Vilipendio, indagato il leghista Comencini
Offese al presidente Mattarella
VERONA«Questo presidente della Repubblica mi fa schifo». Parole che sollevarono un polverone quelle rivolte il 15 settembre al Capo dello Stato Sergio Mattarella dal deputato veronese del Carroccio Vito Comencini durante il raduno a Pontida. La Procura di Verona lo ha iscritto sul registro degli indagati per vilipendio: atti già trasmessi a Bergamo per competenza territoriale.
«Questo presidente della Repubblica, lo posso dire? Mi fa schifo». Parole che avevano sollevato un immediato polverone quelle rivolte il 15 settembre scorso al Capo dello Stato Sergio Mattarella dal deputato veronese del Carroccio Vito Comencini durante l’Assemblea federale Lega dei Giovani a Pontida. «Mattarella mi fa schifo! È un presidente che se ne frega del 34 per cento degli italiani e del partito più forte d’Europa», gridò Comencini dal palco. Frasi che difficilmente sarebbero potute cadere nel vuoto. Tanto che, dopo aver fatto subito il giro del web e scatenato un’autentica bufera politica, risultano ora al centro di un’inchiesta giudiziaria. Ad adottare l’iniziativa è stato il capo della Procura scaligera: «Io stessa ho provveduto ad aprire nei confronti del parlamentare un fascicolo per il reato di vilipendio nei riguardi del presidente della Repubblica -annuncia infatti il procuratore di Verona, Angela Barbaglio -. Da parte nostra si trattava di un atto dovuto a seguito di un esposto-denuncia. Adesso dovranno essere svolte comunque le necessarie indagini. Devo inoltre aggiungere che ho già trasmesso per competenza territoriale gli atti dell’indagine ai colleghi della Procura di Bergamo, provincia in cui ha avuto luogo il reato ipotizzato. A questo punto starà a loro decidere come procedere». Di fronte al polverone mediatico, Comencini reagì affermando che «se il presidente dirà di essersi sentito offeso o se qualcuno dimostrerà che l’ho insultato, sono disposto a chiedere scusa. Sono stati toni sbagliati ma ritengo legittimo poter esercitare il mio diritto di critica. Non era mia intenzione insultare Mattarella - aggiunse il deputato -. Non mi piace come si è comportato e non mi piace questo presidente della Repubblica ma non volevo essere offensivo. Poi tutto è discutibile e interpretabile, è difficile valutare cosa sia un’offesa». Dalle parole pronunciate sul palco da Comencini lo stesso Matteo Salvini aveva preso le distanze: «Sono toni sicuramente sbagliati - commentò il segretario leghista -. Sono convinto che si debba mantenere il rispetto, ma è anche chiaro che la maggioranza degli italiani si sente tradita e presa in giro». E se le frasi di Comencini su Mattarella sfociarono ben presto in uno sdegno bipartisan, chi non si limitò alle sole parole era stato Mao Valpiana, esponente del Movimento Nonviolento: «Ho depositato alla Procura della Repubblica di Verona, sezione di Polizia Giudiziaria, un esposto - notizia di reato nei confronti del deputato Comencini, per vilipendio al Capo dello Stato - spiegò Valpiana 24 ore dopo il raduno di Pontida -. Il vilipendio compiuto da Comencini ha una doppia aggravante: è stato reiterato pubblicamente da chi avrebbe il dovere di essere fedele alla Repubblica e adempiere con disciplina e onore il proprio ruolo di rappresentante dei cittadini. Se alla fine dell’iter giudiziario l’imputato Comencini sarà condannato, come prevede la legge, sarò soddisfatto di aver compiuto il mio dovere di cittadino osservante la Costituzione» aveva concluso l’esponente del Movimento non violento. Ma cosa rischia Comencini? In base all’articolo 278 del codice penale «chiunque offende l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni». Deciderà la magistratura.