Cassamarca, via i sindaci Pronto il piano triennale
Garofalo discute con il ministero: «Le dimissioni? Avvicendamento tecnico»
Fondazione Cassamarca, Garofalo chiude con il ministero la trattativa sul piano triennale. Mentre si chiude con le dimissioni il braccio di ferro con il collegio dei sindaci. La partita dell’uscita di scena della terna composta da Roberto Rizzi, Ilenia Zanutto e Daniele Vanin era iniziata a luglio e l’atto finale si è consumato la scorsa settimana, con le dimissioni. Il nuovo collegio sarà ora presieduto dal commercialista trevigiano Mario Toso. Esito finale di un confronto teso con il presidente di Cassamarca, Luigi Garofalo, che era culminato la scorsa primavera con la terza bocciatura consecutiva del bilancio, relativa a quello 2018, chiuso con una perdita di 78 milioni di euro; il primo bilancio firmato da Garofalo sull’ultima fase della gestione del presidentissimo Dino De Poli.
E la tensione, dopo la terza pesante bocciatura al bilancio, sarebbe poi continuata anche dopo, fino all’estate, al punto da spingere i sindaci a mettere sul tavolo a luglio le dimissioni. Sindaci a cui non sarebbe piaciuto molto neppure la trattativa condotta di fatto in solitaria da Garofalo con il ministero sul piano triennale. Ricostruzioni tutte respinte da Garofalo: «Quello con i sindaci è stato un puro avvicendamento tecnico».
Restano i dubbi espressi dal collegio dei sindaci nell’ultimo bilancio, che avevano fatto da contraltare alla svolta in Fondazione inaugurata da Garofalo. Da un lato il primo anno del presidente, con la ripresa delle vendite immobiliari che hanno ridotto i debiti diretti della Fondazione con Unicredit da 28 a 11 milioni e quelli della controllata Appiani 1 da 160 a 125. Debiti ritenuti complessivamente coperti dal patrimonio mobiliare.
I sindaci però avevano confermato i dubbi di prospettiva sulla tenuta della Fondazione, o come lo avevano tradotto nella relazione al bilancio «la capacità di ottenere un riequilibrio strutturale della Fondazione e la continuità istituzionale di lungo periodo», anche a causa «di possibili effetti cumulati sul bilancio». Come la fidejussione della Fondazione sul debito di Appiani 1 con Unicredit e i 28 milioni di finanziamento della prima alla seconda sulla cui recuperabilità i sindaci non si erano espressi. E avevano chiesto un piano triennale che mostrasse la capacità di tenuta dei conti ma anche la ripresa delle erogazioni.
«Il capitale di dotazione di 180 milioni non è intaccato - è la replica del presidente - e le erogazioni corrispondono a vari milioni di euro, se si comprendono gli edifici messi gratuitamente a disposizione delle università, i servizi, le bollette dei consumi e parte delle retribuzioni ai docenti».
Si vedrà se il nuovo piano triennale 2019-’21 predisposto da Garofalo scaccerà i dubbi. Il dossier è già nelle mani della struttura del ministero del Tesoro che controlla le fondazioni. L’obiettivo di Garofalo è chiudere il confronto a metà ottobre, per renderlo pubblico, ottenuto il sì, insieme al bilancio di previsione 2020. La sostanza del piano è di ridurre drasticamente la perdita già dal bilancio di quest’anno, per tornare ad una gestione in utile nel 2021.