Remuntada del Chievo a Livorno
Sotto per 3-1, vince con la doppietta di Meggiorini e il gol di Segre
Risorgere non è da tutti. Non saprà tirare il collo alle partite, il Chievo, ma nemmeno se le fa sfuggire di mano. Su quella di Livorno ci pianta le zampe come un gatto. Mordendola di un morso ch’è tutta anima. Quell’anima sintonizzata su Marcolini, che, come la squadra sbaglia, poi si corregge, e dalla squadra è infine festeggiato perché un regalo aveva chiesto, il Rosso, per i 44 anni compiuti mercoledì e il regalo, Meggiorini e soci, al Picchi gliel’hanno fortemente voluto fare. Il regalo, la seconda vittoria stagionale, vale 10 punti dopo sette gare e un nono posto che, aspettando i match di oggi, prende a riflettere un po’ di più il lavoro di Veronello. Se sul successo di Venezia c’era l’aiutone della superiorità numerica, sulla briscola di Livorno c’è l’aver ribaltato il tavolo durante la mano più pericolosa. Una disputa, quella in casa amaranto, che il Chievo quasi compromette, regalando all’asse portante di Breda, Porcino Marsura, gli imbarazzi di Pina Nunes, dirottato a sinistra a danno fatto quindi inevitabilmente sostituito, e in seguito ricuce sistemandosi sul 4-4-2, innestando un Vignato rigenerante, accendendosi della cattiveria lasciata negli spogliatoi sul fischio d’inizio.
Cronaca spiccia: 3 a 1 per il Livorno nei primi 45’ stagionali di sbandamento gialloblù, 3 a 0 per il Chievo in una ripresa improntata a quel dominio del campo già visto in tante altre partite. Vanno a referto le punte, un Pucciarelli cinico, generoso e insensato (l’espulsione finale) ma soprattutto un Meggiorini trascinante che, a gioia fresca, mantiene la lucidità per dosare bastone e carota: «Il primo tempo l’abbiamo buttato via e non possiamo complicarci così tanto la vita. Nella ripresa s’è visto il vero Chievo. L’abbraccio del gruppo a Marcolini? Era doveroso, ci sta insegnando tanto, lavoriamo benissimo e abbiamo tutti voglia di restituirgli qualcosa».
Il Chievo, all’Ardenza, restituisce a se stesso qualcosa di più dei tre punti. Se ogni esultanza reca un messaggio, questa dice che il Chievo è autorizzato a sentirsi forte. Pur dentro i suoi parecchi limiti strutturali, chiaro, fra giovani che devono imparare e senatori a rischio usura.
La pattuglia green, in Toscana, trova in Segre (foto LaPresse) un protagonista nel tamponare (ci va lui su Marsura dopo i disastri di Pina Nunes) e nello spingere (oltre al sigillo decisivo, qualche inserimento dei suoi), in Esposito un playmaker che detta il ritmo giusto per alzare il baricentro, in Vignato una bussola per stancare il Livorno in pressing e farlo rinculare a protezione dell’area (nella notte tra giovedì e venerdì il gioiellino era stato poco bene). Del reparto/senatori, semmai, preoccupa adesso la condizione. Quella di Djordjevic, in crescita, dentro i giochi, che si blocca per un guaio muscolare e in settimana andrà di accertamenti. Quella di Obi, che lascia quasi subito per l’ennesimo risentimento e finché convivrà con le ricadute sarà sempre un tassello precario: scenario peraltro cupo per una mediana baby dove le alternative fidate non abbondano, tanto che ieri in panchina, indisponibili Giaccherini e Garritano, sedevano giusto gli ex Under 19 Karamoko e Bertagnoli. Eventuali brutte notizie d’infermeria, dunque, potrebbero sporcare il bel gusto dell’acuto del Picchi. Rovinarlo, quello no. Se il ventunenne Semper trova la chiave per allargare le spalle tra i pali, il Chievo, in una B dove gli avversari sanno spegnersi di colpo, ha tutto per diventare una concorrente più sicura di sé.