà pure Renzi?

«No. Non è possibile alcuna convergenz­a con Renzi, che ha detto tutto e il contrario di tutto. La coerenza per me è fondamenta­le. Immagino resterà nel Pd, dopo averlo portato su questa linea suicida. Noi guardiamo altrove: abbiamo già 100 mila iscritti, viaggiamo ad un ritmo di 1000-1500 nuove adesioni al giorno. Ci prepariamo ad una battaglia durissima».

Alle Regionali mai in una coalizione con il M5s E mai ci sarà spazio per Renzi

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In prima linea Carlo Calenda è un dirigente d’azienda, è stato ministro dello sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni. Ha 46 anni e quest’anno è stato eletto europarlam­ent are nel collegio Veneto-FriuliEmil­ia e Trentino Alto Adige

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