Corriere di Verona

Naso e denti rotti al rivale, nei guai atleta di pallanuoto

«Non fu uno scontro di gioco»: a giudizio l’avversario

- La. Ted.

Quando si dice uno sport «violento»: da quello scontro avvenuto durante una partita di pallanuoto giocata a Verona il 20 gennaio 2017, l’avversario con cui era entrato in «rotta di collisione» se ne uscì ben peggio che malconcio: frattura del naso, lussazioni e lesioni varie ai denti. Ma secondo la ricostruzi­one dell’accusa non si sarebbe trattato di un normale - per quanto violento - scontro di gioco. Tanto è che vero che ieri mattina al termine dell’udienza prelimidel nare il giudice Giuliana Franciosi, su richiesta della Procura, ha disposto il rinvio a giudizio dell’atleta - veronese, classe ‘92, residente in città che due anni e mezzo fa colpì l’avversario infliggend­ogli una serie di lesioni «comportant­i si legge nel capo d’imputazion­e - una malattia o incapacità di attendere alle ordinari occupazion­i di durata superiore ai quaranta giorni e l’indebolime­nto permanente dell’organo della masticazio­ne». A difendere il 27enne nel corso processo saranno gli avvocati Massimo Bertolani e Christian Faccioli, mentre la vittima con il legale Federico Tosi si è costituita parte civile per ottenere il risarcimen­to dei «gravissimi danni subiti in quello scontro». Ad avere la peggio dall’«entrata in collisione» tra i due sportivi, si è ritrovato nel corso di quella sfortunata (almeno per lui) partita di pallanuoto disputata a Verona un mantovano di 19 anni. Durante il match tra le opposte formazioni di quel 20 maggio 2017, stando alla dinamica avvalorata dall’accusa l’atleta chiamato ora al banco degli imputati «al di fuori di un’ordinaria azione di gioco» avrebbe «cagionato alla parte offesa, atleta della squadra avversaria, colpendolo con un pugno al volto, lesioni personali consistite in frattura delle ossa nasali nonché lussazione di elementi dentari e fratture parcellari multiple del margine incisale interessan­ti alcuni denti». Una serie di danni fisici «comportant­i - per il pm una malattia o incapacità di attendere alle ordinarie occupazion­i di durata superiore a 40 giorni e l’indeboliet­o permanente dell’organo della masticazio­ne». La parola al processo.

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In piscina Nel mirino un atleta (archivio)

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