Corriere di Verona

Cassamarca, via i sindaci Pronto il piano triennale

Garofalo discute con il ministero: «Le dimissioni? Avvicendam­ento tecnico»

- Federico Nicoletti (ha collaborat­o Gianni Favero)

Fondazione Cassamarca, Garofalo chiude con il ministero la trattativa sul piano triennale. Mentre si chiude con le dimissioni il braccio di ferro con il collegio dei sindaci. La partita dell’uscita di scena della terna composta da Roberto Rizzi, Ilenia Zanutto e Daniele Vanin era iniziata a luglio e l’atto finale si è consumato la scorsa settimana, con le dimissioni. Il nuovo collegio sarà ora presieduto dal commercial­ista trevigiano Mario Toso. Esito finale di un confronto teso con il presidente di Cassamarca, Luigi Garofalo, che era culminato la scorsa primavera con la terza bocciatura consecutiv­a del bilancio, relativa a quello 2018, chiuso con una perdita di 78 milioni di euro; il primo bilancio firmato da Garofalo sull’ultima fase della gestione del presidenti­ssimo Dino De Poli.

E la tensione, dopo la terza pesante bocciatura al bilancio, sarebbe poi continuata anche dopo, fino all’estate, al punto da spingere i sindaci a mettere sul tavolo a luglio le dimissioni. Sindaci a cui non sarebbe piaciuto molto neppure la trattativa condotta di fatto in solitaria da Garofalo con il ministero sul piano triennale. Ricostruzi­oni tutte respinte da Garofalo: «Quello con i sindaci è stato un puro avvicendam­ento tecnico».

Restano i dubbi espressi dal collegio dei sindaci nell’ultimo bilancio, che avevano fatto da contraltar­e alla svolta in Fondazione inaugurata da Garofalo. Da un lato il primo anno del presidente, con la ripresa delle vendite immobiliar­i che hanno ridotto i debiti diretti della Fondazione con Unicredit da 28 a 11 milioni e quelli della controllat­a Appiani 1 da 160 a 125. Debiti ritenuti complessiv­amente coperti dal patrimonio mobiliare.

I sindaci però avevano confermato i dubbi di prospettiv­a sulla tenuta della Fondazione, o come lo avevano tradotto nella relazione al bilancio «la capacità di ottenere un riequilibr­io struttural­e della Fondazione e la continuità istituzion­ale di lungo periodo», anche a causa «di possibili effetti cumulati sul bilancio». Come la fidejussio­ne della Fondazione sul debito di Appiani 1 con Unicredit e i 28 milioni di finanziame­nto della prima alla seconda sulla cui recuperabi­lità i sindaci non si erano espressi. E avevano chiesto un piano triennale che mostrasse la capacità di tenuta dei conti ma anche la ripresa delle erogazioni.

«Il capitale di dotazione di 180 milioni non è intaccato - è la replica del presidente - e le erogazioni corrispond­ono a vari milioni di euro, se si comprendon­o gli edifici messi gratuitame­nte a disposizio­ne delle università, i servizi, le bollette dei consumi e parte delle retribuzio­ni ai docenti».

Si vedrà se il nuovo piano triennale 2019-’21 predispost­o da Garofalo scaccerà i dubbi. Il dossier è già nelle mani della struttura del ministero del Tesoro che controlla le fondazioni. L’obiettivo di Garofalo è chiudere il confronto a metà ottobre, per renderlo pubblico, ottenuto il sì, insieme al bilancio di previsione 2020. La sostanza del piano è di ridurre drasticame­nte la perdita già dal bilancio di quest’anno, per tornare ad una gestione in utile nel 2021.

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Alla guida Luigi Garofalo, presidente di Fondazione Cassamarca. Il piano triennale che indicherà le vie del risanament­o della Fondazione vive la fase finale del confronto con il Tesoro

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