Supercoppa e Champions, Cavaion come il Real
Battuto Castellaro in finale. Ma le regole allontanano lo sponsor
Dentro la dittatura c’è dell’involontario bon ton. Mezza torta a me, mezza torta a te. La rivalità sovrana del tamburello, il paesino veronese di Cavaion contro il minuscolo borgo mantovano di Castellaro, una trentina scarsa di chilometri e il lago di Garda a lambirli, finisce anche quest’anno pari e patta. Al Cavaion la Coppa Europa e la Supercoppa, al Castellaro scudetto e Coppa Italia. Identico segno X un anno fa, due a due, ma a trofei invertiti.
Un monopolio? Sì, ma prossimo allo scossone. «Intanto ringraziamo il nostro sponsor, la Peroni Marmi, per questi anni fantastici — dice Edoardo Peroni, tecnico del Cavaion — Ora per noi potrebbe iniziare un nuovo ciclo, Castellaro sarà sempre al top, subito dietro credo subentreranno Solferino, Arcene e per il territorio veronese Sommacampagna». Il tamburello pone paletti agli investimenti sotto forma di quote e punteggi, sulla carta serve per favorire un ricambio ai vertici di classifica, secondo lo sponsor Guido Peroni è però «un metodo poco democratico e allora preferiamo lasciare: il Cavaion andrà avanti con un budget minore».
L’inchiostro, nel frattempo, è ancora caldo. La quinta Coppa Europa sollevata negli ultimi sei anni — parliamo della Champions League del tamburello — risale a due giorni fa in casa a San Pietro in Cariano, si riprendeva dall’11-10 sul Castellaro maturato in Francia a luglio con interruzione per scarsa visibilità, alla fine 13-10 e ulteriore gallone in bacheca: l’altra griffe stagionale, in Supercoppa, 2-0 sui mantovani, dopo che questi s’erano presi la Coppa Italia e il tricolore sorpassando Cavaion nello scontro diretto dell’ultima giornata. «Dopo la Coppa Europa siamo andati a cena a Lazise per festeggiare con giocatori, staff, società, sponsor. Siamo uno dei club più solidi degli ultimi anni, un ambiente tranquillo, l’ideale per lavorare bene. Nel 2017 avevamo vinto tutto, fra l’anno scorso e oggi con Castellaro siamo 4 a 4. Adesso si stacca fino a gennaio, poi a marzo ricomincerà un altro capitolo».
Così il Peroni della panchina, Edoardo, già «Premio Cangrande Allenatore 2019» agli oscar dello sport veronese, ex artigiano, figlio di una disciplina che nella sua Valpolicella animava le domeniche in piazza delle contrade, lui che ai bordi di quel rettangolo da 80 metri per 20 — dopo aver studiato alla scuola piemontese del tamburello e aver iniziato nel ’94 allenando i giovani del Cavaion — s’è ritagliato soddisfazioni in sequenza. «Dobbiamo sempre ricordare la svolta, nel 2008, con l’ingresso in società di Guido Peroni e della sua azienda. Eravamo in D, loro volevano la serie A, ci siamo arrivati grazie a quattro promozioni di fila», sottolinea lo Special One ripensando, magari, a storie come quella del francese Yohan Pierron, leader di squadra, soffiato anni fa alle pretendenti garantendogli il posto nella fabbrica di marmo. Archiviata l’ennesima arrampicata in cima all’Italia e all’Europa, dalle parti di Pierron e soci ci si può concedere il tempo di lucidare i gioielli. Se gli anni 60 furono targati Quaderni e gli anni 80 Bussolengo, il registro degli anni Duemila del tamburello veronese si abbevera al Cavaion. La provincia più scudettata della Penisola (28 titoli italiani) e il suo «Real Madrid». Una pagina, come il marmo, da esportazione.
La sfida in pareggio
Il Castellaro ha vinto scudetto e Coppa Italia, al Cavaion Supercoppa e quinta Coppa Europa
Campione al lavoro
A Pierron, leader della squadra, è stato offerto un posto nella fabbrica di marmo
Il tecnico Saremo sempre al top ma arriveranno altri pretendenti
Lo sponsor Nei vincoli c’è poca democrazia Allora preferiamo lasciare