«Care aziende, ora assumeteli»
Il rettore: «Le aziende li assumano»
Cosa succede se la prima «bufala» è il sistema pensionistico italiano? O, almeno, come esso viene percepito dal grande pubblico. Non dev’essere stata la lezione più rilassante della loro vita, quella a cui hanno assistito ieri pomeriggio, al Polo Zanotto, 104 neodottori di ricerca. Ovvero, giovani tra i 26 e i trent’anni «freschi» di almeno otto anni di università che ora si accingono a entrare nel mondo del lavoro. Talvolta, nonostante i curriculum e il massimo dei titoli di studio, non senza difficoltà. Tradizione vuole che la cerimonia di proclamazione sia preceduta dalla «lectio magistralis» di un ospite di rilievo.
Quest’anno, l’Università di Verona ha optato per Tito Boeri, già presidente dell’Inps, ordinario di Economia del Lavoro alla Bocconi. Parlando di «bufale», il filo conduttore al centro della versione veneta della Notte europea della ricerca (che si è svolta ieri piazza dei Signori), Boeri ha citato uno studio (basato su di un focus group) commissionato dall’Inps sulla percezione del sistema pensionistico italiano. I risultati? Sconfortanti. «Due terzi degli intervistati — ha spiegato — si sono detti convinti che la previdenza sociale funzioni come una “piggy bank”, che ci sia un conto personale dal quale ognuno può prelevare. In pochi sanno che sono i lavoratori attuali a pagare le pensioni a chi non lavora
più».
Durissimo, ma non è del resto una novità, l’economista su Quota 100. «È stato detto che aiuta i giovani: niente di più falso. Non c’è nessuna correlazione diretta tra la creazione di posti di lavoro e una bassa età pensionabile. Anzi, è vero l’opposto. La riforma avrà un costo elevato: si parla di 50 miliardi in dieci anni». Ai neodottori di ricerca, Boeri ha rivolto un invito: «Portate avanti la battaglia per le competenze: in questo Paese dove tutti si sentono allenatori c’è ora più che mai la necessità di spiegare la complessità e di farlo in modo semplice. Non è semplice: c’è un ripudio politico verso la competenza, che crea l’illusione che tutti si possano occupare di tutto».
Ai neodottori sono arrivate
anche le congratulazioni del rettore Nicola Sartor, in uno dei suoi ultimi interventi dal «magnifico» (il cambio della guardia con il già eletto Pier Francesco Nocini è fissato per il primo ottobre). «Due terzi di voi sono donne — ha ricordato — e il 65% si è laureato in altri atenei». Quindi l’appello al mondo produttivo. «Spesso le aziende che dialogano con l’università ci chiedono qual è il modo migliore di fare innovazione. Senza dubbio investire nelle risorse umane, assumendo persone qualificate come i dottori di ricerca». La festa è proseguita nel cuore della città, in cortile Mercato Vecchio, dove, davanti alla scala della Ragione, c’è stato il rito del lancio del tocco, il tipico copricapo accademico.