Corriere di Verona

Peterson e la serie A «Milano ribaltata Sì, è la più forte ma ha tante rivali»

Armani ha rivoluzion­ato società e roster, portando via dall’America il miglior coach italiano: dopo anni di sofferenze e spese a volte sbagliate, i biancoross­i lanciano il loro attacco a campionato ed Eurolega

- di Luca Aquino

Dan Peterson, come accade da diversi anni, sulla ideale griglia di partenza del campionato di Serie A tutti saranno all’inseguimen­to di Milano?

«La carta dice questo, ma in due degli ultimi tre anni lo scudetto è andato a Venezia. L’Olimpia ha fatto una rivoluzion­e in estate e tutti vogliono vedere i risultati. Hanno preso un grande allenatore che sa cosa sia l’Eurolega e cosa significhi vincere. Hanno messo assieme una bella macchina, sono i favoriti, ma alle loro spalle c’è una bella concorrenz­a, a cominciare da Venezia. Eppoi, l’anno scorso chi avrebbe detto che la finale scudetto sarebbe stata Reyer-Dinamo Sassari?». L’uomo copertina del nuovo campionato è Ettore Messina?

«Un anno da vice ai Los Angeles Lakers, cinque ai San Antonio Spurs, poi i titoli vinti a Bologna, Treviso e Mosca. Il suo curriculum parla da solo». Quali sono i benefici che porterà a Milano e al campionato?

«Ettore è un allenatore di grandissim­a serietà, esige grande impegno e senso di urgenza. La sua squadra dovrà giocare in questo modo. La scorsa stagione hanno avuto qualche problema, con Messina ne avranno forse zero».

Se Messina è il grande colpo dell’estate, sul campo ci sono stati i botti degli arrivi di Milos Teodosic alla Virtus e di Sergio Rodriguez all’Olimpia.

«Altri due giocatori che, come Messina, hanno un curriculum che parla per loro. Due playmaker eccezional­i, hanno giocato in Nba, vinto titoli in Europa. Sanno quello che serve e sono sicurament­e i due acquisti “boom” dell’estate di mercato».

Se Milano parte favorita, la Virtus vuole proporsi come sua grande antagonist­a. Come le pare la Segafredo?

«L’anno scorso non ha fatto i playoff per un millimetro, ma Djordjevic ha dato un grande segnale vincendo la Champions League. Mi è piaciuta l’impronta difensiva data da Sasha, la Virtus ha giocato un basket molto sintetico e concreto, non hanno sprecato niente, poche cose fatte bene. Ovviamente Teodosic non vince da solo e nemmeno Djordjevic dalla panchina, hanno bisogno che almeno altri quattro giocatori della squadra emergano per essere in grado di competere con le grandi, ma sono intenziona­ti a farlo».

Si parla di Milano e Virtus, ma lo scudetto è sul petto della Reyer Venezia.

«Un club vecchio stile, quando le squadre tenevamo lo stesso telaio per anni facendo al massimo due aggiustame­nti ogni estate. A quei tempi, il mercato non era sempre aperto, non si tagliavano gli americani. È molto più importante allenare che fare mercato».

Chi può impensieri­re Milano?

«Le squadre di cui abbiamo parlato e anche Sassari. Però ci sono sempre sorprese, guardate Cremona e Brindisi lo scorso anno. In Supercoppa ci saranno le due finaliste playoff e le due finaliste di Coppa Italia: Milano non c’è, è un segnale che avrà grande concorrenz­a».

È anche il campionato dei ritorni di piazze storiche.

«Treviso, Fortitudo e Roma sono tre grandissim­i recuperi, tre club che hanno vinto scudetti e coppe. E soprattutt­o segna il ritorno del derby».

È la ciliegina sulla torta?

«Il ritorno del derby di Bologna avrà un impatto positivo su entrambe le squadre, anche quando non giocano l’una contro l’altra. Se la Fortitudo vincerà, la Virtus non vorrà essere da meno e viceversa, in città si vive di sfottò, ci sono grandi motivazion­i. Il derby fa bene ai due club, alla Serie A e a Bologna. Con la Virtus da sola, non era più Basket City. Ha vinto una coppa lo scorso anno, ma poi è finita lì. Avere i cugini in A, e vale per entrambe le squadre, cambia tutto, rende tutto più frizzante e incandesce­nte spronando i due club a fare il meglio. Tutte e due possono fare i playoff».

Una costante di questi ultimi anni è Trento. Riuscirà a rimanere ancora al vertice?

«Trento è un’altra società abituata a non cambiare troppo: Forray è lì da un secolo, Buscaglia c’è stato per oltre dieci anni, Trainotti c’è sempre. Lo scheletro del club è inalterato, come la filosofia. Si lavora con serietà e senza proclami, lasciando che sia il campo a parlare come ha fatto con le due finali scudetto. Ora hanno cambiato in panchina, affidandos­i a un coach emergente che ha fatto un lavoro eccellente a Cantù».

Messina è reduce da una lunga esperienza nella Nba ed è bravissimo: forse con lui l’Olimpia avrà zero problemi. Ma la concorrenz­a non manca, a cominciare da Venezia e poi la Virtus: le ultime stagioni insegnano che è più importante allenare bene che fare mercato

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 ??  ?? Al lavoro Ettore Messina mentre allena la superstar Rodriguez e Cinciarini Sotto Moraschini e Mack, due dei nuovi arrivi a Milano (foto Olimpia Milano)
Al lavoro Ettore Messina mentre allena la superstar Rodriguez e Cinciarini Sotto Moraschini e Mack, due dei nuovi arrivi a Milano (foto Olimpia Milano)

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