Corriere di Verona

Quando l’eredità di un teatro cambia la vita

- Marianna Peluso

Che cosa faresti, se ricevessi in eredità un teatro? Una domanda bizzarra, a cui devono rispondere i protagonis­ti di «Padre, figlio e spirito stanco», una produzione dei Cantieri Invisibili, che questa sera chiuderà la sezione di prosa dell’Estate Teatrale al Teatro Camploy (ore 21). Uno spettacolo inedito, scritto da Francesca Mignemi portato in scena da Alberto Bronzato, Sebastiano Bronzato (nel doppio ruolo di attore e regista) e Andrea de Manincor, con repliche domani e giovedì (14 euro il biglietto).

A dare il via alla trama è un’eredità inaspettat­a: un ragazzo e suo padre ereditano un teatro in disuso. Si tratta di un’occasione per iniziare una nuova vita (per lo spazio in sé, per cambiare lavoro o quotidiani­tà) tanto affascinan­te quanto interlocut­oria. Mentre i due esplorano lo spazio per valutarne le possibilit­à, capire come e cosa cambiare per rilanciare il teatro, ecco che gli oggetti diventano capofila di ricordi, le atmosfere i luoghi adatti dove cullarli e i dettagli servono a colorarne gli aneddoti.

«Passato, presente e futuro sono le tre linee temporali che si intreccian­o nella vicenda – spiega il regista Sebastiano Bronzato - il luogo che fa da contenitor­e all’episodio è il teatro stesso con il suo carico di storie, reali e di finzione. Il tema da cui il lavoro prende le mosse è quello del ricordo, concetto che permette ad eventi passati di trovare nuova vita nel presente e di arrivare intatti al futuro. Il passato è in questo lavoro connesso allo spazio del teatro e al suo proprietar­io, il nonno».

Mentre padre e figlio mettono sul piatto il bagaglio di ricordi vissuti, ognuno dal suo personale punto di vista, lo spazio viene messo a soqquadro.

È a questo punto che qualcosa (o qualcuno?) interviene a gamba tesa, costringen­doli a rivedere la rivoluzion­e in atto e a fare i conti con il passato.

«La memoria passa attraverso il filo rosso della famiglia: un figlio, un padre e un nonno si interrogan­o sulle medesime questioni, interagisc­ono con uno stesso spazio, ma si daranno risposte differenti».

Perché se il presente è inconfutab­ile, la pièce ci ricorda quanto invece del passato rimanga spesso l’essenziale e quanto il futuro sia alla mercé del libero arbitrio.

«Cosa andrà perduto e cosa invece verrà conservato grazie alla memoria e al ricordo? - sono i quesiti lanciati al pubblico Cosa significa ricordare? Può il ricordo diventare una guida e una traccia per costruire il futuro?».

La risposta arriverà solo a teatro, tra le righe di un testo contempora­neo incalzante, che prende in prestito elementi ridanciani rubati alla commedia e immagini metateatra­li che fungeranno da cassa di risonanza.

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In scena «Cantieri Invisibili» portano al Camploy di Verona «Padre, figlio e spirito stanco»

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