«Maschio Gaspardo punta su India, Usa e Sud Africa»
Mirco Maschio e l’intesa sul debito: «Piani sostenibili»
Passa per l’estero, tra Stati Uniti, India e Sud Africa la scommessa di Maschio Gaspardo. Ne è convinto Mirco Maschio, presidente dell’azienda padovana delle macchine agricole, 336 milioni di euro di ricavi nel 2018, all’indomani della decisiva firma dell’intesa con 21 banche, che, dopo una trattativa andata avanti da fine 2018, hanno rifinanziato il debito bancario per 140 milioni, di cui 70 a breve. Risultato tutt’altro che scontato solo qualche mese fa. Quando si era profilato anche lo spettro della cessione dei crediti ai fondi d’investimento di ristrutturazione (a partire da Dea Capital), che avrebbero potuto di lì prendersi l’azienda. E ciò nonostante il piano che dal 2015 ha ridotto i debiti, scesi in quattro anni da 240 a 183 milioni, e l’impegno delle finanziarie regionali Friulia e Veneto Sviluppo, e di Finest in Romania, per sostenere l’operazione con un aumento di capitale da 20 milioni. Adesso si gira pagina. Sapendo però che anche il
nuovo capitolo da scrivere non è meno impegnativo.
Presidente Maschio, qual è ora l’ulteriore piano di sviluppo? E potete far più di quanto già fatto fin qui?
«L’operazione è legata allo sviluppo sui mercati esteri. Dobbiamo seguire i trend dell’agricoltura di precisione, dove abbiamo innovazioni uniche. Penso alla seminatrice presentata a Parigi che raddoppia la velocità, riducendo costi di sementi e concimi nel segno della
sostenibilità. Le nostre lineeguida dovranno essere tecnologia, innovazione, elettronica e design». Vi giocate il tutto per tutto
«Con mio fratello Andrea sentiamo in pieno la responsabilità di condurre un’azienda importante, con i suoi duemila dipendenti, insediata sul territorio e frutto di cinquant’anni di storia e sacrifici di mio padre e mio zio». E il piano industriale?
«Il programma ‘19-’22 si basa sull’aumento dei margini e la stabilizzazione patrimoniale. L’intervento di Friulia, Veneto Sviluppo e Finest è segnale determinante. Investimenti ne abbiamo già fatti negli anni passati acquisendo aziende e prodotti. Dobbiamo continuare lo sforzo di efficienza e posizionarci sui mercati in linea con i nostri livelli di tecnologia e innovazione». Il rilancio parte però in una fase di mercato difficile, con tanto di cassa integrazione. «In questi due anni abbiamo fatto i conti con la svalutazione
della lira turca e gli effetti di Brexit e dei dazi americani. Ma dopo questo accordo abbiamo più forza per affrontare i mercati esteri. E in alcuni possiamo fare di più». Ad esempio?
«Negli Usa possiamo crescere ancora molto; abbiamo chiuso da poco un’intesa di fornitura con John Deere. Lo stesso abbiamo fatto in India con Mahindra per quel mercato. E poi abbiamo creato la filiale in Sud Africa, che vediamo tra le aree dove di più può crescere la meccanizzazione agricola». Avete già convocato l’assemblea soci per l’ingresso delle finanziarie regionali? «Siamo molto vicini a chiudere anche questo capitolo». Senta, ma alla fine come avete convinto le banche?
«Con i risultati del rafforzamento della struttura e della riduzione dei debiti. In 4 anni siamo riusciti in autonomia a restituire 100 milioni tra prestiti e interessi. Credo che abbiamo presentato un piano industriale sostenibile». Dopo l’accordo cambierà qualcosa al vertice?
«Abbiamo lavorato molto sulla governance, approntando un cda ben diverso dal passato. E il piano industriale porta la firma dell’amministratore delegato Luigi De Puppi. Che lo sta portando avanti».
L’accordo
In quattro anni abbiamo restituito cento milioni tra capitale e interessi
Il vertice Abbiamo lavorato sul cda Il nuovo piano lo porterà avanti De Puppi