IL PRIMATO DELLA SALUTE
Come va la salute della salute in Italia? E nelle venti regioni che la compongono, considerata la grande (troppo) variegata situazione sanitaria territoriale? A dare una risposta è un volume dell’Istat che cerca di fare un bilancio degli ultimi dieci anni della salute nelle regioni italiane. Ne esce, come si accennava, un affresco con diversi colori. Precisamente cinque, che sono appunto i colori utilizzati dall’Istat per scomporre la qualità della salute nel paese individuando cinque grandi gruppi di regioni più o meno virtuose in termini di capacità di cura e di prevenzione. Le regioni di «eccellenza» sono (purtroppo) solo due su venti, il Trentino ed il Veneto, accomunate dai migliori valori assunti da quasi tutti gli indicatori utilizzati dall’Istat e sintetizzati dall’elevata speranza di vita in buona salute per entrambe le componenti di genere e dal minor condizionamento del titolo di studio nella sopravvivenza a 90 anni, soprattutto femminile, il che significa una minore influenza delle disuguaglianze sociali sulla longevità. Inoltre nelle due regioni è particolarmente significativo il basso rischio di mortalità prematura, accompagnato dai buoni risultati del tasso medio di dimissioni per tumore negli adulti e dalla minore diffusione di due o più malattie croniche rispetto agli altri gruppi. Trentino e Veneto sono anche positivamente caratterizzati da fattori collegati agli stili di vita adottati dalla popolazione.
Ffra i quali il buon controllo dell’eccesso di peso, che si riflette su una prevalenza media di diabete e di ipertensione fra i più contenuti. Da segnalare inoltre la minor propensione media al tabagismo. Le aree di fragilità delle due regioni fanno invece riferimento ad un consumo di alcol decisamente sopra gli standard (quasi il 21% degli individui), alla mortalità per traumatismi e a una elevata incidenza della mortalità per disturbi psichici e malattie del sistema nervoso. Possiamo aggiungere due ulteriori osservazioni. La prima, negativa, è che in termini di cura e salute l’Italia è insostenibilmente disuguale, con sei regioni (tutte del sud, più il Lazio) definite «fragili» ed una – la Campania – in cui le condizioni di salute sono addirittura definite «precarie» dall’Istat. La seconda osservazione, questa volta positiva, è che di cancro si muore sempre di meno. Il calo, in dieci anni, sfiora il 10 per cento in Italia ed il 14 in Veneto, dove la riduzione delle morti per tumore premia soprattutto i maschi. Una ottima notizia, segno che l’azione combinata di stili di vita corretti, controlli precoci e terapie efficaci rendono il cancro una parola ma non più una sentenza.