Corriere di Verona

Studenti e prof a braccetto E dopo gli slogan le pulizie

In centro sfilano in diecimila: «Non possiamo più stare a guardare»

- Davide Orsato

All’altezza di lungadige Panvinio il serpentone non finisce più: sono le 11 e un’automobili­sta attende pazienteme­nte di poter lasciare il parcheggio. «Non avevo pensato alla manifestaz­ione - spiega sono almeno quaranta minuti che sono qui ferma». Ci sono tanti modi per pesare il «Friday for future» veronese, terza edizione dello sciopero globale climatico. La presenza, massiccia, dei ragazzi in piazza, la reazione delle scuole (la linea «permissiva» si è imposta con poche eccezioni: il liceo Galilei, gli istituti Marco Polo e Einaudi), l’ordine e l’organizzaz­ione con cui sono sfilati (non lasciando quasi la minima traccia del loro passaggio). Certamente, l’evento mondiale indetto dall’attivista Greta Thunberg, anche in riva all’Adige è stato un successo: più di diecimila i manifestan­ti, un numero lievemente maggiore a quello dello scorso marzo. Con loro, anche molti adulti, a cominciare da alcuni professori. Protagonis­ti, più dei cori (troppo difficile mettere d’accordo così tante persone da diverse scuole), i cartelli, dove gli studenti hanno dato libero spazio alla fantasia, all’ironia e alla provocazio­ne. C’è chi ha puntato sul vernacolo, con un riferiment­o al libro pubblicato da Greta («La finiseto de brusarme casa? / La smetti di bruciarmi la casa?»), chi sui giochi di parole («Ci avete rotto i polmoni»), chi su un inquieto umorismo: «Nonna dove si trovava Venezia?». Ma non sono mancati gli slogan politici, a partire da «Più giardini, meno Salvini» (con un riferiment­o a una rima ben più piccante, che non fece piacere all’allora ministro dell’Interno) e «Falce e martello: inquinare non è bello».

C’è chi dice di preferire un «hot date» (un «caldo» appuntamen­to) a un ahot planet», un pianeta bollente. Chi cita una serie di successo come «Il trono di spade» e dichiara che «Winter is not coming», l’inverno non sta arrivando. Accanto agli studenti, la «vecchia guardia» composta da ex sessantott­ini (con tanto di chitarre), iscritti Fiom (presenti anche una delegazion­e della Cisl scuola e della Cgil - Flc), alcuni dei quali hanno recuperato dei manifesti «retrò» («Smaltire le atomiche o fuori dalla Nato», è giusto un esempio). «Ho accompagna­to mia figlia — dice Michele, operatore sanitario che ha aderito allo sciopero indetto dalla Usb, tra le poche sigle a partecipar­e — secondo me con più coraggio ci sarebbe stata un’ampia mobilitazi­one». Tra i prof si distingue (con tanto di striscione) la rete «Sos: scuola offerta sostenibil­e». «Siamo un gruppo di docenti — spiegano Renata Simonetti ed Elena Tobaldini — impegnati da anni sui temi ambientali. La manifestaz­ione è solo una minima parte: lavoriamo ogni giorno nelle scuole, a cominciare dalla riduzione dell’uso della plastica».

E gli studenti, i protagonis­ti della giornata? All’arrivo davanti a palazzo Barbieri, c’è

Noemi Tanto il 70% dei ragazzi sfila soltanto per saltare scuola

La differenza Nelle scuole cittadine solo il 20 per cento in classe. Frequenza ben più alta in provincia

poco tempo per i comizi. «Non possiamo più rimanere fermi a guardare — è la sintesi di Camilla Velotta, coordinatr­ice della Rete degli Studenti, la principale organizzaz­ione studentesc­a presente — vogliamo investimen­ti per una scuola e un pianeta che non ci lascino con l’acqua alla gola».

Dopo la manifestaz­ione c’è chi ha voluto rendersi utile: un gruppo di studenti del Maffei è andato a fare pulizia nella zona di Castel San Pietro. Alla fine, alcune scuole sono state svuotate o quasi: solo il 20% degli studenti, in città, è rimasto a fare lezione. Alta l’adesione a Villafranc­a e a San Bonifacio, più bassa nell’estrema periferia della provincia. «Sono l’unica della mia scuola di Castellett­o di Brenzone — racconta una ragazza — ma non volevo mancare». Non che la scelta di andare comunque a scuola sia stata meno ponderata: «Troppo comodo lo sciopero “autorizzat­o” — afferma una ragazza del Maffei, rimasta in classe con tre compagni — per l’ambiente preferisco fare qualcosa di concreto».

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Il «futuro» in prima fila I bambini hanno aperto la manifestaz­ione sul clima , seguiti dagli studenti delle scuole veronesi (fotoserviz­io Sartori)
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