Laureati in corsia, il ministro: «Soluzione più complicata»
Speranza apre invece all’assunzione degli specializzandi. E le Regioni gli scrivono
Marcano stretto il governo, le Regioni, decise a far diventare legge il documento con i 16 interventi per fronteggiare la carenza di medici elaborato dal Veneto e approvato giovedì da tutti i governatori. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha scritto una lettera al ministro della Salute, Roberto Speranza, nelle cui mani è stato consegnato il piano. «Auspico che le proposte regionali siano condivise dal governo e tradotte in normative straordinarie e urgenti per non mettere a rischio la tenuta del nostro sistema sanitario — scrive Bonaccini —. Con l’occasione rappresento la piena disponibilità delle Regioni a definire un serrato calendario dei lavori».
Dal canto suo Speranza, intervistato dal Tg3 proprio sulla mancanza di 50mila camici bianchi negli ospedali italiani (1300 in Veneto), ha dichiarato: «Abbiamo bisogno di trovare soluzioni immediatamente, con le professioni e con le Regioni, partendo dal superamento di quei tetti alla spesa che in questi anni sono stati troppo rigidi e hanno bloccato l’accesso di nuove professionalità al sistema». Quanto al documento delle Regioni, che prevede l’assunzione di specializzandi e laureati abilitati ma senza specializzazione, il ministro della Salute ha detto: «Possiamo lavorare sull’idea degli specializzandi, l’altra strada è molto più complicata. Quel che è certo è che dobbiamo dare una risposta, abbiamo bisogno di inserire nuovo personale nel Sistema sanitario nazionale». Ma al momento la precedenza va all’abolizione del superticket di 10 euro. «La nostra priorità è la lotta alle diseguaglianze — ha annunciato Speranza — dobbiamo dare una mano a chi è rimasto indietro in questi anni. Penso ad esempio alle tante persone che non si curano come dovrebbero per motivi economici. La Costituzione dice che la salute è un diritto fondamentale dell’individuo e togliere il superticket è un segnale che va in questa direzione, perché aiuta le persone ad accedere meglio e in maniera più efficace ai servizi del nostro sistema sanitario». Va detto che il documento delle Regioni necessita di una copertura finanziaria non indifferente, se solo la giunta Zaia ha previsto 25 milioni di euro per l’assunzione di 500 non specialisti da impiegare nei Pronto Soccorso (320), nelle Medicine e nelle Geriatrie (180). Alla prima selezione lanciata il 15 settembre per i 320 del Pronto Soccorso hanno già risposto in 130 e c’è tempo fino al 3 ottobre. Il 15 del mese prossimo uscirà l’avviso di selezione per gli altri 180.
Tornando alla copertura economica, ragiona Pierpaolo
Roberto Speranza Bisogna trovare soluzioni subito. Possiamo lavorare sull’idea degli specializzandi
Baretta, sottosegretario all’Economia: «L’emergenza medici c’è di sicuro e trascende la singola regione, è un problema nazionale. C’è bisogno di un piano straordinario del governo, stiamo facendo le necessarie valutazioni».
Intanto i sindacati non nascondono la propria contrarietà a un piano che prevede anche di spostare l’età pensionabile degli ospedalieri da 65 a 70 anni. «Una follia — commenta Daniele Giordano, segretario regionale di Cgil FP — parliamo di professionisti sottoposti a un lavoro massacrante, giorno, notte e pure nei festivi. Noi siamo per aumentare le borse di studio per gli specializzandi. Se invece si vuole scardinare il sistema inserendo laureati con una formazione diversa e magari assunti a partita Iva, ci batteremo per impedirlo». In linea la Cimo, con il segretario Giovanni Leoni: «Con i 25 milioni stanziati dalla Regione, si possono immettere nelle Scuole di specialità altri mille iscritti, che si sommerebbero agli attuali tremila, tra Padova e Verona. Assumiamo quelli del quarto e quinto anno e facciamo spazio ai nuovi: la formazione deve restare in capo all’Università. I neolaureati — chiude Leoni — non sanno cosa li aspetta, non hanno i requisiti di base per garantire l’assistenza ai malati, perché devono formarsi».