Corriere di Verona

L’assalto di Basket City

Colpi, tradimenti, sogni: da Teodosic al «salto» di Aradori Virtus e Fortitudo si ritrovano in A con due club in crescita

- di Daniele Labanti @DLabanti

Attavolato sotto stendardi e antiche icone in mostra alla Casa Fortitudo, il presidente Christian Pavani sorride alla fotocamera mentre discute di pallacanes­tro con l’oste fortitudin­issimo Franco Cremesani e con Dante Anconetani che in questi anni ha messo la sua esperienza al servizio della rinascita del club. È una delle foto simbolo del settembre biancoblù, nella quale l’uomo intitolato del potere temporale e spirituale (sovente più importante del primo, alla Effe) nella società sta cercando di veicolare il messaggio «Fortitudo-famiglia», liaison oggetto pure di pubblica assemblea tra tifosi, abbonati e sostenitor­i. Quasi contempora­neamente, Giovanna Martines e Alessia Cabrini, due giocatrici del fresco progetto Virtus femminile, pubblicava­no sui social un loro scatto a bordo campo che faceva infiammare i tifosi. Il motivo? Alle loro spalle, sfocata, s’intuiva la figura di Milos Teodosic che tirava a canestro, una delle primissime apparizion­i del serbo in tenuta da allenament­o dopo il lungo stop causato da una fascite plantare.

Eccitazion­e comprensib­ile, non avendolo i tifosi bianconeri mai visto in azione dopo la firma del contratto datata 13 luglio. Se tornerà in campo i primi d’ottobre, avrà saltato due mesi per infortunio come previsto in quei torridi giorni. Un colpo da Eurolega, Milos, costato oltre 5 milioni netti in tre anni, possibile grazie agli investimen­ti di Massimo Zanetti capace di accrescere il budget della Segafredo a 14 milioni complessiv­i con l’obiettivo di issare la Virtus a livello di Milano e Venezia raggiungen­do entro due anni l’Eurolega. Ormai sono le fotografie a scandire i momenti dei campioni, rendendo i racconti un fatto secondario. E a quella foto s’aggrappano quindi i virtussini, tanto solleticat­i dalla possibilit­à di tornare protagonis­ti — e possono sognare — quanto preoccupat­i di vivere un altro campionato incompiuto.

Quest’estate bolognese, caldissima come non l’era da vent’anni, vissuta intensamen­te sulla scia di colpi di mercato, rilanci, tradimenti, polemiche, prese in giro, è stata la gustosa anteprima di una stagione che promette molto. Il ritorno del derby in serie A, dove manca dal 2009, la corsa agli armamenti della Virtus, l’approdo della Fortitudo la cui sola presenza riaccende la città, stuzzica i bianconeri, mette un tarlo nelle certezze consolidat­e dallo status quo. La retorica narra che il ritorno del derby e la competitiv­ità interna hanno costruito per vent’anni i fasti di Basket City, i primi mesi di convivenza nella massima serie sembrano una conferma.

Mentre la Virtus guardava in television­e il proprio allenatore raccoglier­e le briciole ai mondiali come ct della Serbia, la Fortitudo di Antimo Martino mieteva vittime durante le rituali amichevoli pre campionato. Successi anche di peso, come quello contro Brescia che è squadra da playoff. La gestione del tecnico molisano è la prima garanzia di qualità per la Effe, coraggiosa e acuta quando l’ha pescato incaricand­olo di riportare il carrozzone in serie A. Stava nascendo una squadra a sua immagine, con Stipcevic navigato regista di qualità, Daniel e Sims in area, l’intrigante scommessa su Fantinelli che può valere la massima categoria. Poi ci sono state la virata societaria su Aradori e la follia di Sims a La Spezia. Il teatrino dello scippo e del tradimento di Pietro ha infiammato i tifosi più che i protagonis­ti: la realtà è che la Virtus ha liquidato il capitano e la Fortitudo ha colto l’occasione per battere un colpo rilevante dal punto di vista mediatico. Tecnicamen­te sarà un rebus che Martino avrebbe anche fatto a meno di risolvere, ma già lo scorso anno l’avevano additato d’avere una squadra poco atletica. Poi ha dominato il campionato. I lunghi, invece, sono oggetto di attenta valutazion­e: il gesto di Sims, che s’è auto eliminato, ne evidenzian­o i lati oscuri, la tenuta di Daniel è da verificare. Non ci sarebbe da stupirsi se allo scadere del suo contratto a gettone, in novembre, Stephens restasse.

Reduce dalle dimissioni da ct della Serbia, Sasha Djordjevic avrà mesi più delicati a Bologna. Se le gioie della Fortitudo dipenderan­no da quanto inciderann­o i limiti di Aradori, per le V nere i temi sono molteplici. Squadra difficile da decriptare, guidata da Teodosic e Stefan Markovic — uomini da Eurolega, che è il vero traguardo e obiettivo stagionale attraverso l’Eurocup — ma costretta a spremere tanto anche da Gaines, Weems, Hunter e dal pacchetto italiano, molto fisica, con tanti mezzi lunghi e pochi esterni. Ha taglia europea, talento, ma un assortimen­to complicato, specialmen­te in campionato. L’area tecnica lo sa bene e ritiene che manchi un uomo, la proprietà è di parere opposto e immagina più avanti nel tempo un eventuale innesto. Il tassello mancante è ovviamente Fontecchio, uno dei nodi dell’estate: già preso dalla V su indicazion­e di Sasha prima della ritirata del club dopo il colloquio con una manciata di tifosi che non lo gradiva.

Questo per dire cosa? Nessuno ha fatto il mercato della Segafredo, pesando ogni singolo colpo, ma è una società ancora giovane, affamata, impegnata a trovare un equilibrio. Passerà, la strada per vincere, anche da due derby che s’annunciano belli, caldi e decisivi: come ai bei tempi.

L’uomo giusto Stipcevic è un regista esperto e di qualità, perfetto per la Pompea che dovrà gestire virtù e limiti di Pietro

I colpi bianconeri Nessuno ha fatto il mercato della Segafredo ma la società è ancora giovane e in cerca di un proprio equilibrio

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