Corriere di Verona

Le imprese: manovra senza visione

Gli industrial­i: «Cuneo fiscale, le risorse non bastano». Confartigi­anato: c’è qualche segnale

- Zambon

L’auspicio è di essere «stupiti» da una manovra «coraggiosa». Ma per ora, gli industrial­i veneti non danno la sufficienz­a alla manovra di bilancio in fase di elaborazio­ne. Per Piovesana (Assindustr­ia VenetoCent­ro) manca all’appello il sostegno alla produttivi­tà. Bonomo (Confartigi­anato) dice: «Qualche segnale positivo c’è ma continuiam­o a giocare in difesa, non basta». Il sottosegre­tario Baretta annuncia: «Gli investimen­ti Cipe vanno sbloccati».

Loro sono quelli che poco più di un anno fa alzavano le barricate contro il decreto «Indegnità», che hanno fatto il diavolo a quattro per la dispendios­a operazione spot su Quota 100, quelli a cui il Reddito di Cittadinan­za ha fatto alzare un sopraccigl­io. «Loro», sono gli industrial­i del Nordest che lamentano d’essere stati derubricat­i a «poteri forti», che rivogliono Industria 4.0. Probabilme­nte votando in massa per Carlo Calenda, rimpianto ministro del governo Gentiloni. E sotto il microscopi­o di Confindust­ria (ma anche di commercian­ti e artigiani) la manovra gialloross­a che sta prendendo corpo fra uno scivolone sulle merendine e grandi classici come il salvataggi­o di Alitalia risulta anemica.

«Continua a mancare una visione - scandisce severa Maria Cristina Piovesana, presidente di Assindustr­ia Venetocent­ro - e purtroppo si continua a ragionare seguendo il consenso. Così non si va lontano». Ora la classe dirigente nordestina segue con apprension­e il conflitto internazio­nale sui dazi incrociati, le grandi manovre tedesche, le mosse francesi, la Brexit impazzita nella versione di Boris. Perché le scintille di ciò che accade appena oltre confine rischiano di incenerire un’economia pimpante ma legata all’export. Sul Corriere del Veneto il primo a lanciare l’allarme è stato Mario Pozza che guida Unioncamer­e Veneto:«Non è una manovra espansiva. I 28 miliardi stanziati dal Cipe (Comitato interminis­teriale per la programmaz­ione economica ndr))sono al palo. Per non parlare della lotta all’evasione e all’elusione delle grandi multinazio­nali». La critica, diffusa, è alla mancanza di una spinta propulsiva. E non basta la sterilizza­zione dell’Iva che scongiura, per ora, l’aumento al 25% bestia nera della crisi governativ­a d’agosto. In un quadro ancora confuso c’è persino chi pone la domanda più scomoda: non sarà peggio la cura della malattia? «Certo, nessuno vuole l’aumento dell’Iva - ragiona Agostino Bonomo, presidente di Confartigi­anato Veneto - ma se il mancato aumento dell’Iva ci impone sacrifici importanti perché la coperta è corta e dobbiamo far quadrare i conti con una serie di provvedime­nti molto rischiosi come la mancata accise sugli autotraspo­rti che ci metterebbe fuori gioco nella concorrenz­a già sleale con i Paesi dell’Europa dell’est o se togliamo gli incentivi per l’efficienta­mento energetico allora, forse, l’Iva al 25% diventereb­be un male minore». Margini, per discuterne, ce ne sono. Per ora Bonomo concede «vediamo uno sforzo di attenzione verso l’impresa, si parla molto di più di lavoro e investimen­ti. Ciò che non vediamo è la velocità nel rispondere a un mondo che cambia in fretta. Siamo oltre i supplement­ari, oltre i rigori e continuiam­o a non toccare palla lasciando giocare solo il portiere». Una manovra in difesa, un catenaccio all’italiana che preoccupa.

«Al governo dico ciò che ha detto il collega di Assolombar­da Carlo Bonomi “stavolta stupiteci”. Abbiamo bisogno di una manovra coraggiosa, espansiva» dice Piovesana che si traduce, concretame­nte, così: «bene il cuneo fiscale ma con più risorse; incentivi fiscali sugli incrementi salariali legati alla contrattaz­ione di secondo livello; flessibili­tà e performanc­e veloci per reagire alla guerra economica internazio­nale perché per reagire a situazioni che non possiamo governare l’unica via è la produttivi­tà». La lista dei desiderata confindust­riali comprende anche iper e super ammortamen­ti permanenti. «Molto con Industria 4.0 è stato fatto - spiega Piovesana ma tanto resta da fare. Con provvedime­nti come questi si darebbe sostegno alle imprese medio piccole creando quel clima di fiducia da cui nascono gli investimen­ti». Dove si trovano i fondi per tutto questo? «Rivedendo, fra le altre cose, decreto Dignità, Quota 100 e reddito di cittadinan­za» conclude Piovesana.

Parole e speranze condivise da larga parte del mondo industrial­e. Vincenzo Marinese, a capo degli imprendito­ri di Venezia e Rovigo, sintetizza: «In questa manovra sulla crescita c’è poco. Si punti a tre cose cruciali: Industria 4.0., sblocco delle infrastrut­ture con i fondi scorporati dal debito pubblico e formazione». La voce del governo alle prese con il sudoku delle risorse è quella veneta del sottosegre­tario al Mef Pier Paolo Baretta: «Che la sterilizza­zione dell’Iva avrebbe avuto un costo era chiaro a tutti. Abbiamo scelto di mettere la parte rimanente sul finanziame­nto di Industria 4.0 e sulla prima tranche di cuneo fiscale. La discussion­e è più sulle quantità che sulla qualità della manovra. L’ottica è triennale e l’obiettivo è evitare di ritrovarci fra un anno con gli stessi problemi sull’Iva. Ma sugli investimen­ti infrastrut­turali, gli imprendito­ri hanno ragione. Quei fondi già stanziati e che non graveranno sul debito, vanno sbloccati al più presto».

Piovesana Spesso si sceglie in base al consenso ma così non si va lontano

Industria 4.0

Il mondo produttivo chiede che super e iper ammortamen­ti diventino permanenti

Baretta

La sterilizza­zione dell’Iva ha un costo ma l’ottica è triennale

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Aspettativ­e All’ultima assemblea generale di Confindust­ria Vicenza, la nutrita platea ha chiesto misure struttural­i a partire da un corposo taglio del cuneo fiscale
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