Mantovani recupera il ramo di Coge
Ok del giudice alla restituzione di strutture e appalti finiti all’azienda fallita
La Mantovani recupera il ramo d’azienda affittato alla fallita Coge Mantovani. La novità rilevante nella tormentata vicenda dell’azienda di costruzioni legata portata alla crisi dal Mose è arrivata ieri sera dal tribunale di Padova, dove il giudice delegato per la procedura del fallimento Coge Mantovani, Giovanni Amenduni, ha autorizzato il curatore Michele Antonucci a riconsegnare il ramo che era finito in Coge Mantovani, compresi i tre appalti ancora attivi (l’ospedali di Mestre e il centro protonico di Trento e il terminal portuale di Fusina) alla casa madre Mantovani, che attende il via libera al concordato.
Novità rilevante che può ridare un minimo di prospettiva ai dipendenti e che chiude positivamente la richiesta avanzata dalla stessa Mantovani, dopo il fallimento dell’azienda di Coge Mantovani, che era stato dichiarato il 13 settembre e che ora seguirà la sua strada in via separata (l’esame dello stato passivo è statop fissato il 6 marzo 2020).
A quella data il piano più volte prospettato davanti ai giudici fallimentari nel corso dell’estate di una ricapitalizzazione attraverso capitali pakistani (Burki Group e Naveed Construction con sede a Islamabad) non si era materializzato. «Abbiamo fatto il possibile per agevolare l’aumento di capitale. Purtroppo la partita non è andata a buon fine», aveva detto e l’avvocato Bruno Fondacaro in rappresentanza del gruppo Coge. Una svolta che aveva lasciato a casa gli ultimi 20 dipendenti rimasti dei 116 ancora in forza alla società lo scorso novembre. La maggior parte di loro si è era licenziata per avere almeno la disoccupazione. Oggi tutti avanzano stipendi e indennità per oltre 700 mila euro; milioni di euro invece il passivo dell’azienda, che ora passerà al vaglio del curatore fallimentare Michele Antonucci.
L’affitto del ramo d’impresa era iniziato nel 2018. Subito i guai. Dei 193 milioni di euro di cantieri che la Coge aveva ereditato dalla Ing. E. Mantovani, già entrata nella procedura di concordato, non erano rimasti che pochi milioni. Alla fine è prevalsa la soluzione di permettere al curatore di sciogliere il contratto d’affitto con la casa madre e «restituire» Coge alla ditta in concordato.