Furti nelle chiese scattano le contromisure
La razzia a San Zeno riaccende i riflettori sul fenomeno. Monsignor Ballarini: colpo al cuore
A San Zeno l’ultima razzia di una lunga serie di furti nelle chiese, che ora corrono ai ripari potenziali le misure di sicurezza.
È stata l’ultima razzia di una lunga serie. Una delle più clamorose, visto il luogo, altamente simbolico. Con un dettaglio non insignificante: il colpo messo a segno domenica a San Zeno, in pieno giorno, durante la messa, ha riguardato una chiesa di interesse storico, colmo di opere d’arte e, per questo, circondata da telecamere. Ma da almeno un paio d’anni, anche alle parrocchie più piccole è stato raccomandato, da parte della diocesi, di munirsi di un sistema di video sorveglianza. Un punto, essenziale, di quello che è un vero e proprio «vademecum»: ai sacerdoti viene raccomandato di assicurarsi contro i furti e di chiudere le chiese se non c’è nessuno disposto a sorvegliarle durante il giorno. Regole che sono state adottate ormai da molte comunità, spesso con il contributo dei fedeli. A preoccupare la diocesi è la frequenza con cui le parrocchie vengono prese di mira. Spesso si tratta del «classico» furto nelle cassette delle offerte, con ladri improvvisati che entrano di giorno, mentre le porte delle chiese sono aperte, ma le navate rimangono deserte. Altre volte l’obiettivo è più studiato: come nel caso del santuario di Santa Teresa, in zona Fiera, che conta moltissimi pellegrini durante l’anno e ha, al suo interno anche un negozio di souvenir. Lì, a febbraio, gli «ignoti» sono riusciti a trafugare ventimila euro. Ma ci sono anche episodi difficili da spiegare con la semplice logica del guadagno: è il caso dei tanti furti di reliquie che sono avvenuti negli ultimi anni. A maggio è stata colpita la chiesa del Divin Lavoratore, a due passi dal Policlinico, dov’era esposta una statua della Vergine con in mano un rosario appartenuto ai pastorelli di Fatima. Tra il 2017 e il 2018 la lunga scia nelle chiese della Bassa, da Albaredo d’Adige a Venera di Sanguinetto, dove sono state asportate reliquie di santi e beati veronesi come Giuseppe Bertoni.
Ma l’elenco potrebbe continuare a lungo.Quanto al furto a San Zeno, con la denuncia, sporta ieri, è arrivata una prima stima della somma sottratta: la piccola cassaforte che i ladri sono riusciti a portare via con loro conteneva circa due - tremila euro. Potevano essere molti di più, dato che pochi giorni prima erano stati raccolti i soldi necessari per un viaggio in Terrasanta. La beffa: il tutto è avvenuto mentre il parroco - abate, monsignor Giovanni Ballarini celebrava messa, con la lettura tratta dal Vangelo secondo Luca, «Non potete servire Dio e la ricchezza».
Alla fine della funzione , ha trovato la stanza della canonica, sempre nel complesso dell’abbazia, completamente a soqquadro. Tavoli e sedie rovesciate, le carte sparpagliate ovunque. «È stato un colpo al cuore vedere quello che hanno fatto – spiega monsignor Ballarini –. Sicuramente hanno agito in gruppo, organizzati, con arnesi per lo scasso. E temo che il furto fosse studiato: sapevano benissimo da dove arrivare e quando colpire». Il gruppo di ladri è entrato dal giardino che confina con la chiesa a nord, il lato opposto a quello della piazza, molto più frequentato, in particolare di domenica, e ha forzato una pesante porta di ferro. Chissà se anche la basilica provvederà a rafforzare le misure di sicurezza. Nelle parrocchie più piccole, le contromisure sembrano funzionare: ne sanno qualcosa a Novaglie, in Valpantena, dove i fedeli hanno deciso di installare delle videocamera dopo una lunga scia di furtarelli. Da allora i ladri se ne sono stati alla larga.
L’abate Temo che il furto fosse studiato: sapevano benissimo da dove arrivare e quando colpire