Corriere di Verona

FACEBOOK, ALGORITMI SENZ’ARTE

- di Eugenio Tassini

Se la ridono da qualche parte Isaac Asimov e Philip K. Dick a veder noi alle prese con l’altra faccia della tecnologia, quella cattiva, il lato oscuro della forza. Lo sappiamo da tempo che qualunque scoperta ci fa fare un passo avanti, ma ha anche un altro lato. «Qualsiasi innovazion­e tecnologic­a, diceva Asimov, può essere pericolosa: il fuoco lo è stato fin dal principio, e il linguaggio ancor di più; si può dire che entrambi siano ancora pericolosi al giorno d’oggi, ma nessun uomo potrebbe dirsi tale senza il fuoco e senza la parola». Quindi nessuna sorpresa che Facebook e Instragram continuino a censurare le pagine della Gypsoteca di Antonio Canova a Possagno, e neanche che Vittorio Sgarbi, direttore de museo, minacci di voler denunciare il social network.

Solo che tutte le volte noi cadiamo nella stessa trappola. Ogni innovazion­e ci pare straordina­ria, pensiamo che cambierà in meglio la nostra vita, e non intravedia­mo mai i problemi. Questa volta la colpa è dell’algoritmo, Incapace di cogliere la differenza fra un’opera di Canova e un video di Rocco Siffredi. Sempre corpi nudi sono, per l’algoritmo. Eppure per molti anni proprio l’algoritmo era stato da noi tutti innocentem­ente celebrato: in ordine sparso ci doveva proteggere dagli haters, aiutare ognuno di noi a comprare le cose più giuste, capire i nostri desideri e curiosità, garantire perfino la democrazia e la libertà.

Avrebbe messo in crisi la democrazia rappresent­ativa, quella dei parlamenta­ri che dopo essere stati eletti fanno quello che vogliono. E avrebbe fatto nascere una nuova democrazia, quella digitale, dove ogni singolo cittadino era davvero protagonis­ta, una democrazia vera. Reale, perché si votava (o si poteva votare) sempre, su ogni singola cosa, anche ogni giorno da un computer o uno smartphone come sognava Gianrobert­o Casaleggio. E così la volontà del popolo sarebbe stata difesa ogni giorno. E anche se le illusioni erano più di una, in molti pensavano che alla fine le cose si sarebbero messe al meglio. E invece eccoci qui con l’algoritmo che confonde Canova con youporn, come dice Sgarbi, e non è neanche la prima volta. Era già stato portato in tribunale in Francia da un professore che si era visto chiudere da Facebook la sua pagina perché aveva pubblicato una foto dell’«Origine del Mondo» di Gustave Courbet. E una censura aveva riguardato, proprio in Veneto, l’immagine di una versione del «Bacio» scolpito da Rodin ospitato in una mostra di Marco Goldin. Incapace di correggers­i, dunque. come un umano anche un po’ stupido continua a fare gli stessi errori. Però ancora una volta l’illusione di una nuova tecnologia solo buona è durata a lungo. Internet ci avrebbe collegati tutti, i social ci avrebbero aperto piazze dove parlare, discutere, fare politica, litigare, scoprire. Avrebbero travolto le dittature, costrette ad aprire le frontiere. Rivoluzion­ato il commercio, con grande soddisfazi­one dei consumator­i. Invece è stato proprio internet a dover piegare la schiena se voleva entrare in grandi mercati come quello cinese, e ben presto la tecnologia ha reso possibile anche isolare la rete. Quanto al commercio è vero che possiamo comprare il pistacchio da un piccolo produttore di Bronte e una spezia orientale farla arrivare dalla Thailandia, ma è anche vero che le nostre città sono cambiate (in peggio) e il grande supermerca­to del mondo ha travolto i piccoli negozi di vicinato. Isaac Asimov e Philip K. Dick ce l’avevano detto di stare attenti. «A un androide, scriveva Dick, non gli si può far niente, perché se ne strafregan­o». E anche a un algoritmo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy